
Antonello Gabelli, ex collaboratore di Tiziano: «Il mondo del volantinaggio è marcio: depliant al macero, fatture falsificate ed extracomunitari senza contratti. Per retribuirli, il papà dell'ex premier mi girava 50.000 euro a fine mese».«Possiamo rimanere all'inferno a farci prendere a schiaffi oppure aprirci la strada lottando verso la luce». Sembra di sentirla, la voce di Al Pacino mentre motiva i suoi giocatori nello spogliatoio in Ogni maledetta domenica. Un discorso, quello dell'allenatore Tony D'Amato, che Antonello Gabelli, 68 anni, ha impresso nella mente. Anche lui, ex dirigente della squadra di palla ovale degli Orsi di Alessandria (Bears), come un vero quarterback, sta puntando la linea della meta, che nel suo caso è la luce, una nuova verità sul crac della Chil post, la società che nel 2010 Tiziano Renzi trasferì al sodale Mariano Massone. Gabelli ne era l'amministratore e nel 2016 ha patteggiato una pena di 22 mesi per concorso in bancarotta. Ma quasi tre anni dopo ha deciso di abbandonare il suo inferno e di rendere pubblica la sua versione, quella che aveva taciuto sino a oggi.Lei ha detto che quello della distribuzione è un «brutto mondo», in cui è impossibile non sporcarsi.«Lo confermo».Ma vista la pericolosità dell'ambiente, perché in tutti questi anni i Renzi non sono riusciti a staccare il cordone ombelicale con Massone, soprattutto considerando i molti rovesci commerciali dell'imprenditore genovese e i numerosi guai giudiziari iniziati una ventina di anni fa?«Tiziano Renzi non è attrezzato per fare il lavoro del distributore. La sua è sempre stata un'agenzia di diffusione di giornali e gadget, senza troppi addetti. Ma per i volantini serve tanto personale e allora deve appoggiarsi a qualcuno. E per quasi tre lustri ha usato come stampella Massone, salvo una piccola parentesi in cui il suo braccio destro divenne il cuneese Mirko Provenzano (anche lui nel 2018 ha patteggiato una condanna per la bancarotta della sua Direkta srl, ndr). L'errore di Renzi è stato quello di volersi buttare in un campo che non conosceva e su cui si potrebbero scoperchiare tante pentole…».Che cosa intende? «Il lavoro della distribuzione dei volantini, oggi come oggi, ha dei ricavi veramente ridicoli. I clienti pagano 13 euro per la distribuzione di 1.000 depliant. Un volantinatore con il lavoro di un giorno riesce al massimo a imbucare nelle cassette della posta 2.000 volantini, ovviamente solo nelle grandi città, dove ci sono palazzi con decine di appartamenti. In pratica porta a casa per l'azienda 26 euro. Peccato che, se messo in regola, costi 75 euro al giorno, comprensivi di tutto: contributi Inps, stipendio, attrezzature. Questo mondo io lo conosco come le mie tasche dal punto di vista operativo e le dico che è impossibile far quadrare i conti con quelle tariffe, determinate da una concorrenza sempre più spietata. Ma chi vogliono prendere in giro?».Si riferisce ai suoi vecchi compagni d'avventura?«Esatto. Nonostante le difficoltà ho visto comprare a Massone numerosi macchinoni: giravano tutti in X5, Audi. Dicevano di prenderle in leasing: “Mille euro di qua, 500 di là, intanto creiamo dei costi"».Anche i Renzi cambiano non di rado le auto della Eventi 6…«Se io ho un'azienda e incasso 13 euro ogni 1.000 volantini, per far tornare i conti mi creo dei costi. Non solo. La realtà è che su 100 volantini che le società della grande distribuzione consegnano a un fornitore, in strada effettivamente ne vanno 60, 65».Sta parlando della famosa questione del macero?«È con quello che le ditte del settore riescono a racimolare qualche soldo in più». Però è una truffa, a meno che il cliente non sia connivente.«Il “sistema del volantino" in Italia è sporco, ma nessuno fa niente. Tutti continuano a chiudere gli occhi sul fatto che in questo mercato lavorino quasi solo cittadini extracomunitari: pachistani, turchi, africani, per lo più senza contratto o con il contratto non in regola». Ma Tiziano Renzi sapeva che c'era il lavoro in nero?«Nel nostro mondo lo sanno anche i piccioni. Ma tutti cercano delle scappatoie per riuscire ad andare avanti. Bisogna fare il nero, bisogna lavorare sul macero, bisogna far finta di distribuire».Regole non scritte che conoscevano anche a Rignano sull'Arno?«Sono questioni ben note a tutti quelli che gravitano nel settore dei volantini».Purtroppo lei sta indicando comportamenti che costituiscono reato.«Certo. Ma se la Guardia di finanza, quando vede in strada un distributore di volantini, si gira dall'altra parte, allora è l'intero sistema che non funziona. Non c'è agenzia in Italia che sia a posto». Quindi lei sta dicendo che chi opera in quell'ambito non può non compiere degli illeciti?