2020-03-02
Il mondo si blinda. Ma gli intellettuali invocano ancora i confini spalancati
Gad Lerner, Massimo Cacciari e Marco Tarquinio sfruttano l'epidemia per attaccare il sovranismo. La crisi però è colpa della globalizzazione.Rispediti in patria i connazionali imbarcati sulla Costa Victoria durante la tappa in India della crociera, partita dalle Maldive. «Provvedimento preso solo contro di noi».Sbarrata San Luigi dei francesi. Contagi a quota 1.577. Parigi trema: Louvre chiuso.Lo speciale contiene tre articoli.C'è un metodo infallibile per diventare un intellettuale di sinistra. Consiste nel fornire sempre la stessa soluzione a qualunque dilemma si presenti. C'è l'emergenza coronavirus? Ecco che l'illustre pensatore arriva pronto a spiegarci che per uscirne dobbiamo aprire le frontiere. C'è una emergenza migratoria? Ovviamente bisogna aprire le frontiere. Il lavandino è otturato? Beh, se avessimo aperto le frontiere ora il problema non si porrebbe.Sembra una barzelletta, ma davvero funziona così. Grazie al coronavirus, spiegava ieri il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, «abbiamo cominciato a capire che la logica del muro, e dell'ognun per sé, è quanto di peggio si possa contrabbandare in un mondo in cui nessuno si ammala e nessuno si salva sovranamente da solo». Piccolo problema: forse con un maggior controllo del territorio e degli spostamenti il virus non sarebbe circolato in questo modo, o comunque non avrebbe avuto questo impatto devastante e sregolato.Tant'è che un bel po' di Paesi nel mondo hanno pensato bene di impedire l'accesso agli italiani, turisti e manager compresi. Una notizia che a certi insigni commentatori sembra quasi far piacere: «Ora», scrive sempre Tarquinio su Avvenire, «scopriamo che gli altri, i diversi, siamo noi». Già: noi siamo i diversi per un semplice motivo. Perché mentre gli altri pensano a difendere i propri confini e i propri popoli, noi continuiamo a ribadire la necessità dell'apertura.Prendiamo la Francia. Emmanuel Macron insiste che le frontiere resteranno aperte. Intanto però il governo transalpino, pochi giorni fa ha comunicato che «chi è di ritorno da Veneto e Lombardia dovrà limitare il più possibile contatti con il suo entourage, evitare uscite in luoghi pubblici se non strettamente necessario e seguire la profilassi indicata». Il che significa confini aperti per modo di dire. Gli Stati Uniti cancellano i voli diretti, alle misure restrittive ricorre pure la Germania.E di sicuro non abbiamo visto in giro politici stranieri impegnati a divorare piatti di pasta in segno di solidarietà con il popolo italiano. Anzi, il virus è stata l'occasione per rinverdire gli antichi pregiudizi nei nostri confronti. Ciò, secondo alcuni, dovrebbe servirci di lezioni e insegnarci, appunto, l'apertura. Purtroppo la lezione che dobbiamo apprendere è esattamente quella contraria: nei casi di emergenza ci si protegge, poi eventualmente si pensa alla buona educazione nei confronti di vicini, amici e conoscenti. Proteggere sé stessi, in questo mondo globalizzato, vuol dire proteggere anche gli altri: i cinesi che si mettono in autoquarantena o che, nel loro Paese, applicano misure draconiane, hanno di sicuro contribuito a rallentare la diffusione del coronavirus.Noi, invece, abbiamo Massimo Cacciari che, dalle pagine dell'Espresso, teorizza: «Viviamo nell'epoca della mobilitazione universale, pandemica per definizione. Difendersi pensando di isolarsi è pure utopia». Il punto è che proteggere i confini, limitare quando necessario la circolazione non significa «isolarsi». Verificare che chi rientra da un Paese a rischio sia sano non è isolamento, è buon senso. Impedire a una marea di migranti irregolari di entrare clandestinamente nel nostro territorio non è isolamento, è una risposta razionale