2023-02-03
Il killer calabrese evaso è recidivo: nel 2013 era scappato da Rebibbia
Massimiliano Sestito (Ansa)
In Francia preso un boss della ’ndrangheta ricercato da 17 anni: faceva il pizzaiolo.Ai giudici che hanno concesso i domiciliari con braccialetto elettronico a Massimiliano Sestito deve essere sfuggito che già nell’agosto 2013 non era rientrato dalla semilibertà nel carcere romano di Rebibbia e che era stato poi riarrestato un mese dopo mentre si trovava sulla spiaggia di Palinuro, nel Cilento, dove durante un controllo fornì una carta d’identità falsificata. All’epoca era con un amico e con sua madre, arrestata pure lei per il reato di procurata inosservanza della pena. Questa volta, per i domiciliari, invece, aveva scelto la casa del papà, a Pero, in provincia di Milano, dove in teoria avrebbe dovuto attendere la sentenza per l’omicidio, sull’Ardeatina, del boss Vincenzo Femia, potentissimo boss della cosca di San Luca (Reggio Calabria) ucciso nel 2013. «La fuga è stata preparata da tempo», fanno sapere ora gli investigatori, che non escludono che abbia attivato solidi «agganci» con il cartello calabrese degli Iozzo, Chiefari e Procopio, che tra Guardavalle e Soverato, in provincia di Catanzaro, fanno il bello e il cattivo tempo. Oggi la Corte di cassazione dovrà decidere nuovamente sulla sorte del killer latitante (che aveva già scontato 30 anni per un altro omicidio, quello dell’appuntato dei carabinieri Renato Lio, eseguito nel 1991 mentre cercava di fermare Sestito a un posto di blocco). L’iter giudiziario è stato particolarmente tortuoso: in primo grado Sestito fu condannato all’ergastolo; i giudici d’appello, concedendo le attenuanti, abbassarono la pena a 25 anni. La Suprema corte cassò la sentenza con l’invio del fascicolo a un’altra Corte d’assise d’appello chiedendo di rinnovare il giudizio. Che fu ribaltato. Nuovo ricorso per Cassazione e invio degli atti alla Corte d’assise d’appello di Roma per il processo ter e nuova condanna all’ergastolo. La sua scarcerazione era stata disposta nel giugno del 2022, ma solo un mese fa i giudici erano riusciti a reperire il braccialetto elettronico (che ha manomesso prima di darsi alla fuga) per permettergli la detenzione ai domiciliari. E in attesa dell’ennesima decisione della Suprema corte Sestito si è dato di nuovo alla macchia. Nel fascicolo dei giudici della Corte d’Assise d’appello di Roma, che gli hanno concesso i domiciliari spostandolo dal carcere di Terni, dove era detenuto, a Pero, era però ricostruita la carriera carceraria e criminale del detenuto modello. Sin dal 1991, quando a Gagliato, in provincia di Catanzaro, i carabinieri lo beccarono mentre sfrecciava con una Lancia delta turbo. Dopo un inseguimento e una perquisizione spuntarono 194 banconote da 100.000 lire. Da quel processo fu assolto nel 1993, lo stesso anno dell’omicidio del carabiniere. Ora la sua foto è stata diramata a tutti i nuclei radiomobili dei carabinieri d’Italia, con l’indicazione della particolare pericolosità. D’altra parte forzò il posto di blocco nel 1991, quando aveva solo 21 anni, e assassinò il carabiniere che voleva fermarlo nel 1993. Si è lasciato arrestare senza opporre resistenza, invece, Edgardo Greco, 63 anni, calabrese pure lui, ricercato da 17 anni: faceva il pizzaiolo a Saint Etienne, in Francia, dove si era trasferito dal 2014, e aveva assunto l’identità di un sorvegliato speciale pugliese, Paolo Dimitrio. Pure lui con tanto di carta d’identità. Come Matteo Messina Denaro. E proprio come il boss di Castelvetrano che, come svelato dalla Verità, si era scattato un selfie con il medico che lo curava, ha lasciato in giro più di una traccia. Nelle foto diffuse dai carabinieri è ai fornelli, con le braccia conserte, in posa da chef. Era latitante dal 2006 per un duplice omicidio di ‘ndrangheta avvenuto a Cosenza nel 1991 (le due vittime furono massacrate a colpi di spranga all’interno di una pescheria) e per il quale era stato condannato all’ergastolo.
Jose Mourinho (Getty Images)