2018-10-24
Il M5s alza il prezzo su legittima difesa e decreto sicurezza
Dura trattativa sui due cavalli di battaglia della Lega. Verso il ritiro degli emendamenti, ma resta il nodo del diritto d'asilo.È arrivato ieri in Senato il disegno di legge sulla legittima difesa, autentico cavallo di battaglia del programma della Lega. La proposta di legge, che estende ambito e regime della legittima difesa, è già passato in Commissione giustizia dove ha subito alcune modifiche. Contro la proposta, Antigone ha lanciato una petizione sulla piattaforma change.org, sottoscritta fino a ieri sera da oltre 27.000 persone. Malgrado i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio avessero ribadito l'accordo sul provvedimento e quindi un iter facile per arrivare entro la fine dell'anno alla legge (la cena dell'altra sera con il premier Conte ha ristabilito l'unità del governo gialloblù), su questo provvedimento e sul decreto sicurezza (altra bandiera del Carroccio e del ministro dell'Interno) restano forti tensioni politiche.Erano stati presentati 80 infatti 7 emendamenti sul decreto sicurezza, in particolare dai grillini più vicini al presidente della Camera, Roberto Fico. Dopo un pomeriggio di fibrillazione però i senatori M5s Paola Nugnes, Gregorio De Falco e Elena Fattori hanno ritirato le perplessità sulla legittima difesa, lasciando però gli «ostacoli» politici all'altro testo di legge, in particolare per quanto riguarda il diritto all'asilo che alcuni vedono messo a repentaglio dal testo. A questo punto la legge sulla legittima difesa non dovrebbe dunque subire modifiche di sostanza durante l'esame in assemblea: escludendo quelli di Forza Italia, maggior firmatario Giacomo Caliendo, del Pd, di Leu e di Fratelli d'Italia (in linea però con l'impianto di Salvini), l'unico emendamento cui verrà dato parere favorevole dal relatore leghista Andrea Ostellari e dal governo, secondo fonti parlamentari, è quello firmato dal senatore del Carroccio Simone Pillon, che inserisce la parola «trovandosi» nell'articolo 2 del testo, che dunque diventa: «Nei casi di cui ai commi secondo, terzo e quarto dell'articolo 52, la punibilità è esclusa se chi ha commesso il fatto per la salvaguardia della propria o altrui incolumità ha agito trovandosi nelle condizioni di cui all'articolo 61, primo comma, numero 5), ovvero in stato di grave turbamento, derivante dalla situazione di pericolo in atto».In prima istanza i grillini De Falco, Nugnes e Fattori volevano sopprimere proprio l'articolo 1 del ddl, il pilastro del provvedimento, perché modifica l'articolo 52 del codice penale, definendo la difesa «sempre legittima» stabilendo che «agisce sempre in stato di legittima difesa colui che compie un atto per respingere l'intrusione posta in essere, con violenza o minaccia di uso di armi o di altri mezzi di coazione fisica, da parte di una o più persone». I firmatari pentastellati volevano ridimensionare la legittima difesa limitando i casi di non punibilità. Ad esempio, eliminando l'ipotesi di «grave turbamento» perché venga riconosciuta la legittima difesa. De Falco e Nugnes avrebbero voluto anche cancellare l'articolo 2 che modifica l'articolo 55 del codice penale, stabilendo che nei casi di difesa legittima «la punibilità è esclusa se chi ha commesso il fatto per la salvaguardia della propria o altrui incolumità ha agito in stato di grave turbamento, derivante dalla situazione di pericolo in atto». Un «film» già visto, perché anche in commissione giustizia i grillini avevano manifestato le loro perplessità, ma poi avevano ritirato gli emendamenti dopo un vertice al ministero di Giustizia e prima che fossero messi in votazione. Oggi ci sarà una nuova capigruppo per fare il punto sui tempi per l'esame del provvedimento. Il voto finale sul ddl potrebbe avvenire già domani.Come deto, resta però il malumore pentastellato per il decreto sicurezza. E anche se il leader del M5s ha già mandato messaggi chiari: «La maggioranza è questa, è una sola e andrà avanti compatta», tra i suoi c'è chi giudica troppo di destra il testo. Nell'accordo tra Di Maio e Salvini, infatti, c'è un pacchetto di 20 punti di modifica tra i quali però non ci sono quelli di Gregorio De Falco, ex ufficiale di Capitaneria di porto famoso per il suo «Salga a bordo, c…» rivolto al comandante Schettino appena naufragato con la Costa Concordia. E De Falco ha avvertito: «Ci sono alcuni principi sui quali non posso deflettere avendo giurato sulla Costituzione, da militare. E mantengo questo giuramento». Niente da fare, dunque, neanche se lo stesso vicepremier Di Maio gli chiedesse di ritirare gli emendamenti in nome dell'accordo politico con l'alleato leghista. «Seguo le indicazioni del presidente Mattarella», ha chiosato De Falco. Nessun dubbio invece, per il sottosegretario all'Interno Nicola Molteni, che ha affermato: «I 5 stelle voteranno perché è nel contratto. È una priorità non solo della Lega ma anche del Paese».
Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)