2025-03-09
Il gran pericolo: dalle toghe un via libera a viaggi disperati
Avendo stabilito che i clandestini bloccati hanno diritto a un indennizzo, i giudici hanno inviato a mezza Africa un segnale di via libera. La preoccupazione di Nordio: «La decisione ha effetti potenzialmente devastanti».Uno spot dal paradiso terrestre, con putti riccioluti e torrenti di miele, non sarebbe stato così efficace. Con una semplice sentenza la corte di Cassazione ha ottenuto in Libia e dintorni più successo di una pubblicità immigrazionista affidata al genio di Paolo Sorrentino: chi viene bloccato mentre tenta di entrare in Italia illegalmente ha diritto a un indennizzo «per illegittima restrizione della libertà personale». La decisione è un via libera epocale, un invito a tutti i disperati del pianeta a mettersi in marcia verso la terra promessa (Lampedusa, Siracusa, Pozzallo) senza neppure il fastidio di dover provare l’eventuale costrizione patita durante i controlli di frontiera. Poiché per la Suprema corte basta «la presunzione del danno psicologico», il clandestino di turno e il suo avvocato possono prendere il numerino e porsi direttamente in fila per chiedere il risarcimento. Una pacchia.Il provvedimento, che calpesta allegramente decenni di faticosi tentativi dei governi italiani (di qualsivoglia sfumatura politica) di regolamentare i flussi migratori, diventa un potentissimo pull factor e sale immediatamente sul podio olimpico nello sport del «grande abbraccio». Insidia il primato detenuto da papa Francesco, che una decina d’anni fa per enfatizzare la vocazione all’accoglienza purchessia, si lasciò scappare l’invito: «Venite fratelli, vi aspettiamo». Con il risultato che alcune centinaia di santini con l’immagine del Pontefice e la frase trasformata in slogan vennero sequestrati nei barchini degli scafisti al largo delle coste spagnole; puro marketing vaticano a costo zero. Solo che quei migranti non capivano perché, nonostante la promessa, la Guardia Civil sparasse loro addosso.La filosofia dei pull factors, i fattori di attrazione, è elementare e vale dai tempi degli sbarchi sulle coste pugliesi (erano gli anni Novanta) della prima ondata di migranti albanesi: la situazione economica e ambientale dei Paesi occidentali con il fasullo Eldorado descritto dai caroselli tv era una delle cause della fuga verso «Lamerica» da cercare fra Otranto e Porto Badisco. Una realtà che esclude i profughi veri e propri, ma che continua ad essere alla base dell’invasione dall’Africa dei migranti economici - spinti dal racket dei mercanti di schiavi - che l’Europa non sa come regolamentare. Il tema va trattato con cautela perché le due paroline pull factor rischiano di creare gastriti permanenti nei sostenitori (Ong, tassisti del mare, corifei del business della disperazione) del fenomeno immanente e ineluttabile. Chi osa parlare di fattori di attrazione viene trattato dal progressismo cattodem come un bieco razzista.Poi arriva la Cassazione e regala una spinta a molla che nessuno poteva immaginare e che nessuno ora può più smentire. Venite pure e stracciate i documenti d’identità: chi osa fermarvi dovrà anche risarcirvi. Una spallata a tradimento a un decennio di politiche basate sulla necessità di calmierare i flussi, a dossier dell’Europa alti mezzo metro, a incidenti diplomatici, a rimpatri fai-da-te, a strategie internazionali, a faticosi trattati e provvedimenti per evitare lo schiavismo di ritorno. Tutto inutile perché la Suprema corte ha aperto l’autostrada più allettante, quella lastricata di denaro dei contribuenti. Il modo migliore per alimentare la guerra fra poveri. Il vulnus non poteva non allarmare il governo. Infatti dopo le reazioni a caldo della premier Giorgia Meloni, ecco il pensiero preoccupato del ministro della Giustizia, Carlo Nordio: «La sentenza ha effetti potenzialmente devastanti. Sappiamo che in Africa ci sono centinaia di migliaia di possibili migranti, forse addirittura milioni, gestiti da organizzazioni criminali. Se producessimo il principio che queste persone, anche entrando illegalmente, hanno diritto a risarcimenti finanziari, le nostre finanze andrebbero in rovina». L’effetto potrebbe interessare poco o niente ai giudici, che non devono rendere conto del loro operato ai cittadini. Per loro il popolo - vantaggio non da poco - è pur sempre un’entità astratta, un magma indistinto attorno al quale modellare sentenze telluriche che somigliano a invasioni di campo rispetto a prerogative di altre istituzioni dentro quel delicato meccanismo di contrappesi che si chiama Stato di diritto.In nome di un malinteso senso della misericordia, il provvedimento che sancisce «la giustiziabilità dell’atto politico come atto amministrativo», quindi di ogni atto politico, conferma che le toghe vogliono imporre il potere di legittimazione o di rottamazione delle azioni del Parlamento eletto dai cittadini. Ne deriva che sulla pelle dei migranti è in corso una battaglia ideologica che va oltre la certezza del diritto e la libertà della persona. E quando la presidente della Suprema corte, Margherita Cassano, invita a «rispettare la divisione dei poteri» dovrebbe garantire la reciprocità dell’assunto, quindi che il potere giudiziario sia il primo a rispettare (e non spostare con le sue interpretazioni) quelle stesse linee di demarcazione. In fondo al braccio di ferro rimangono due domande retoriche: un ministro dell’Interno può fare a meno di garantire la sicurezza del Paese? Una nave di soccorso della Guardia costiera italiana non è già un Pos (place of safety) con tutte le prerogative di legge? Urgono risposte. In caso contrario, la sentenza-terremoto è solo uno spot dal molto presunto paradiso terrestre. Ed è l’origine del caos.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.