«È così, non c'è via di fuga. Poi c'è chi ci vuole guadagnare di più e chi si accontenta».Riassumendo: distribuire a 13 euro 1.000 volantini è impossibile. Per guadagnare devi avere i lavoratori in nero, incassare i soldi dalle cartiere per i volantini mandati al macero e aumentare le spese anche con fatture false. «Bravo. Lavoro in nero, macero, sovrafatturazioni. E poi magari si va a cena a Natale a mangiare il tartufo, tanto si inserisce come spesa a bilancio. Mentre andavamo a picco con la Chil post, Massone si affittò un appartamento in un golf club e la moglie si regalò tre mesi di vacanza». Ma a Renzi senior e a Massone mica glielo ha ordinato il medico di lavorare in un segmento tanto a rischio.«Ha ragione. Tiziano nei miei confronti dimostrava una certa stima, perché provavo a far funzionare le aziende dal punto di vista operativo. Però io mi scontravo con loro quando gli ricordavo che c'erano da pagare i lavoratori, da fare delle assunzioni, da acquistare dei mezzi. Per loro ero come il grillo parlante».Ha qualche altro peso sullo stomaco?«Uno in particolare. Ma non vorrei riaprire vecchie ferite». Argomento?«Il pagamento dei dipendenti del servizio postale genovese di Tnt. Mi riferisco agli albori della Delivery. Stava nascendo la coop per il cui fallimento i Renzi sono stati arrestati. La Tnt nelle città metropolitane prendeva un'azienda attrezzata e le faceva fare due anni di lavoro: trovare postini, formarli, assumerli. Quando l'addestramento era finito smontava l'insegna della coop e metteva la propria. Ha fatto così anche con la Delivery». E qual era il problema dei pagamenti?«Con Tiziano abbiamo iniziato a operare quando la Delivery non era ancora attiva e quindi non era pronta per le assunzioni. I portalettere lavoravano su strada in nero. Ma dovevano essere pagati e allora come facevamo? Babbo Renzi mi diceva: “Antonello ti spedisco i soldi sul conto". E io obiettavo: “Sì, ma io poi ci devo pagare le tasse". Risposta: “Ti metto 1.000-1.500 euro in più". Risultato: ho ricevuto una cartella di Equitalia per tasse non pagate, come se avessi guadagnato e non dichiarato più di 100.000 euro, dal momento che per circa tre mesi Tiziano ha fatto girare sul mio conto 40-50.000 euro ogni 30 giorni. C'è sicuramente ancora traccia dei bonifici se controlliamo presso la filiale dove avevo il conto. Ma io allora non prendevo neanche lo stipendio. Si rende conto?».Quei denari sono serviti solo per pagare in nero i postini? «È proprio così». Ma perché non ha chiesto a Renzi senior di rimborsare Equitalia al suo posto? «Bella domanda. Avrei dovuto andare da lui e dirgli: “Mi devi dare questi soldi". Purtroppo non ho avuto la forza di farlo. E questo è uno dei miei crucci più grandi. Era il periodo del processo genovese e stavo malissimo. Mi ero già ammalato di cuore, avevo gravissimi problemi alle anche. Mia moglie mi aveva lasciato e avevo perso il lavoro. A causa dei dolori fisici, strisciavo per l'appartamento. Ero così depresso che in casa non accendevo neanche le luci. Pensai pure al suicidio, a impiccarmi. Mi dissuase l'idea che a ritrovarmi potesse essere mia figlia».Eppure al processo di Genova è stato zitto.«Ma adesso ho deciso di non difendere più nessuno, se non me stesso. Le ho spiegato che cosa ho sofferto e in che condizioni vivo attualmente. Mi mantengo aiutando mia madre in casa e mangiando grazie alla sua modesta pensione. Spero che nessuno avrà il coraggio di rinfacciarmi le mie dichiarazioni agli inquirenti e il fatto che finalmente abbia deciso di raccontare la mia verità».Ribadisce di sentirsi senza colpe?«Il mio grande errore è stato quello di lavorare con grande impegno e passione, anche se non mi è stato riconosciuto da chi voleva prendersi i meriti al mio posto. Mi hanno sempre lasciato dietro le quinte e così adesso non posso rivendicare risultati che mi consentirebbero di non essere disoccupato. Sono sempre stato onesto e corretto, ma purtroppo mi sono fidato delle persone sbagliate».(2. Fine)
Darmanin (Giustizia): «Abbiamo fallito». Rachida Dati (Cultura) parla di pista straniera. Le Pen all’attacco: «Paese ferito nell’anima».
iStock
Lo si trova nei semi oleosi e nelle noci, così come in salmone, tonno e acciughe. Però oggi molti tendono ad assumerne quantità eccessive.
Paolo Violini (Youtube)
Il nuovo direttore del laboratorio. Restauro dipinti e materiali lignei del Vaticano: «Opereremo sul “Giudizio universale” e sulla Loggia del Sanzio nel cortile di San Damaso. Quest’ultimo intervento durerà cinque anni».
Ansa
Il dossier del nucleare iraniano sta tornando al centro dell’attenzione. Sabato, Teheran ha dichiarato decadute tutte le restrizioni previste dall’accordo sull’energia atomica, che era stato firmato nel 2015.