a un fenomeno indotto.Eppure, di fronte a qualunque situazione, la morale che ci viene propinata è ogni volta la medesima: apertura, apertura! Gad Lerner, su Repubblica, se la prende al solito con i perfidi sovranisti: «Guerre, epidemie, catastrofi naturali, crisi economiche sono fenomeni tali da rendere impensabile fronteggiarli chiedendo i documenti ai confini e dispiegando la flotta in un blocco navale». Lerner scrive tutto ciò commentando quanto sta accadendo in Grecia, dove un governo non certo sovranista ha deciso di chiudere i confini per impedire l'accesso a un esercito di migranti provenienti dalla Turchia. Ebbene, se quei migranti si trovavano lì è perché qualcuno - in nome della globalizzazione e dell'esportazione dei diritti, non certo del sovranismo - ha deciso di bombardare la Siria. Qualcun altro - leggi la tedesca Angela Merkel - ha deciso a nome dell'Europa di pagare circa 6 miliardi di euro al turco Recep Erdogan per trattenere la massa di persone che la Germania non voleva prendersi. E adesso tocca ai greci pagarne le conseguenze. Sapete perché? Perché i nostri vicini, quando fa loro comodo, le frontiere le chiudono. Da noi, al contrario, se osi fermare una nave sulle coste vieni indagato. Tra l'altro, nello specifico parliamo di navi provenienti dalla Libia, territorio distrutto in nome della globalizzazione e della democrazia da esportare (tutte cose molto gradite ai vari Lerner sparsi per la Penisola), non certo del sovranismo.I vari drammi che stiamo vivendo non sono frutto delle macchinazioni delle destre spargitrici di paura. Sono, piuttosto, il prodotto di un sistema globale basato, quello sì, sul terrore e la sofferenza. Un sistema che prevede apertura totale ai danni dei più deboli: i cittadini inermi, gli anziani sofferenti, i poveri di ogni latitudine. Che si tratti di virus, di migrazioni incontrollate, di crisi economiche, a pagare sono sempre gli stessi: i più deboli. I lavoratori che perdono il posto, i nonni che muoiono per l'epidemia ma alla fine chi se ne importa tanto sono vecchi. Queste persone sì che sono davvero «isolate». Ma ai nostri maestri del pensiero sta bene così.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-mondo-si-blinda-ma-gli-intellettuali-invocano-ancora-i-confini-spalancati-2645351479.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-nave-italiana-respinge-gli-italiani" data-post-id="2645351479" data-published-at="1758005939" data-use-pagination="False"> La nave italiana respinge gli italiani L'ansia da coronavirus colpisce anche gli italiani in crociera. Secondo quanto segnalatoci da un lettore, i passeggeri italiani della nave Costa Victoria sono stati costretti tre giorni fa a interrompere la crociera a Mumbai per rientrare in Italia. Ma andiamo con ordine. La crociera, iniziata lo scorso 22 febbraio con l'imbarco alle Maldive, ha successivamente proseguito verso l'India. Qui, la nave ha attraccato nel porto di Mumbai e - stando a quanto riporta la segnalazione - il giorno prima di scendere le autorità indiane avrebbero controllato la temperatura ai soli ospiti italiani, apponendo poi un timbro sul loro visto personale. I nostri connazionali avrebbero successivamente ottenuto l'autorizzazione allo sbarco, trascorrendo quindi l'intera giornata a Mumbai. Tuttavia - al momento del ritorno - avrebbero ricevuto comunicazione tassativa da Costa di sbarcare, in vista di un rientro anticipato in Italia. In base alla documentazione fornita dal lettore, Costa ha recapitato agli ospiti connazionali una missiva, su cui era scritto: «Abbiamo riscontrato un ulteriore rafforzamento delle misure restrittive da parte delle autorità indiane e maldiviane che ci portano a dover modificare i suoi piani di viaggio, cancellando la sua attuale crociera. Siamo molto dispiaciuti nel dover