2019-12-03
Il M5s scarta Callipo candidato del Pd rinviato a giudizio
I grillini in Calabria non mollano Francesco Aiello, per i dem correrà il «re del tonno». Che è a processo per la morte di un operaio. Polemiche e veleni in Calabria. Il candidato del Pd Pippo Callipo, il «re del tonno», non piace più ai grillini, che alle regionali gli preferiscono un professore universitario il quale, qualche anno fa, si era proposto ai dem come assessore. Callipo è stato sempre ben visto dal M5s ma, ora che punta alla presidenza della Regione con l'appoggio del Pd, i pentastellati respingono ogni suo invito al dialogo. «Massimo rispetto per lui», ha dichiarato la parlamentare del M5s Paola Parentela, «prendiamo atto della sua discesa in campo. Noi questa partita la giocheremo con la società civile e non con i responsabili dei disastri degli ultimi anni». All'appello rivolto da Callipo al M5s ha risposto picche pure Luigi Di Maio: «L'alleanza col Pd in Calabria», ha tagliato corto il ministro degli Esteri, «sarebbe una seconda Umbria. Il Pd esce da un'indagine per corruzione in quella regione. Se proprio dobbiamo presentarci, facciamolo evitando di farci del male. E poi Aiello lo avete scelto voi», ha concluso rivolgendosi ai capi grillini locali. La decisione di candidare il professor Francesco Aiello, tuttavia, non è piaciuta a tutti e c'è chi invoca la piattaforma Rousseau per ufficializzare la nomination. È emerso, infatti, che il docente è proprietario di una villetta che sarebbe parzialmente abusiva secondo una sentenza del Tar. Per il fine settimana, intanto, è atteso in Calabria l'arrivo del segretario dem, Nicola Zingaretti, che ha deciso di muoversi per sponsorizzare personalmente la candidatura del «re del tonno». Dal Nazareno fanno sapere che chi non sosterrà Callipo verrà espulso dal partito, con chiaro riferimento all'attuale governatore, Mario Oliverio, che sta facendo di tutto per non uscire dai giochi. Scenario che favorisce il centrodestra, considerato che in Calabria lo schieramento sovranista potrebbe vincere addirittura senza Forza Italia, che continua a insistere sulla candidatura a governatore di Mario Occhiuto - sindaco di Cosenza - sgradito a Matteo Salvini. Dopo le polemiche, veniamo ai veleni: l'investitura da parte dei democratici dell'ex leader regionale di Confindustria non basta a eclissare - dicono i detrattori - il rinvio a giudizio per omicidio colposo che lo ha colpito un anno fa. L'imprenditore è infatti alla sbarra per il decesso di un operaio di 49 anni (Antonio Gaglioti) caduto da un'altezza di cinque metri nel capannone dell'azienda conserviera. Il patron deve rispondere di «negligenza, imprudenza e imperizia nonché di inosservanza della normativa antinfortunistica» perché, secondo i carabinieri e il pm, il dipendente stava lavorando senza cinture di sicurezza e adeguati sistemi di protezione. La prossima udienza è fissata per il 9 gennaio 2020, a pochi giorni dalle urne.Non ha invece avuto seguiti giudiziari - né Callipo ha scelto di querelare per calunnia il pentito - il verbale del collaboratore di giustizia Andrea Mantella, ex killer e boss emergente di Vibo Valentia, che lo ha indicato come «protetto» del padrino Luigi Mancuso, almeno fino agli anni Novanta. Col capovolgimento di fronte mafioso e l'arrivo al potere del clan Bonavota, nemico dei Mancuso, la situazione sarebbe però cambiata e Callipo sarebbe finito nel mirino della 'ndrangheta con richieste di tangenti e di posti di lavoro.Un altro pentito, Francesco Michienzi, ha però ricordi diversi di quegli anni. Secondo lui la «vicinanza» dell'imprenditore al padrino Mancuso era di tutt'altra natura. «Ai Mancuso li aiuta…», ha raccontato il collaboratore di giustizia, «per aiutare intendo estorsione, va». Dunque, l'imprenditore avrebbe pagato il pizzo ai Mancuso scatenando le ire della cosca rivale. Per spezzare questo «legame», i Bonavota avevano addirittura pianificato un'aggressione al figlio dell'industriale («ci informiamo dov'è... gli spezziamo le gambe») mai messa in atto, per fortuna. Contattato dal nostro giornale, l'avvocato Marcello Colloca - che assiste il candidato Pd - ha detto: «Callipo non è mai stato indagato per fatti di mafia. Anzi, il contrario. La sua storia dimostra che ne è stato vittima».La battaglia (senza esclusione di colpi) è appena all'inizio.