2018-08-26
Il Papa in Irlanda: «Sulla pedofilia abbiamo fallito»
Francesco nel Paese ferito dagli abusi: «Crimini ripugnanti, provo vergogna».A Dublino, davanti a mille persone, il religioso arcobaleno ribalta l'insegnamento della Chiesa. Per il prete «Dio crea persone gay» e la mancanza di scelta cancella il peccato. Il vero problema? I «sacerdoti omofobi». Ignorata dalle gerarchie la protesta dei fedeli.Lo speciale contiene due articoliL'Airbus A320 dell'Alitalia con a bordo il Pontefice è atterrato ieri a Dublino alle 10.30 ora locale, il viaggio per il meeting mondiale delle famiglie si concluderà oggi con il ritorno a Roma previsto verso le 23. Ieri la prima intensa giornata dove il Papa ha parlato alle autorità, i rappresentanti della società civile e i membri del corpo diplomatico. In questo incontro Francesco ha parlato degli abusi, un dramma che ha colpito in modo forte anche l'Irlanda. «Il fallimento delle autorità ecclesiastiche - vescovi, superiori religiosi, sacerdoti e altri - nell'affrontare adeguatamente questi crimini ripugnanti ha giustamente suscitato indignazione e rimane causa di sofferenza e di vergogna per la comunità cattolica».Ha ricordato poi la lettera che Benedetto XVI scrisse nel 2010 ai cattolici d'Irlanda per invitarli a reagire senza fare sconti e quindi ha ricordato quella che lui stesso ha pubblicato qualche giorno fa. «Più recentemente, in una lettera al popolo di Dio», ha detto, «io ho ribadito l'impegno a eliminare questo flagello nella Chiesa. Ad ogni costo morale e di sofferenza». Il Papa ha parlato dopo il primo ministro, Leo Varadkar, che ha espressamente ricordato al Papa che «le ferite sono ancora aperte e c'è molto da fare per ottenere giustizia, verità e guarigione per le vittime e i sopravvissuti. Santo Padre, io le chiedo di usare il suo ufficio e la sua influenza per assicurare che questo sia fatto qui in Irlanda e in tutto il mondo».Il Papa era arrivato al castello di Dublino dopo aver fatto visita al presidente della Repubblica d'Irlanda, Michael D. Higgins, e aver piantato un albero nel giardino della residenza, come aveva fatto Giovanni Paolo II nel 1979, l'altro Papa che aveva toccato il suolo irlandese. Rispetto al Paese che aveva incontrato il Papa polacco, Francesco si trova in un'Irlanda secolarizzata dove i referendum su matrimonio omosessuale e pro aborto hanno visto vincere i favorevoli. «Non occorre essere profeti», ha detto Francesco alle autorità, «per accorgersi delle difficoltà che le famiglie affrontano nella società odierna in rapida evoluzione o per preoccuparsi degli effetti che il dissesto del matrimonio e della vita familiare inevitabilmente comporteranno, ad ogni livello, per il futuro delle nostre comunità. La famiglia è il collante della società; il suo bene non può essere dato per scontato, ma va promosso e tutelato con ogni mezzo appropriato».Nel pomeriggio di ieri si è recato nella Procattedrale di Santa Maria dove ha ascoltato la testimonianza di due nonni e di due giovani coppie di sposi. «Tra tutte le forme dell'umana fecondità», ha detto, «il matrimonio è unico. È un amore che dà origine a una nuova vita. Implica la mutua responsabilità nel trasmettere il dono divino della vita e offre un ambiente stabile nel quale la nuova vita può crescere e fiorire. Il matrimonio nella Chiesa, cioè il sacramento del matrimonio, partecipa in modo speciale al mistero dell'amore eterno di Dio». Insomma, come disse nel giugno scorso ai delegati del Forum della famiglie italiano, «la famiglia immagine di Dio è una sola, quella tra uomo e donna».Durante il volo che lo ha condotto a Dublino il Papa ha mandato anche il consueto telegramma al presidente Sergio Mattarella invocando proprio sulla «nazione italiana… copiosi doni di lungimiranza e sapienza per continuare ad apprezzare e custodire il valore del matrimonio e della famiglia». La giornata di ieri si è conclusa con la grande festa delle famiglie nello stadio Croke Park.Lorenzo Bertocchi<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-papa-in-irlanda-sulla-pedofilia-abbiamo-fallito-2598995541.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-gesuita-martin-sdogana-il-catechismo-lgbt" data-post-id="2598995541" data-published-at="1758157100" data-use-pagination="False"> Il gesuita Martin sdogana il catechismo Lgbt Il viaggio di papa Francesco in Irlanda, che si concluderà domani, è probabilmente il più difficile del suo pontificato. L'appuntamento del meeting mondiale delle famiglie avviene, infatti, dopo che lo scandalo abusi sessuali del clero è scoppiato in modo devastante. La questione bollente riguarda il dibattito che è seguito alle tremende rivelazioni del rapporto rilasciato una decina di giorni fa dal Gran giurì di Pennsylvania, dove si mette a fuoco un periodo di 70 anni in cui ben 300 sacerdoti avrebbero brutalmente abusato di oltre 1.000 tra bambini e adolescenti, oltre ad abusi perpetrati anche su seminaristi adulti. Poi ci sono i fatti di abuso che vengono imputati direttamente all'ex cardinale Theodore McCarrick, arcivescovo emerito di Washington, e altri correlati a possibili inadempienze dei cardinali Oscar Maradiaga (Honduras), Donald Wuerl (Washington), i cileni Riccardo Ezzati e Francisco Javier Errazuriz, solo per citarne