prendere questa decisione, ma le condizioni che si stanno concretizzando ci impongono di interrompere la sua permanenza a bordo. Come immaginerà, questa misura si rende necessaria per proteggere lei e tutti i nostri ospiti italiani dalla possibilità di diventare oggetti di restrizioni sanitarie da parte delle autorità locali […] Per questo le chiediamo di sbarcare il prossimo 29 febbraio presso il porto di Mumbai da dove ci prenderemo cura del suo viaggio di rientro». La notizia è stata inoltre riportata, nella mattinata di ieri, dal sito tedesco Schiffe und Kreuzfahrten, in cui si sottolinea come l'obbligo di sbarco sia stato rivolto ai soli cittadini italiani. Vi si legge infatti: «A bordo siamo stati informati che ieri (l'altro ieri per chi legge, ndr) a Mumbai tutti gli ospiti italiani hanno dovuto lasciare la nave, fare il check out e quindi terminare il viaggio». Anche il nostro segnalatore ha riportato che i passeggeri di altre nazionalità hanno proseguito la crociera, nonostante abbia aggiunto che il personale della reception avesse detto che tutti gli ospiti sarebbero dovuti scendere. Contattata dalla Verità, Costa ha affermato che lo sbarco degli italiani è stato stabilito in conseguenza di una scelta delle autorità indiane e che la compagnia avrebbe avuto tutto l'interesse e il piacere a far proseguire la crociera ai nostri connazionali. Resta tuttavia il fatto che una società italiana abbia chinato il capo davanti a una pretesa - quella indiana - dalla dubbia legittimità: una pretesa che mette nel mirino i nostri connazionali in un modo arbitrario. Iniziamo con il ricordare che l'Italia non è certo l'unico Paese ad avere dei guai con il coronavirus. Il lettore che ha fatto la segnalazione ha, per esempio, affermato che sulla nave fossero presenti anche turisti francesi. Sotto questo aspetto, è opportuno ricordare che, il 29 febbraio, la Francia contava già ben 73 casi di contagio (contro i 38 di appena due giorni prima). Quella stessa Francia che ieri è arrivata a 100 casi complessivi. Inoltre, al di là della discriminazione nei confronti degli italiani, c'è anche una certa illogicità sul fronte puramente sanitario. Come riportato dal nostro lettore, la crociera era iniziata il 22 febbraio, mentre - ricordiamolo - l'obbligo di rientro dei nostri connazionali è stato attuato diversi giorni dopo: ragion per cui, se anche ci fosse stato qualche soggetto infetto, avrebbe avuto tutto il tempo di trasmettere eventualmente il virus. Certo: in un comunicato, Costa fa riferimento al fatto che - il 26 febbraio - le autorità indiane hanno annunciato che i passeggeri in arrivo dall'Italia a partire dal 10 febbraio scorso avrebbero potuto essere sottoposti a quarantena di 14 giorni al loro arrivo in India. Il discorso si fa quindi anche di natura politica. E chiama direttamente in causa la crisi di reputazione, in cui il nostro Paese è purtroppo piombato sul fronte internazionale a causa della questione del coronavirus. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-mondo-si-blinda-ma-gli-intellettuali-invocano-ancora-i-confini-spalancati-2645351479.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="american-airlines-e-delta-fermano-per-due-mesi-i-voli-per-milano" data-post-id="2645351479" data-published-at="1758005939" data-use-pagination="False"> American airlines e Delta fermano per due mesi i voli per Milano L'ultimo bollettino del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie sull'epidemia di coronavirus (monitorato dal 31 dicembre 2019 a ieri) parla di 87.024 casi nel mondo. Di questi, 79.824 solo in Cina. I decessi, invece, sono 2.979 i decessi, 2.870 dei quali nella Repubblica popolare. In cima alla classifica europea c'è l'Italia, con 1.577 positivi e 34 pazienti con coronavirus morti. Numeri che fanno del