2018-09-14
Il Milan riunisce Berlusconi e Salvini in vista del voto su Foa in Rai
True
Probabile incontro domenica sera ad Arcore tra il leader di Forza Italia e della Lega, dopo l'intervista del vicepremier a Domenica Live da Barbara D'Urso. Sul tavolo le nomine nell'azienda televisiva di Stato, ma anche la delicata partita per la vicepresidenza del Csm. Il Pd tira fuori un nuovo parere legale redatto dallo studio legale Del Re & Sandrucci contro l'ex giornalista del Giornale. La pace tra il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini e il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi sarà siglata domenica sera, a villa Certosa, Arcore, dove - dopo l'intervista a Domenica Live con Barbara D'Urso per il leader leghista - i due vedranno insieme la partita Cagliari-Milan. E' questo l'appuntamento che precede una settimana decisiva per il governo gialloblu di Giuseppe Conte, in particolare per la votazione in commissione vigilanza Rai di Marcello Foa come presidente. La vicenda è complessa, perché la nomina dell'ex giornalista del Giornale fu bocciata alla fine di luglio. Per Foa ci furono solo 22 i pareri favorevoli, su una maggioranza necessaria di 27. Pd, LeU e FI rimasero fuori dall'aula, ma non parteciparono al voto. Ora la situazione è cambiata. E già da una settimana le trattative tra il Cavaliere e Salvini si sono riavviate affinché in commissione gli azzurri possano far passare la nomina di Foa. Nei prossimi giorni la Lega potrebbe presentare nuovi pareri degli avvocati per far passare la nomina. Anche perché negli ultimi giorni è comparso una nuova presa di posizione dello studio legale Del Re & Sandrucci sulla possibilità che Foa possa essere confermato come presidente. Si legge nel testo: «Considerato che la valutazione che la Commissione di vigilanza è tenuta ad effettuare in ordine alla nomina del Presidente Rai può ritenersi una valutazione di merito amministrativo, espressione dei poteri di indirizzo politico e di garanzia che la Commissione svolge, riproporre alla Commissione di vigilanza, a distanza di breve tempo, il candidato su cui è già stato espresso parere "negativo" da quello stesso organo, sarebbe contrario ai principi di imparzialità e buona amministrazione». Ma in Bellerio sono convinti di poter ribaltare questo principio. La partita è comunque complesso. Forza Italia sta facendo rientrare l'appoggio al presidente voluto dalla Lega nelle altre nomine che dovranno essere fatte entro la fine di settembre. Innanzitutto c'è la presidenza del Consiglio di Stato. Qui il nome è Filippo Patroni Griffi, 63 anni, esperto e autore di saggi sull'organizzazione pubblica, sulla giustizia amministrativa e sulla prevenzione della corruzione. La delibera dovrà essere ratificata nei prossimi giorni in consiglio dei ministri. Poi c'è una delle caselle più importanti, ovvero la vicepresidenza del Consiglio superiore della magistratura. Berlusconi vedrebbe bene l'avvocato e membro laico di palazzo dei Marescialli Alessio Lanzi. Ma il governo Conte sarebbe più orientato sul nome di Filippo Donati, professore di diritto costituzionale a Firenze, appoggiato sia dai grillini sia da ambienti giuridici vicini all'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi. Non solo. Ci sono anche da limare le nomine nei telegiornali Rai come gli accordi in vista delle prossime elezioni regionali in Basilicata e in Abruzzo. A questo si aggiungono le voci sulla creazione di un partito unico di centrodestra dopo la richiesta di sequestro dei 49 milioni che potrebbero chiudere la Lega come anche alla fuga di diversi azzurri da Insomma l'ex presidente del Consiglio e il leader della Lega avranno di che parlare di fronte al Milan di Gennaro Gattuso. Ma l'incontro è importante. E segue alla solidarietà che Berlusconi diede a Salvini dopo le indagini della procura di Agrigento sul caso Diciotti.
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
Continua a leggereRiduci