
Il «monaco» laico Enzo Bianchi, guru dei cattolici progressisti, è stato allontanato dalla Comunità di Bose di cui è fondatore. Gran fustigatore del clericalismo, è sotto accusa per il suo «esercizio dell'autorità». Il provvedimento approvato da Francesco.Il fustigatore del clericalismo, il cantore dell'amore, il predicatore dell'obbedienza che prende esempio dalla kénosi di Gesù, alla fine deve lasciare la sua Comunità di Bose. Per «una situazione tesa e problematica» circa «l'esercizio dell'autorità del fondatore, la gestione del governo e il clima fraterno».Lo rende noto la stessa Comunità attraverso una nota che ieri è stata rilanciata da Vatican news, il portale Web ufficiale della Santa sede. Il siluramento di Enzo Bianchi avviene a seguito di una indagine vaticana che è stata condotta l'anno scorso da tre ispettori, padre León Arboleda Tamayo, abate benedettino, padre Amedeo Cencini, psicologo, psicoterapeuta e consultore vaticano, e madre Anne-Emmanuelle Devéche, abbadessa di Blauvac (Francia). Quest'ultima era già stata impegnata in un'altra indagine vaticana a Bose, condotta alla chetichella nel 2014; anche in quel caso le conclusioni evidenziarono, tra l'altro, la richiesta che «l'esercizio delle diverse autorità in comunità non sia autoritario ma trasparente e sinodale».Cardinale mancatoEnzo Bianchi, 77 anni, plurisaggista e plurieditorialista, per un decreto del 13 maggio 2020 a firma del cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, approvato specificamente da papa Francesco, dovrà ora «separarsi dalla Comunità monastica di Bose e trasferirsi in altro luogo, decadendo da tutti gli incarichi attualmente detenuti». Con lui anche alcuni fedelissimi, fratel Goffredo Boselli, fratel Lino Breda e suor Antonella Casiraghi.La vicenda del ragioner Bianchi - il «monaco», infatti, non è sacerdote - ha inizio nel 1965 quando, finiti gli studi in Economia e commercio all'Università di Torino, si ritira in una cascina a Bose, frazione di Magnano (Biella) e qui fonda appunto una comunità monastica ecumenica. Discepolo dello spirito del Concilio Vaticano II, il ragionier Enzo mette insieme un gruppo misto, maschile e femminile, interconfessionale, con momenti di vita comune, novità senza precedenti nel monachesimo. La comunità in ogni modo, nonostante l'eco mediatica di cui gode, resta sempre una «associazione privata di fedeli», approvata come tale nel 2001 dalla periferica diocesi di Biella. La sua interconfessionalità comunque preoccupa solo alcune anime della Chiesa, il Bianchi nel 2014 è nominato da papa Francesco consultore del Pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani e per un certo periodo si è perfino vociferato di una sua possibile nomina cardinalizia. presenzialismo spintoBianchi ha guidato la sua comunità fino al 2017, quando ha lasciato le redini al successore, fratel Luciano Manicardi, e qui i problemi di «esercizio di autorità del fondatore, gestione del governo e clima fraterno» devono essersi acuiti. Fino a sfociare nel siluramento approvato dal Papa. La decisione per Francesco si dice sia stata sofferta, vista la stima che ha più volte dimostrato nei confronti del Bianchi, ma i fatti devono aver fatto arrabbiare parecchio Bergoglio, toccando uno dei suoi punti più sensibili. Probabilmente sono in ballo il tanto odiato clericalismo, che Francesco anatematizza senza posa, e il conseguente abuso di potere. Se così fosse, assisteremmo al più classico caso di eterogenesi dei fini, visto che proprio il Bianchi si è sempre distinto per essere uno dei principali critici dell'autoritarismo della Chiesa.«Biblista», pubblicista e profeta del cattolicesimo progressista italiano, Enzo Bianchi vanta una sterminata produzione da editorialista, passando da Repubblica, La Stampa, Il Sole 24 ore, Avvenire e Famiglia cristiana. Una oceanica produzione di libri la sua, al punto che qualcuno si è chiesto se ci fosse qualche ghost writer in servizio permanente attivo. Prezzemolino in varie diocesi, dove molti vescovi lo hanno sempre invitato mettendosi plaudenti ad ascoltare le sue prediche, così come risulta citatissimo da taluni parroci nelle omelie domenicali. Il cardinale Carlo Maria Martini amava citare spesso il ragioner Bianchi, come citava spesso don Giuseppe Dossetti, di cui proprio fratel Enzo nel 1982 fu immediato successore alla presidenza dell'Associazione per le scienze religiose di Bologna, il più influente centro studi al mondo in materia di «spirito del Concilio». Presente in una pletora di comitati scientifici, Bianchi fa tutt'ora parte del consiglio di amministrazione della Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII in qualità di «membro a vita». Le pillole «social»La sua comunità è cresciuta con affiliazioni a Gerusalemme, Assisi, Ostuni, Cellole di San Gimignano e Civitella San Paolo, in un crescendo wagneriano apparentemente inarrestabile, come il cinguettio social di Bianchi che da Twitter dispensa a profusione caramelle spirituali. Pastiglie per lo più zuccherose buone per tutte le stagioni, ma l'ultima ha un retrogusto amarognolo, sebbene sempre in stile sentimental: «Anche quando le cose che abbiamo realizzato finiranno l'amore resterà come loro traccia indelebile». Poco importa che alcuni teologi abbiano segnalato suoi sfondoni in materia di dottrina e sulla morale cattolica, il ragionier Bianchi ha imperversato nella cultura cattolica italiana à la page e anche in quella atea. L'allontanamento da Bose ha le sembianze di un tregenda, non solo per la Comunità, ma per tutto il bel mondo della fede light e della Chiesa light.
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