nostro Paese il quarto per decessi nel mondo. Al secondo posto in Europa, stando ai risultati dei tamponi fatti finora, c'è la Germania, con 117 cittadini positivi al virus. penisola umiliata American Airlines ha sospeso fino al 24 aprile i voli da e per Milano per paura del contagio. Segue a ruota Delta Airlines, che ferma gli aerei verso la città lombarda fino al primo maggio. E nel capoluogo meneghino, niente spettacoli alla Scala almeno fino a domenica 8 marzo. Mentre il governo lavorava a un nuovo decreto previsto in nottata, il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, aggiornava il bilancio - 34 morti, 83 guariti, 1.577 casi positivi- specificando che non è ancora stata accertato che la causa dei decessi sia il coronavirus. Ieri è uscita la bozza del decreto del governo che, per porre fine alle iniziative estemporanee degli enti locali, ha dichiarato «inefficaci» le ordinanze dei sindaci in materia di coronavirus. In base al documento dell'esecutivo, che Giuseppe Conte firmerà in giornata, l'Italia viene divisa, almeno fino all'8 marzo, in tre zone: rossa, gialla e il resto del territorio nazionale, per il quale si prevedono accorgimenti preventivi per scuole, uffici pubblici, trasporto pubblico e concorsi. La chiusura delle scuole prosegue, prorogata fino all'8 marzo in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Dopo i nuovi casi positivi al test del coronavirus, scuole chiuse anche in Friuli Venezia Giulia e a Pesaro e Urbino. In Liguria riapriranno da mercoledì. A Roma è stata chiusa la chiesa di San Luigi dei francesi per «per misure precauzionali» e «fino a nuovo ordine»: il prete, 43 anni, è ricoverato a Parigi, dove è rientrato da poco e ha il virus. Niente messa ieri sera neppure alla chiesa di Sant'Ivo dei Bretoni, sempre a Roma. Allo Spallanzani è in isolamento la famiglia di Fiumicino risultata infetta. Oggi verranno distribuite al Centro operativo di Codogno, zona rossa, 19.000 delle 25.000 mascherine arrivate nei giorni scorsi. transalpini nei guai È però la Francia il Paese europeo che ieri ha vissuto la giornata più complicata. Il numero di contagi totale ha superato i 100. Ieri sono rimaste chiuse le porte del museo del Louvre (a causa di una «riunione di informazione» sul coronavirus che ha visto impegnati la direzione e i rappresentanti del personale): centinaia di turisti in fila per ore davanti all'ingresso lasciati senza informazioni. In mattinata era prevista l'apertura del museo per il pomeriggio ma alla fine i battenti sono rimasti chiusi. Nuovi casi di coronavirus sono stati registrati nelle Alpi Marittime, al confine con l'Italia: due pazienti di 69 e 75 rientrati dal soggiorno da una zona a rischio non specificata e un paziente di 69 anni italiano che soggiorna nelle Alpi Marittime. Da registrare la decisione del Santuario di Lourdes di chiudere al pubblico le piscine fino a data da destinarsi. Regno Unito Emergenza sanitaria per il Regno Unito. Ieri ha registrato dodici nuovi contagi in un solo giorno, che hanno fatto salire il totale a 35. E, stando a un'inchiesta del Guardian, non sembrano essere abbastanza posti letto per curare le insufficienze respiratorie più gravi. Il ministro della Salute ha spiegato che i posti «sono 50 e possiamo arrivare a 500» ma non sembrano comunque sufficienti nel caso in cui il contagio dovesse estendersi. Stati Uniti Tre nuovi casi di coronavirus negli Stati Uniti, dove sabato è stata registrata la prima vittima. Il totale dei contagiati è salito a 22. A fronte però di soltanto 500 test circa, a causa della carenza di kit. Per questo il vicepresidente Mike Pence ha annunciato che ne farà presto pervenire 65.000.
Matteo Salvini (Imagoeconomica)
La stazione di San Zenone al Lambro, dove il 30 agosto scorso un maliano ha stuprato una 18enne (Ansa)