2019-06-04
Il manifatturiero rialza la testa. Arriva il maxi scivolo per l’industria
In un'Europa in flessione, l'indice Pmi indica una piccola ripresa dell'Italia. Motivo in più per avviare il taglio delle tasse. Emendamento propone pensione anticipata di 7 anni per i dipendenti di grandi aziende.Mentre il premier Giuseppe Conte sbandiera il contratto di governo e la sua volontà di essere super partes continuando a fare il mediatore tra Lega e 5 stelle senza vere prese di posizione, il manifatturiero italiano rialza un pochino la testa. Un dato che non va tralasciato, per capire che Conte non può stare immobile. La flessione del manifatturiero tricolore si è finalmente attenuata pur rimanendo in zona contrazione. L'indice è passato da poco sopra i 49 punti a 49,7. A soli 0,3 punti dalla mezzeria che indica il punto di svolta, cioè la crescita. Il Purchasing managers index (Pmi) si è attestato a 49,7 punti, a fronte di 49,1 di aprile e di un circa 48 del mese precedente. Si è confermato invece il netto aggravamento dell'area euro, su cui il relativo indice Pmi è calato a 47,7 punti, da 47,9 punti di aprile mentre continuano a diminuire nuovi ordini e produzione. «Il quarto mese consecutivo di crollo della produzione e l'ulteriore declino dei nuovi ordini indica il momento più difficile dal 2013 per l'Ue», ha spiegato Chris Williamson, capo economista di Markit, la società che si occupa delle rilevazioni. «Gli acquisti, le giacenze e i livelli occupazionali sono in contrazione», ha concluso gettando un'ombra profonda sulla situazione del Vecchio Continente, all'interno della quale il nostro Paese non è certo il fanalino di coda a dispetto delle tensioni sullo spread. Il che significa che sarebbe arrivato il momento di avviare la fase due del contratto di governo. Dopo aver stimolato il sostegno al reddito è arrivata l'ora di aiutare le aziende con un robusto taglio delle imposte, del cuneo fiscale e se si aggiunge il taglio della pressione fiscale per le famiglie si potrebbe anche immaginare un rilancio dei consumi interni. Altro elemento fondamentale per puntellare la nostra economia. La crisi del manifatturiero Ue ci riporta al concetto dei vasi comunicanti. La Germania è in crisi e se il suo import come l'export calano, la nostra industria va in sofferenza. Per evitare l'eccessiva dipendenza bisognerebbe irrobustire proprio il mercato interno. Le nuove assunzioni hanno indicato un aumento minore rispetto ad aprile ma allo stesso tempo l'ottimismo delle aziende è incrementato al livello più alto in otto mesi, per via delle aspettative di un maggiore numero di clienti in vista del 2020. Al governo non resta che stringere sulla flat tax e al Parlamento sui decreti ancora in mezzo al guado. Il riferimento è allo Sblocca cantieri e al dl Crescita. Quest'ultimo è in fase di make up e ieri ha ricevuto una grossa sterzata da parte dei due partiti della maggioranza. Un emendamento prevede la possibilità di lasciare il lavoro sette anni prima, con uno scivolo pagato dall'azienda e cofinanziato dal ministero del Lavoro, attraverso un meccanismo chiamato «contratto di espansione» che prenderebbe il posto degli attuali contratti di solidarietà espansiva. La norma a firma Raphael Raduzzi (M5s) e Giulio Centemero (Lega) è destinata solo alle grandi aziende con più di 1.000 lavoratori che all'interno di un ammodernamento tecnologico potrebbero anche favorire l'uscita dei lavoratori più anziani con uno «scivolo» con un valore commisurato alla pensione lorda maturata al momento dell'uscita. Il meccanismo, complesso, prevede che le aziende possano anche ridurre l'orario di lavoro degli altri dipendenti e in cambio dell'assunzione di nuovi lavoratori.L'emendamento presentato dai relatori, insieme a un pacchetto che ha fatto sollevare la protesta del Pd visto il poco tempo a disposizione per l'esame, sostituisce per intero la normativa sulla solidarietà espansiva e introduce il nuovo contratto finanziandolo con 40 milioni per quest'anno e 30 per il prossimo, ma in via sperimentale per 2 anni, 2019 e 2020 appunto. Oltre a dare la possibilità di anticipare le uscite dei più anziani, si prevede anche la riduzione oraria (che può essere concordata, ove necessario, fino al 100%), che potrà essere integrata da Cig e Cigs ma fino a 18 mesi anziché 24. Le aziende potranno chiedere di stipulare questi contratti di espansione al ministero del Lavoro insieme ai sindacati, «nell'ambito dei processi di reindustrializzazione e riorganizzazione», se si avvia una «modifica strutturale dei processi aziendali finalizzati al progresso e allo sviluppo tecnologico» che porta con sé «l'esigenza di modificare le competenze professionali in organico». Per i lavoratori che invece si trovano «a non più di 84 mesi dalla pensione il datore di lavoro riconosce per tutto il periodo e fino al raggiungimento del primo diritto a pensione un'indennità mensile commisurata al trattamento pensionistico». Al di là della lunga lista di dettagli, il valore aggiunto della riforma di tale tipo di solidarietà è che si applica alle aziende in crescita e non a quelle in crisi. È un modo per stimolare il Pil. Ecco perché risulta incomprensibile l'ostruzionismo della sinistra. Vedremo se da emendamento diventerà legge.
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