
Alberto Brambilla del centro studi Itinerari previdenziali: «E le detrazioni sanitarie saltano».In Italia è in corso una specie di guerra santa contro i ricchi, cioè i cittadini «colpevoli» solo di avere un reddito elevato? Ha senso massacrarli sul piano della pressione fiscale, anziché incoraggiarli a consumare e a far crescere l'economia? La Verità ha conversato su questo tema con Alberto Brambilla, che guida il centro studi Itinerari previdenziali. Come nasce questa strana jihad?«Dagli obiettivi irrealistici fissati per il recupero dell'evasione: prima si era detto che si sarebbero dovuti recuperare 7 miliardi in un anno, poi sono divenuti 3 e mezzo… Io temo che finiranno come i famosi 18 miliardi di privatizzazioni, cioè non se ne farà nulla». E allora esaminiamo la platea dei contribuenti italiani«Intanto, le cifre fondamentali: abbiamo 60 milioni circa di abitanti, e 41 milioni e mezzo di contribuenti».Ma non tutti questi 41 milioni e mezzo pagano.«Quelli che pagano almeno 1 euro di imposte sono 30 milioni».Bene, siamo arrivati a quelli che pagano. In questa cerchia cosa succede? Immagino ci siano profondissime diversità di trattamento…«Una quota enorme paga pochissimo. Il 45,19% dei contribuenti (stiamo parlando di 18 milioni di persone) paga il 2,62% di tutta l'Irpef…».Una miseria… Quanto fa in termini di gettito?«Sono 4,3 miliardi, e in media sono 273 euro a testa».Intuisco che da qualche altra parte devono esserci dei tartassati, anzi dei massacrati…«Ci arrivo. L'1,49% dei contribuenti, quelli con un reddito superiore ai 100.000 euro, e sono 467.000 persone, paga quasi il 20% di tutta l'Irpef».L'equivalente di una manovra sulle loro spalle«Infatti si tratta di 32,9 miliardi».E a testa?«In media sono 70.000 euro l'anno di tasse, non so se mi spiego».Davanti a tutto questo, la cosiddetta «narrazione» dei grillini appare insensata«Loro dicono: “Colpiamo i grandi evasori". Ma non si accorgono di chi è massacrato e di chi è salvato».Lei ha avanzato una proposta di buon senso per aiutare l'emersione di tutta una serie di attività altrimenti inevitabilmente destinate a rimanere in nero…«Partiamo da un dato di realtà. Le famiglie italiane sono circa 25 milioni. Si calcola che ognuna di essere abbia dai tre ai quattro interventi l'anno in casa, per la piccola manutenzione domestica. Si arriva a un numero enorme di interventi: dai 75 ai 100 milioni di lavori in casa l'anno. Lei capisce che non si tratta né di massacrare le famiglie né di prendersela con idraulici, tappezzieri, imbianchini…».Ci mancherebbe. Il «nemico» è l'Iva, tutti gli altri sono vittime di quel muro.«Appunto. Se un lavoro costa 1.000 euro, aggiungendo l'Iva costerebbe 1.220 euro. È evidente che, davanti alla possibilità di cavarsela senza fattura con 8-900 euro, quasi nessuno si mette a fare l'eroe fiscale e a pagare tutto…».Qui scatta la sua proposta.«Consentire a ogni famiglia di portare in detrazione al 50% lavori per 5.000 euro l'anno. In pratica ti scarichi 2.500 euro, sei in regola e il vantaggio è significativo, tale da incoraggiarti a chiedere la regolare fattura».Ma mi pare che il governo giallorosso abbia altre idee…«Eh sì. In continuità con il passato, preferisce prendersela con i pensionati di fascia alta. Già li chiama “pensionati d'oro", e questo di per sé crea odio. Non dimentichiamo che, già con l'altro governo, per 30.000 pensionati, quelli sopra i 100.000 euro, è scattato un taglio…».È una storia lunga, che parte dai governi Prodi«Certo. Dal 1996 in poi, per le pensioni cinque volte superiori al minimo, è stata di fatto tolta o ridotta l'indicizzazione, e quindi è venuta meno la rivalutazione» Poi, molto spesso, si tratta proprio di quell'1,49% dei contribuenti che si carica il grosso dell'Irpef…«Appunto. E che hanno fatto i giallorossi? All'inizio della discussione sull'ultima manovra hanno fatto intendere che a questa fascia più elevata sarebbero state tagliate o tolte del tutto le detrazioni».Erano arrivati a evocare perfino la parte delle detrazioni sanitarie, una specie di «Se sei ricco, devi morire…».«Pazzesco, anche sul piano costituzionale. È finita - per il momento - con una specie di bivio. Sopra i 240.000 euro, non ci saranno più detrazioni. Tra i 120 e i 240.000, non saranno più detraibili una serie di spese».Ma ancora non sappiamo di preciso quali.«Eh sì, perché, ed è un'altra follia italiana, pure questa manovra richiede 77 decreti attuativi…».E quindi questi contribuenti devono aspettarsi qualche sorpresa non positiva nei prossimi mesi…«Realisticamente, scopriremo sforbiciate alla detraibilità di ristrutturazioni, ammodernamento delle facciate, opere di efficientamento energetico, iscrizione a fondi sanitari o pensionistici».Una follia. Anziché spingere i contribuenti più abbienti a consumare e a muovere l'economia, li si punisce. Il contrario dell'antico monito di Olof Palme alla sinistra: «Occorre far sorridere i poveri, non far piangere i ricchi».«A questi contribuenti andrebbe data una medaglia. E invece ci si accanisce contro di loro. Al punto che molti sono portati a dirsi: ma perché devo continuare ad ammazzarmi di lavoro per essere trattato così?».
