2025-09-09
L’archistar Boeri esalta il Leonka: «Milano nasce dalle occupazioni»
Stefano Boeri (Imagoeconomica)
Mr Bosco verticale sminuisce l’inchiesta: «Chat montate ad arte, non toccavo palla».Il nome di Stefano Boeri evoca da anni il «modello Milano»: architettura internazionale, verde verticale, grandi operazioni immobiliari che hanno ridisegnato la città. Architetto, ex assessore, professore del Politecnico, presidente della Triennale, volto globale della green architecture. Quando sceglie di rompere il silenzio, l’archistar o decide di scrivere sui social, come a fine luglio, oppure va su Repubblica - giornale dove il fratello Tito firma da editorialista - a cui ha concesso la seconda intervista in due mesi. E lì che si presenta come narratore urbano e difensore del modello Milano: città «che cuce gli opposti», Armani, Leoncavallo e il Piccolo Teatro nato da un’occupazione. Un architetto che non è «cementificatore», che non ha «toccato palla», che viene dipinto come vittima di intercettazioni decontestualizzate.La vera questione è tutta qui: Boeri dice una cosa, le carte ne raccontano un’altra. La retorica della rigenerazione si scontra con gli effetti concreti: cubature aumentate, torri al posto del verde, progetti affidati senza concorsi trasparenti. Il discorso sulla Milano che cuce gli opposti si infrange con la realtà di relazioni privilegiate, dove il canale diretto con il sindaco pesa più delle procedure. Le inchieste della Procura raccontano un sistema stabile e ripetitivo, dove gli stessi studi compaiono in giurie e concorsi, nelle commissioni e negli incarichi, dentro una rete che concentra potere e influenza. Per di più i numeri dello studio dicono altro: 6,4 milioni di fatturato nel 2023, con utili moltiplicati per sei in pochi anni. Non i conti di un giocatore in panchina, ma di chi ha giocato titolare e segnato parecchi gol. La commissione, in teoria, è organo tecnico terzo. Ma Boeri non solo scriveva al sindaco Sala - chiedendo attenzione sulle bocciature -, scriveva anche ai membri stessi. In particolare a Giuseppe Marinoni, allora presidente, oggi indagato per corruzione e al centro dell’inchiesta. E soprattutto ci sono le chat. All’ex presidente Marinoni, dopo la bocciatura di due progetti, scriveva: «C’è un problema nei miei confronti? Avete bocciato sia Torre Botanica che Matteotti». Rivendica nell’intervista di aver segnalato «funzioni improprie» della commissione. Il problema non è se avesse ragione o torto, ma il fatto che un architetto con progetti sottoposti a valutazione non può trasformarsi in giudice dell’organo chiamato a decidere. Liquida le intercettazioni quasi con un’alzata di spalle: «Montate ad arte». Ritornello noto, ma poco convincente: le carte dell’inchiesta trascrivono chat senza bisogno di regie occulte. Se Boeri avesse indicato il «taglio» sospetto, forse avrebbe guadagnato credibilità. Invece si limita al generico, proprio mentre i pm parlano di un «sistema» che trattava il Comune come un ufficio privato. Il caso più emblematico resta il messaggio al sindaco: «Prendilo come warning». Tre parole secche, dopo la bocciatura del Pirellino. Per Boeri un avviso legittimo, per i pm una pressione indebita. Neppure qui spiega però perché mai un architetto con progetti in ballo debba ergersi a vigile urbano dei funzionari comunali. Nell’intervista, il patron di Coima Manfredi Catella, da anni compagno di progetti, viene ridotto a un inciso sui manifestanti del Pirellino. Nessuna parola sulle chat. Ancora più sorprendente il silenzio su Bosconavigli: a fine settembre si apre il processo, con accuse di lottizzazione abusiva e 5,5 milioni di danno stimato per il Comune. Allo stesso tempo, si attende la decisione sul possibile rinvio a giudizio per il concorso Beic, la Biblioteca europea. Boeri difende i centri sociali, ricorda che il Piccolo nacque da un’occupazione e conclude che Milano è questa: una città che trasforma conflitti in convivenze. Detto da chi è sotto processo per un condominio di lusso sul Naviglio suona come un assist involontario: se davvero l’occupazione è seme di cultura, allora perché non occupare direttamente i suoi progetti? Immaginate il Bosco verticale invaso da studenti e precari, assemblee in terrazza e orti autogestiti. C’è poi un’altra contraddizione: Boeri resta presidente della Triennale. Dichiara di non aver «toccato palla», ma continua a sedere in una delle poltrone più prestigiose del Paese.
Ecco #DimmiLaVerità del 9 settembre 2025. Il deputato di Azione Fabrizio Benzinai commenta l'attacco di Israele a Doha, la vicenda di Flotilla e chiede sanzioni nei confronti dei ministri di Israele.