alcuni. La lettera al popolo di Dio che il Papa ha pubblicato qualche giorno fa per dare una risposta a questa crisi, mette in evidenza il problema del clericalismo come causa del sistema di abusi e coperture, una sorta di prepotenza autoritativa che favorirebbe il clima per i delitti. È chiaro che questa è una possibilità, ma ci sono vescovi e osservatori di tutto il mondo che rilevano come si debba mettere in conto anche un problema omosessualità nella Chiesa, in particolare a riguardo della vita nei seminari (ci sono indagini aperte a Boston e Filadelfia). Non è solo una questione di accenti diversi, perché sia il rapporto della Pennsylvania, sia quello redatto nel 2004 dal John Jay College, indicano che la stragrande maggioranza dei casi di abuso avviene nei confronti di adolescenti e quindi, dicono gli esperti, si tratta tecnicamente di efebofilia, più che di pedofilia in senso stretto. E l'efebofilia ha a che fare con la pulsione omosessuale, per la quale il Papa stesso nel maggio scorso disse che bisogna vigilare per non far entrare nei seminari persone con tendenza omosessuale radicata, riprendendo peraltro una direttiva in vigore da tempo nella Chiesa e confermata dallo stesso Francesco. Su questo dibattito si inserisce a gamba tesa l'intervento che il gesuita padre James Martin ha tenuto giovedì proprio a Dublino, in un panel del meeting per la famiglia. Il religioso «arcobaleno» è, tra l'altro, l'autore di uno dei libri più discussi nella vita recente della Chiesa, un testo in cui il prete statunitense indica la necessità di aprire ponti al mondo Lgbt (negli Stati Uniti una prefazione l'ha scritta il prefetto del dicastero laici, famiglia e vita, cardinale Kevin Farrell). Martin dichiara di non voler cambiare l'insegnamento della Chiesa sulla omosessualità, ma nel frattempo, davanti ai mille che lo ascoltavano a Dublino, dice che queste persone «non scelgono il loro orientamento… Voi non scegliete il vostro orientamento o la vostra identità di genere più di quanto non scegliate di essere mancini. Non è una scelta. E non è una dipendenza. Quindi, non è un peccato essere semplicemente Lgbt». In questo modo aggira l'ostacolo e riprende una versione del catechismo del 1992, poi modificata nel 1997 nella versione normativa in cui scompare proprio il riferimento al fatto che «costoro non scelgono la loro condizione omosessuale». In questo senso Martin ha anche ribadito un concetto a lui caro, recentemente ripetuto in un'intervista rilasciata ad Avvenire, e cioè che non si possono ridurre le persone Lgbt alla loro sessualità «esattamente come le coppie sposate sono più della loro vita sessuale». È ovvio che le persone hanno una dignità intrinseca che non va giudicata dal basso ventre, ma viene da domandarsi se per il religioso Martin il sesso eterosessuale e quello omosessuale siano effettivamente sullo stesso piano. Peraltro, Martin a Dublino ha sempre parlato di «persone Lgbt» come se Dio creasse direttamente uomini e donne gay, lesbiche o transgender. Inoltre, ha invitato a fare attenzione ai preti «omofobi» quelli per cui «forse (le persone Lgbt) non hanno mai sentito il termine “gay" o “lesbica" espresso in modo positivo o anche neutrale». Non sono bastate quasi 16.000 firme raccolte da diverse associazioni cattoliche per chiedere di non far parlare il gesuita Martin a Dublino. Queste associazioni ritengono che nella sua pastorale Martin consideri le inclinazioni omosessuali non «intrinsecamente disordinate» come, invece, fa il catechismo sulla base della scrittura e della tradizione. In alcuni siti statunitensi si legge che padre Martin sosterebbe che gli uomini gay debbano baciarsi durante il segno della pace a messa, e dice che un cattolico che frequentasse un «matrimonio» omosessuale è come se frequentasse un matrimonio ebraico. «Difendeteli. Siate profetici», ha detto a Dublino rivolgendosi ai partecipanti al suo incontro. È chiaro che per Martin l'omosessualità non deve essere un problema, andando oltre il rispetto e l'accoglienza che si devono a tutte le persone. Un sacerdote statunitense, monsignor Charles Pope, decano e pastore nell'arcidiocesi di Washington, è intervenuto nel dibattito sul National catholic register e ha messo il dito nella piaga. «I seminari e il sacerdozio non sono luoghi adatti per coloro che hanno una profonda attrazione per le persone dello stesso sesso. Non ci vuole una laurea in antropologia o psicologia per capire questo. Mettere un uomo con un'attrazione per persone dello stesso sesso in un seminario non è più consigliabile che mettere un uomo eterosessuale in un dormitorio femminile, dove condivide le docce e gli spazi con le donne. Un uomo con attrazione omosessuale si troverà ad affrontare tentazioni in tutti i contesti maschili che metterebbero alla prova i più forti. A questo si aggiunga la possibilità che ci siano (nei seminari) altri uomini con attrazione omosessuale e in breve tempo si instaurerà una sottocultura dove le tentazioni sono feroci, e presto emergeranno compromessi e legami. Ed è ciò che abbiamo visto nella sottocultura gay che si può dimostrare essere esistente tra un numero significativo di chierici nella Chiesa». Lorenzo Bertocchi
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Giancarlo Tancredi (Ansa)