2021-05-15
Il Papa ricorda che senza figli non c’è popolo
Papa Francesco e Mario Draghi (Ansa)
Francesco con Mario Draghi agli Stati generali della natalità, in un 2021 che vedrà i nati fermarsi sotto il record negativo di 400.000 unità. «Fa tristezza vedere delle madri vergognarsi del pancione e nasconderlo». Ma è mancata una sferzata sull'offensiva del gender.Nel 2021 ci avviamo a superare quella sottile linea rossa tracciata con il livello più basso di nati in Italia, quei 400.000 bambini che hanno vista la luce nel 2020. Non è solo questione di pandemia, l'inverno demografico nel Belpaese è la più drammatica crisi ambientale che morde il futuro del popolo italiano. Non c'è gas serra che tenga, «per il domani», sottolinea il presidente dell'Istat Gian Carlo Blangiardo, «ci sono tre possibilità: una ottimistica, una intermedia e l'altra pessimistica. Noi ci stiamo incamminando nel percorso più pessimistico con 350.000 nati in un paese di 60 milioni di abitanti».Papa Francesco, intervenuto ieri per un saluto agli Stati generali della natalità, dimostra di conoscere come stanno le cose e dal palco ha affermato senza mezzi termini che quello italiano è «un inverno demografico ancora freddo e buio». Per questo il Papa ha concluso il suo discorso dicendo che «senza natalità non c'è futuro», uno slogan condivisibile, ma che poi deve trovare concretezza in politiche reali, che conducano verso una transizione ecologica diversa dal green new deal tanto strombazzato, quella capace di difendere l'ecologia umana della famiglia.Dal palco della manifestazione promossa dal Forum delle Associazioni familiari della Cei, il Papa parla davanti al premier Mario Draghi e il presidente del Forum Gigi De Palo. Il ringraziamento del pontefice per «l'assegno, definito unico universale, per ogni figlio che nasce», è un omaggio a una politica concreta per cui si è battuto il presidente De Palo, anche se i tempi previsti per il suo varo potrebbero subire qualche intoppo. Draghi ieri ha rassicurato che «la trasformazione epocale» rappresentata da questo assegno dal prossimo luglio «entrerà in vigore per i lavoratori autonomi e i disoccupati», nel 2022 partirà poi per tutti gli altri. Per Francesco «sono indispensabili una politica, un'economia, un'informazione e una cultura che promuovano coraggiosamente la natalità», questa la sintesi della riflessione del Papa. «Che cosa ci attrae, la famiglia o il fatturato? Ci dev'essere il coraggio di scegliere che cosa viene prima, perché lì si legherà il cuore», dice papa Bergoglio, facendo intendere che una certa cultura individualista ha da tempo contribuito in maniera pesante a svuotare le culle. Quello stesso individualismo che poi per altre vie arriva a pensare di ottenere anche ciò che non è possibile, come si vede rappresentato nell'ultima copertina del settimanale l'Espresso, in cui campeggia un uomo incinto con un improbabile dicitura «la diversità è ricchezza». Se l'individualismo arriva fin qui, passando prima per utero in affitto e altre tecnologie che riducono la natura a mera materia a disposizione, non basteranno milioni di assegni per vincere la sfida del disastro ecologico della denatalità.Il Papa è rattristato dalla «donne che sul lavoro vengono scoraggiate ad avere figli o devono nascondere la pancia. Com'è possibile che una donna debba provare vergogna per il dono più bello che la vita può offrire? Non la donna, ma la società deve vergognarsi, perché una società che non accoglie la vita smette di vivere». Non sono le chiacchiere a far rinascere un popolo, ma, dice Francesco, «i figli sono la speranza che fa rinascere un popolo!». Di fronte a un parterre che comprende appunto il premier Draghi, e tra gli altri, il ministro per la delle Pari opportunità e la famiglia, la renziana Elena Bonetti, il sindaco di Roma, Virginia Raggi, il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, manca forse un affondo importante a quella cultura che ha prodotto questa situazione. Quell'onda lunga che dagli anni Sessanta ha progressivamente ridotto l'affettività a un affare privato, mentre la società per invertire questo inverno demografico dovrebbe favorire quell'agenzia di formazione del capitale sociale che è la famiglia fondata sull'unione tra un uomo e una donna. Se, come dice Draghi, «un'Italia senza figli non ha posto nel futuro», ci sono delle scelte da fare con delle precise priorità, magari cominciando a favorire quello che ieri il Papa ha definito come «il dono della vita» contro a una diffusa mentalità contraccettiva e abortista.«Occorrono politiche familiari», ha detto ieri Francesco, «di ampio respiro: non basate sulla ricerca del consenso immediato, ma sulla crescita del bene comune a lungo termine». In questo ovviamente rientra anche la scuola, che «non può essere una fabbrica di nozioni da riversare sugli individui; dev'essere il tempo privilegiato per l'incontro e la crescita umana». In questo contesto la cosa da fare per promuovere la crescita umana e una cultura della famiglia dovrebbe essere quella di favorire un'antropologia chiara che prenda le distanze, come scritto nel documento Vaticano sul gender del 2019, da un'ideologia che «induce progetti educativi e orientamenti legislativi che promuovono un'identità personale e un'intimità affettiva radicalmente svincolate dalla diversità biologica fra maschio e femmina».«A volte», ha concluso Francesco, «vi sembrerà di gridare nel deserto, di lottare contro i mulini a vento. Ma andate avanti, non arrendetevi, perché è bello sognare, sognare il bene e costruire il futuro. E senza natalità non c'è futuro».