
Dieci intellettuali italiani riflettono in merito alla Risoluzione europea sui totalitarismi che cerca di chiudere i conti con la Storia appaiando nazifascismo e comunismo. Dimenticando la critica ad altri «-ismi» liberticidi.La Risoluzione del Parlamento europeo del 19 settembre 2019 sull'importanza della memoria europea per il futuro dell'Europa - 2019/2819 (RSP) andrebbe valutata e commentata riga per riga, date le sue troppe contraddizioni interne. […] Il documento del 2019, tanto fumoso nelle prospettive quanto ambizioso negli scopi, si presenta come la soluzione proposta per porre fine a un dogma risalente alla fondazione stessa dell'Unione europea, quello del fascismo (e/o del nazionalsocialismo) quale Mostro terribile, Male assoluto e Pericolo insanabile per la democrazia parlamentare, proponendone un «perfezionamento» - che per certi versi sarebbe però equivalente a una negazione attraverso la condanna del suo «contrario speculare», il suo «fratello-coltello»: il nazionalsocialismo, concepito come essenza del fascismo o peggiorativo assoluto di esso. […] Questa escalation di documenti tesi comunque a formulare la condannabilità del fascismo in quanto tale mediante una serie di proposte che in ultima analisi non andavano oltre una definizione del fascismo come somma di violenza e di razzismo (senza tener nell'adeguato conto che tali ingredienti si ritrovano magari non uniformemente in sistemi e regimi indefinibili come fascisti o che tali si osa definire) che appariva per un verso teratologica, per un altro inconcludente, sembrava aver subìto una brusca sterzata a partire dal franare del «sistema imperiale» dell'Unione Sovietica e del progressivo passaggio di alcuni Stati a essa già appartenenti, come quelli baltici, o di essa satelliti, come quelli centro ed est europei, e alla loro determinazione in una chiave essenzialmente antisovietica ma lato sensu antirussa a una parificazione nazismo-comunismo che apparisse irreversibile comune damnatio memoriae. Si trattava di un'operazione alquanto grossolana, che trovava il suo parallelo «in sedicesimo» nelle istanze vòlte, in Italia, a sancire un'equivalenza o quanto meno una forte affinità tra Lager nazisti e «foibe» titine: un paragone da più parti definito «aberrante» e che pure aveva preso piede anche come espediente in ultima analisi teso a favorire una visione del mondo fondata sulla somiglianza-equivalenza di nazismo e di comunismo e dalla contrapposizione fra entrambi essi da una parte, le democrazie liberal-parlamentaristiche dall'altra. […]Il Parlamento europeo assolve il sistema di potere liberal-liberistico del quale l'Europa oggi fa parte, e quindi tutti i tiranni che gli sono stati funzionali, e condanna solo quelli che hanno differente origine? […] E come la mettiamo sulla complicità dell'Europa nei confronti della politica statunitense specie dall'indomani del 1981 in poi? Come la mettiamo col suo ruolo politico e militare subalterno, con le basi statunitensi in territorio europeo, con la complicità in guerre che non ci riguardano e non sono combattute a nostra tutela né a nostro vantaggio? […]Perché non emerge dal nobile documento una condanna precisa di quell'altra forma di totalitarismo, quella costituita dalla plurisecolare oppressione colonialista della quale l'Europa fu promotrice e sfruttatrice ben prima del nazismo e del comunismo? E perché non si condanna il nuovo vero totalitarismo, delle lobbies internazionali, della fine della privacy, del primato del consumismo e della barbara società dell'ineguaglianza e del profitto, della distruzione del pianeta e dell'eutanasia tecnologica delle coscienze imprigionate nel «pensiero unico»? […] La verità, Signori eurodeputati, sta nel fatto che evidentemente voi detestate i totalitarismi per l'essenziale ragione ch'essi hanno introiettato all'interno della società europea sistemi e metodi di governo, di sfruttamento e d'oppressione ch'erano ovvi, comuni e sistematici della grande storia dell'Europa e dell'Occidente liberalista e colonialista dei secoli XVI-XX. Il resto del documento è un'inutile e insostenibile sequela di frasi fatte, di luoghi comuni, di reticenze e di proclamate buone intenzioni che farebbero ridere se non ci fosse da singhiozzare riflettendo ch'esse ci provengono dal più alto consesso parlamentare del nostro continente. Peccato solo che in questa sequenza di banalità manchi del tutto una definizione soddisfacente del totalitarismo; e che questo punto autorizzi implicitamente, appunto, altre forme di totalitarismo. Quello mondialista e liberista, per esempio. […] Il parlamento europeo si dice, bontà sua, «profondamente preoccupato per la crescente accettazione di ideologie radicali e