2021-10-13
Il lasciapassare serve a esportare l’euro digitale in tutto il mondo
Ursula von der Leyen (Ansa)
Il sistema di riconoscimento risolve i problemi di compatibilità fra le banche centrali.Come ha rivelato l'inchiesta della Verità di ieri, dal punto di vista tecnologico il green pass è disegnato in modo da poter esser usato per molti scopi, assegnando un'identità digitale a ogni cittadino che così diventa un utente che può godere di certi diritti solo a date condizioni stabilite dalla piattaforma. La crisi del Covid-19, ha solo accelerato un processo già in atto a livello europeo, legato anche alla creazione della moneta unica digitale. Come si legge nei documenti, la pandemia «ha fornito uno straordinario impulso alla digitalizzazione e la capacità di dimostrare identità per operare digitalmente è uno dei fondamenti chiave dello sviluppo economico e sociale. Consumatori e aziende hanno spostato le loro transazioni e operazioni nel mondo digitale, dove possono accedere a beni e servizi pubblici e privati di base, come la sanità, l'istruzione e i servizi finanziari». E la futura creazione di portafogli di identità digitale come parte di un cambiamento delle regole di identificazione elettronica rappresenta un passo fondamentale. Passo che riteniamo essere già a buon punto di realizzazione, viste le caratteristiche del green pass, come l'interoperabilità transfrontaliera attraverso la connessione delle piattaforme nazionali alla rete centrale, la crittografia a doppia chiave asimmetrica delle firme digitali e dei Qr code custoditi nei portafogli dei portatori e l'anonimizzazione dei dati scambiati nella rete attraverso l'impiego di protocolli crittografici comuni.Ma c'è molto di più se prendiamo in considerazione tutto il Pacchetto di finanza digitale licenziato dalla Commissione guidata da Ursula von der Leyen a settembre del 2020, di cui fanno parte due comunicazioni strategiche in materia di finanza digitale e pagamenti al dettaglio, nonché tre proposte di regolamento sui cripto asset, su un regime «pilota» per infrastrutture di mercato basate sulle tecnologie dei registri distribuiti (tra le quali rientra la blockchain) e sulla resilienza digitale operativa del settore finanziario.Infatti, soprattutto con riferimento ai pagamenti al dettaglio, quale parte integrante del nuovo mercato dei capitali inclusivo di cosiddetti stablecoin, token digitali e nuovo euro digitale su blockchain in corso di realizzazione, scopriamo dai documenti del Senato che, al fine di facilitare l'interoperabilità transfrontaliera e nazionale, la Commissione intende esaminare, in stretta collaborazione con l'Abe (Autorità bancaria Europea), le modalità per promuovere l'uso dell'identità elettronica e delle soluzioni basate su servizi fiduciari, sfruttando l'ulteriore potenziamento del regolamento eIdas; in quanto funzionale a garantire complementarità tra le soluzioni di pagamento sviluppate dal settore privato e il necessario intervento delle autorità pubbliche, nonché a verificare il livello di accettazione dei pagamenti digitali nell'Ue, in particolare da parte di Pmi e Pa, al fine di sostenere l'emissione di una valuta digitale della Banca centrale per le operazioni al dettaglio in euro.Ma perché sistemi interoperabili di identità digitale sono necessari all'euro digitale, e, in generale a tutte le Cbdcs (Central bank digital currencies) in corso di adozione da parte di quasi tutte le Banche centrali de mondo? Perché l'euro digitale non avrà più le caratteristiche del denaro contante come l'anonimato del possessore e perché l'impostazione di una valuta digitale di una Banca centrale deve consentire ex ante la complementarietà degli scambi in un'altra divisa legale digitale.E ci sono tre modi per risolvere tali problematiche, secondo quanto indicato dall'ultimo rapporto di giugno della Bank for international settlements, che si è fatta promotrice dell'accelerazione dei diversi progetti di emissione di Cbdc. La soluzione più semplice è che due diverse autorità di pagamento migliorino la compatibilità dei loro standard tecnici e normativi. Oppure che riescano a collegare i loro sistemi e condividere alcune interfacce, eliminando gli intermediari. Oppure che riescano a condividere un'unica piattaforma per lo scambio delle loro valute digitali. Ma, a ben vedere, ognuno dei tre approcci «richiede schemi di identificazione sempre più intrecciati», cioè sistemi di identificazione elettronica compatibili, o interoperabili. Tuttavia, anche la più promettente opzione operativa - un sistema di pagamento gestito congiuntamente che supporta le valute digitali di più Banche centrali - sconta un problema insormontabile in quanto è di difficile realizzazione un sistema universale di identificazione digitale dei portatori di valuta legale digitale.Cosa fare allora? In qualche modo, come intuibile, la pandemia ha offerto già gli elementi per risolvere il problema. E sì, perché se il mio certificato di vaccinazione a Hong Kong è sul mio Apple wallet con nome e numeri d'identità parzialmente crittografati e anonimizzati, io posseggo un Qr code a prova di manomissione, in quanto registrato su una blockchain, che può essere letto dalle autorità di immigrazione ovunque nel mondo, perché le autorità sanitarie hanno già dovuto verificare la mia identità. E, finché gli altri Paesi riconoscono i certificati di vaccinazione, la versione elettronica verrebbe accettata per i viaggi internazionali. E non è difficile immaginare che un sistema simile possa funzionare per i pagamenti internazionali con denaro digitale. Per una tazza di caffè dovrebbe essere sufficiente che un'autorità nazionale abbia verificato che sei chi dici di essere e che hai quello che dici di avere: denaro (probabilmente non più) tuo non speso. Finché il Paese che accetta il contante digitale è soddisfatto degli standard antiriciclaggio dell'autorità emittente, non è richiesto null'altro. Forse.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)