2022-02-10
Il mondo si getta già il Covid alle spalle. L’Italia non sa levarsi le mascherine
Roma rinvia l’addio ai dispositivi. Francia e Regno Unito voltano pagina. E in Canada le province sconfessano la linea Trudeau.Dopo la carota è tornato il bastone. Nonostante nei giorni scorsi sembrasse ormai vicina la revoca dell’obbligo di mascherine al chiuso, ieri si è registrata di fatto una frenata. Secondo fonti qualificate dell’esecutivo, non è infatti detto che lo stop per tale obbligo entrerà in vigore ad aprile, con la cessazione, cioè, dello stato d’emergenza: tutto dipenderà dall’andamento del quadro epidemiologico. Questo vuol dire che l’obbligatorietà delle mascherine al chiuso potrebbe andare avanti anche nel periodo primaverile. Eppure, in altre aree del mondo si sta imboccando una via decisamente differente, allentando o abolendo le principali restrizioni pandemiche. La Francia ha annunciato ieri che il lasciapassare vaccinale potrebbe essere revocato tra fine marzo e inizio aprile. «C’è un inizio di miglioramento negli ospedali e ci sono proiezioni che possono farci sperare che entro fine marzo o inizio aprile la situazione negli ospedali sarà sufficientemente tranquilla da permetterci di revocare il pass vaccinale», ha dichiarato il portavoce del governo francese, Gabriel Attal. Un altro esempio significativo arriva dal Regno Unito, dove ieri il governo ha annunciato che le ultime restrizioni in vigore (tra cui l’obbligo di autoisolamento per i positivi) dovrebbero essere abrogate entro le prossime due settimane: un mese prima, cioè, di quanto originariamente previsto. «A condizione che le attuali tendenze incoraggianti continuino, mi aspetto che saremo in grado di porre fine alle ultime restrizioni, incluso l’obbligo legale di autoisolarsi se si risulta positivi, con un mese intero di anticipo», ha dichiarato il premier britannico, Boris Johnson. La Svezia, dal canto suo, ha sospeso i tamponi su larga scala anche per i sintomatici (fatta eccezione per soggetti anziani e vulnerabili). «Abbiamo raggiunto un punto in cui il costo e l’importanza dei test non sono più giustificabili», ha detto il capo dell’Agenzia svedese per la salute pubblica, Karin Tegmark Wisell. «Se dovessimo disporre di test per tutti coloro che hanno il Covid-19, significherebbe spendere mezzo miliardo di corone a settimana (circa 55 milioni di dollari, ndr)». Anche oltreatlantico si procede con l’allentamento delle restrizioni. Ieri, la governatrice dello Stato di New York, Kathy Hochul, ha revocato l’obbligo di mascherine negli esercizi commerciali al chiuso. Anche il governatore dell’Illinois, Jay Robert Pritzker, risulterebbe in procinto di adottare una linea similare, mentre il Massachusetts abrogherà l’obbligatorietà delle mascherine nelle scuole alla fine del mese. C’è poi il caso del Canada: qui non solo sta proseguendo la protesta dei camionisti nel centro di Ottawa, ma si sono registrate mobilitazioni anche a Quebec e Toronto. Ebbene, nonostante le dure critiche ricevute dal premier, Justin Trudeau, i manifestanti sono riusciti a ottenere risultati. Secondo Afp, la provincia canadese del Saskatchewan ha annunciato martedì l’imminente revoca di svariate restrizioni pandemiche. Il Toronto Star, dal canto suo, ha riferito che la provincia dell’Alberta ha abolito il passaporto vaccinale, mentre nei prossimi giorni dovrebbe revocare i limiti di capienza per i luoghi di riunione, oltre all’obbligo di mascherina per i bambini a scuola. «Ora è il momento di iniziare a imparare a convivere con il Covid», ha affermato il premier dell’Alberta, Jason Kenney. Anche il Quebec abrogherà infine svariate restrizioni entro la metà di marzo.In tutto questo, la linea dura di Trudeau contro i manifestanti inizia a essere contestata anche all’interno del suo partito. Il deputato liberale del Quebec, Joël Lightbound, ha infatti criticato il premier. «Temo che questa politicizzazione della pandemia rischi di minare la fiducia del popolo nelle istituzioni», ha dichiarato. Del resto, la pressione della mobilitazione di Ottawa non si è fatta sentire soltanto su varie aree del Canada. Manifestazioni ispirate a questa protesta si sono verificate anche in Australia e Nuova Zelanda, mentre in Francia si registrano numerosi appelli per organizzare convogli di camion in direzione di Parigi.Non dimentichiamo poi gli impatti sulla politica statunitense. Nei giorni scorsi, si è formato un convoglio di protesta in Alaska, mentre l’Ambassador Bridge - ponte assai trafficato che collega il Michigan all’Ontario - è rimasto bloccato. Non solo: vari repubblicani come Donald Trump e Ron DeSantis- hanno dato il proprio appoggio ai camionisti di Ottawa. Un elemento, questo, che ha suscitato l’irritazione del governo canadese. Insomma, varie aree del globo si avviano ad allentare significativamente le restrizioni. Forse servirebbe un po’ più di coraggio anche da noi.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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