
Gabriella Giammanco (Fi) ha presentato un emendamento per togliere il reddito di cittadinanza a chi ancora sta scontando la pena per i crimini commessi. Dem e 5 stelle l'hanno bocciato, perdendo l'occasione di rimediare allo scandalo rivelato dalla Verità.A parte l'arrivo della Plastic tax e il via libera stile Disneyland ai monopattini a motore sui marciapiedi, la manovra del governo Conte bis è conservativa, nel senso che tende a conservare i diritti evidentemente inalienabili. Come lo stipendio di Stato ai terroristi. «Nessuno tocchi l'assegno di Caino» sembra un imperativo dell'esecutivo delle quattro sinistre (come lo definisce Silvio Berlusconi con una metafora da pizzeria), che chiude la legge finanziaria senza neppure provare a emendare uno degli scandali più paradossali degli ultimi anni: il reddito di cittadinanza ai brigatisti.Così Federica Saraceni, condannata a 21 anni e mezzo per l'omicidio del giuslavorista Massimo D'Antona e ora agli arresti domiciliari, continuerà a percepire i 623 euro al mese perché, come precisa l'INPS, ne ha i requisiti. Ed è quindi affiancabile alle migliaia di cittadini in stato di povertà che necessitano di un aiuto per provare a reinserirsi nel mondo del lavoro. Quando La Verità aveva scoperto il caso, il presidente dell'ente erogatore, Pasquale Tridico, era stato chiaro: «Lei ha i requisiti reddituali, patrimoniali e occupazionali che competono a noi». Come a dire, se volete toglierglielo dovete farlo per legge.Non sarà così e non certo per distrazione o trascuratezza da parte di Movimento 5 stelle e Pd. All'inizio di dicembre Gabriella Giammanco, vicepresidente del gruppo di Forza Italia al Senato, aveva presentato un emendamento alla legge di Bilancio con il quale chiedeva proprio l'azzeramento del privilegio, allargando la norma anche ai condannati per omicidio, atti di pedofilia, violenza sessuale. Bocciato, sciolto nell'acido. «Il reddito di cittadinanza è una misura che fa acqua da tutte le parti, come i casi di cronaca hanno dimostrato», spiega la parlamentare. «Tra tutte le falle credo che la più ingiusta e assurda sia quella che consente ai terroristi di percepirlo mentre stanno ancora scontando la pena. Per questo ho firmato l'emendamento, ma la maggioranza lo ha respinto in commissione ed ora dovrà spiegarlo agli italiani». Per la verità il governo non si è limitato a rigettarlo, ma ha fatto la morale a Giammanco. Il 3 dicembre una fonte del Pd diceva all'Ansa: «L'emendamento non è stato ancora nemmeno discusso in commissione Bilancio al Senato perché non era fra quelli segnalati dagli azzurri. Non è quindi chiaro a cosa si riferisca lei quando dice che è stato respinto». Trascorsi dieci giorni senza che nulla sia stato modificato, la parola respinto torna ad assumere il suo significato più pieno. E gli ex terroristi possono brindare al pericolo scampato. Non solo la Saraceni, ma anche Raimondo Etro, condannato per aver fatto parte dell'organizzazione del sequestro di Aldo Moro, e Massimiliano Gaeta, che faceva parte delle nuove Br. Dopo la scoperta del regalo di Stato e le successive polemiche, Etro disse: «Se me lo tolgono torno a fare rapine. Spiace ai parenti delle vittime? Sono fatti loro».Lo sprezzante moto d'orgoglio è al tempo stesso squallido e legittimo. Loro, gli ex terroristi, da questa vicenda non possono che uscire rinfrancati. Un tempo combattevano per colpire il cuore dello Stato, oggi scoprono che il cuore dello Stato combatte per mantenere i loro privilegi. La senatrice Giammanco non può che scuotere il capo: «La bocciatura dell'emendamento è surreale, considerato anche il fatto che avrebbe comportato un risparmio per le casse dello Stato, che sarebbe andato al fondo per le politiche attive del lavoro. Una scelta simbolica ma anche etica, un aiuto concreto ai tanti lavoratori disoccupati che non cercano elemosine, ma un lavoro vero». Il tema non interessa, va bene così, oppure Luigi Di Maio, Nicola Zingaretti e Matteo Renzi ritengono che la conferma del cadeau consenta loro di mettersi a posto la coscienza con la parola garantismo. Emanuele Fiano è troppo impegnato a inseguire fascisti su Marte per cogliere la delicatezza della scelta di campo. Gli intellettuali alla Erri De Luca non pervenuti, anche perché se avessero potuto avrebbero firmato per un vitalizio più consistente. A livello politico stupisce la posizione del Movimento 5 stelle, che avrebbe tutto l'interesse a correggere le malformazioni della legge sulla quale ha fondato finora la propria esistenza in vita. E perfino di più lascia esterrefatti il silenzio del Pd, in prima linea h24 contro le presunte violenze altrui. Dopo le rivelazioni da parte dei media, fu l'ex ministro Marianna Madia a definire la posizione del partito, e lo fece con parole non equivocabili scritte su Twitter. «Il caso della brigatista Saraceni che può percepire il reddito di cittadinanza rende chiaro che la norma è sbagliata e su questo punto bisogna intervenire. Ho presentato un'interrogazione sul caso». Sarà finita nello stesso cestino dell'emendamento. Tutti inneggiano alle donne, ma nessuno le ascolta.
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