Federico Cafiero De Raho (Ansa)
L’ex procuratore nazionale antimafia, sentito dai pm che indagano su Laudati e il finanziere, fa muro: «Non sapevo nulla».
Il 20 maggio 2025 Federico Cafiero De Raho, ex procuratore nazionale antimafia ora parlamentare pentastellato, varca le porte della Procura di Roma, dove è approdato il fascicolo che ricostruisce la sequenza di accessi alle banche dati ai danni di esponenti del mondo della politica, delle istituzioni e non solo. E che ha prodotto 56 capi d’imputazione per le 23 persone indagate. Un funambolico de Raho risponde alle domande del procuratore aggiunto Giuseppe Falco e della pm Giulia Guccione. Sessantadue pagine in cui l’ex procuratore nazionale antimafia ripete sempre lo stesso schema. Che in più punti appare come uno scaricabarile in piena regola. E con una trentina di chiodi (quelli piantati con i vari «non ricordo, non avevamo questa possibilità, lo escludo») tutti nella stessa direzione: la difesa della sua estraneità. Tutti utili a puntellare ogni snodo critico emerso dall’ufficio che guidava e che, nella sua narrazione, gli è passato accanto senza mai toccarlo.
(Totaleu)
Lo ha detto l'eurodeputato di Fratelli d'Italia Paolo Inselvini alla sessione plenaria di Strasburgo.
Sergio Mattarella (Ansa)
Di fatto tutti i quotidiani adottano lo stesso schema: minimizzare la vicenda e, ogni volta che un esponente di destra parla, agitare lo spettro di macchinazioni di Fdi per colpire Sergio Mattarella su mandato di Giorgia Meloni.
Non sarà «provvidenziale», ma lo scossone c’è stato. È quel 60% di italiani che non è andato a votare, e il presidente della Repubblica certo ha preso buona nota. Ieri era a Lecce - con Michele Emiliano al suo ultimo atto ad accoglierlo (e non pareva euforico) - per l’assembla annuale delle Province e ha detto un paio di frasi che suonano come un avvertimento a nuora perché suocera intenda. Sopire, troncare - come avrebbe detto il Conte zio - le turbolenze attorno all’affare Garofani, ripensando all’uscita di lunedì del presidente del Senato.
Firmato un memorandum tra Cdp, Simest e Jiacc e inaugurata a Riyad la nuova antenna Simest durante il Forum imprenditoriale Italia-Arabia Saudita.
Giornata cruciale per le relazioni economiche tra Italia e Arabia Saudita. Nel quadro del Forum Imprenditoriale Italia–Arabia Saudita, che oggi riunisce a Riyad istituzioni e imprese dei due Paesi, Cassa depositi e prestiti (Cdp), Simest e la Camera di commercio italo-araba (Jiacc) hanno firmato un Memorandum of Understanding volto a rafforzare la cooperazione industriale e commerciale con il mondo arabo. Contestualmente, Simest ha inaugurato la sua nuova antenna nella capitale saudita, alla presenza del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani.
L’accordo tra Cdp, Simest e Jiacc – sottoscritto alla presenza di Tajani e del ministro degli Investimenti saudita Khalid A. Al Falih – punta a costruire un canale stabile di collaborazione tra imprese italiane e aziende dei Paesi arabi, con particolare attenzione alle opportunità offerte dal mercato saudita. L’obiettivo è facilitare l’accesso delle aziende italiane ai mega-programmi legati alla Vision 2030 e promuovere partnership industriali e commerciali ad alto valore aggiunto.
Il Memorandum prevede iniziative congiunte in quattro aree chiave: business matching, attività di informazione e orientamento ai mercati arabi, eventi e missioni dedicate, e supporto ai processi di internazionalizzazione. «Questo accordo consolida l’impegno di Simest nel supportare l’espansione delle Pmi italiane in un’area strategica e in forte crescita», ha commentato il presidente di Simest, Vittorio De Pedys, sottolineando come la collaborazione con Cdp e Jiacc permetterà di offrire accompagnamento, informazione e strumenti finanziari mirati.
Parallelamente, sempre a Riyad, si è svolta la cerimonia di apertura del nuovo presidio SIMEST, inaugurato dal ministro Tajani insieme al presidente De Pedys e all’amministratore delegato Regina Corradini D’Arienzo. L’antenna nasce per fornire assistenza diretta alle imprese italiane impegnate nei percorsi di ingresso e consolidamento in uno dei mercati più dinamici al mondo, in un Medio Oriente considerato sempre più strategico per la crescita internazionale dell’Italia.
L’Arabia Saudita, al centro di una fase di profonda trasformazione economica, ospita già numerose aziende italiane attive in settori quali infrastrutture, automotive, trasporti sostenibili, edilizia, farmaceutico-medicale, alta tecnologia, agritech, cultura e sport. «L’apertura dell’antenna di Riyad rappresenta un passo decisivo nel rafforzamento della nostra presenza a fianco delle imprese italiane, con un’attenzione particolare alle Pmi», ha dichiarato Corradini D’Arienzo. Un presidio che, ha aggiunto, opererà in stretto coordinamento con la Farnesina, Cdp, Sace, Ice, la Camera di Commercio, Confindustria e l’Ambasciata italiana, con l’obiettivo di facilitare investimenti e cogliere le opportunità offerte dall’economia saudita, anche in settori in cui la filiera italiana sta affrontando difficoltà, come la moda.
Le due iniziative – il Memorandum e l’apertura dell’antenna – rafforzano dunque la presenza del Sistema Italia in una delle aree più strategiche del panorama globale, con l’ambizione di trasformare le opportunità della Vision 2030 in collaborazioni concrete per le imprese italiane.
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