per il ritorno al fascismo, al razzismo, alla xenofobia e ad altre forme di intolleranza nell'Unione europea» e «turbato dalle notizie di collusione di leader politici, partiti politici e forze dell'ordine con movimenti radicali, razzisti e xenofobi di varia denominazione politica in alcuni Stati membri»; quindi «invita gli Stati membri a condannare con la massima fermezza tali accadimenti, in quanto compromettono i valori di pace, libertà e democrazia dell'Ue». Al solito: alle lacune della capacità di governo e della debolezza intellettuale si tende a sostituire il generalizzato uso della galera. E torna la tentazione liberticida delle leggi contro il «liberticidio». Senonché, quello che il parlamento europeo chiama (senza definirlo) «revisionismo storico» corrisponde in buona e concreta parte al libero esercizio della critica storica, che non può se non essere fondato anche sulla revisione critica e documentata dei pareri storici precedenti. […] Dal canto mio, l'unico contributo attivo che mi permetterei di suggerire al documento è una chiosa alla proposizione 8, con la quale si «invita tutti gli Stati membri a celebrare il 23 agosto come la Giornata europea di commemorazione delle vittime dei regimi totalitari a livello sia nazionale che dell'Ue e a sensibilizzare le generazioni più giovani su questi temi inserendo la storia e l'analisi delle conseguenze dei regimi totalitari nei programmi didattici e nei libri di testo di tutte le scuole dell'Unione; invita gli Stati membri a promuovere la documentazione del tragico passato europeo, per esempio attraverso la traduzione dei lavori dei processi di Norimberga in tutte le lingue dell'Ue». Benissimo: aggiungerei uno sguardo un po' fuori dai confini della nostra Europa, cosa che in tempi di globalizzazione è necessaria. E proporrei pertanto la celebrazione della Giornata del 3 gennaio, anniversario dell'infame proditorio assassinio nel 2020 del generale Qassem Soleimani, come Giornata Europea di Commemorazione di tutti gli Eroi della lotta contro la violenza postcolonialista e la tirannia mondialista. […]Vi sarebbe molto di altro da notare. Ma forse quanto finora detto è sufficiente a mostrare come la pomposa Risoluzione sia un autentico bluff storicamente inutile e inconcludente, concettualmente falso e reticente, eticamente ipocrita e incoerente. […]È ovvio che l'equivalenza tra nazismo (sentito come una «eccezione» nel panorama dei fascismi o, ed è cosa ben diversa, il paradigma del fascismo spinto alle conseguenze estreme di elementi già di per sé insiti nella sua natura) e comunismo (quanto meno nell'accezione, da molti ritenuta la peggiore e la più condannabile, dello stalinismo) non può esser condotta su una serie di analogie e di somiglianze innegabili anzi addirittura impressionanti sotto il profilo esteriore e formale. […] Il problema, a nostro avviso, è principalmente un altro: sia nelle sue premesse storiche, sia nella sua essenza concettuale. Anzitutto va sottolineato che tanto il fascismo in generale (anche nella sua «variabile» nazionalsocialista: se è possibile considerarlo una variabile) quanto il comunismo, con tutti i loro rispettivi - e sovente coincidenti - precedenti individuabili nell'Illuminismo e nel Romanticismo, affondano nondimeno le loro radici, concretamente, nella «questione sociale» tardottocentesca, nella «nascita del Quarto Stato» e nel loro padre comune: il socialismo. Che poi ne siano figli ribelli e degeneri, in tutto o in parte, è un'altra questione. […] Il decrepito liberismo otto-novecentesco, in qualche misura modificato, riciclato e trasferito nell'odierna gestione del mondo globalizzato, resta un immenso fallimento storico ed etico. […] Sembra proprio che Hannah Arendt, quando sosteneva che i totalitarismi hanno bisogno per sopravvivere di un «Nemico metafisico», avesse ragione. In effetti il totalitarismo neoliberista ha dimostrato di aver bisogno di questo tipo di Nemico, esattamente come il nazismo aveva bisogno dell'«Ebreo» e il comunismo del «Capitalista». Col 1945, il vecchio capitalismo riciclato sopravvisse, anzi si riaffermò, grazie al suo trionfo sul nazismo; con la Guerra Fredda e la caduta dell'Unione Sovietica prosperò, frattanto internamente mutandosi, sfruttò il mito del Nemico metafisico comunista; a partire dall'era Bush jr. ne trovò un altro identificato con il fondamentalismo musulmano, nonostante l'alleanza ferrea - che ancora perdura - con i wahhabiti dell'Arabia saudita; può darsi che adesso ne stia elaborando un altro individuandolo in un composito spauracchio russo-iraniano-cinese. Il suo ventre è sempre gravido e la sua capacità mitopoietica inesauribile.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.