2019-11-06
Il governo si occupa dei migranti, ma dimentica le aziende italiane in Libia
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Mentre viene rinnovato il memorandum d'intesa con Tripoli, molte aziende impegnate nel settore oil & gas rischiano di perdere appalti per centinaia di milioni di euro. Michele Marsiglia, presidente di Federpetroli, lancia l'allarme. «Il ministro Luigi Di Maio non ha ancora risposto alle nostre richieste. I bandi di gara della Noc possono finire in mani straniere».Il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese difende alla Camera i rapporti bilaterali con la Libia, Intanto in Germania il partito La Sinistra attacca i servizi segreti tedeschi: interrogano i migranti in Italia senza averne competenze. Lo speciale contiene due articoliDa un lato il rinnovo automatico del memorandum d'intesa con l'Italia sul fronte immigrazione, dall'altro il rischio che le nostre piccole imprese perdano i prossimi appalti nel settore oil & gas a scapito di quelle straniere. Il caos Libia, con una guerra civile in corso e il rischio di una nuova ondata di migranti verso le coste dell'Italia, inizia a preoccupare le molte aziende di casa nostra ancora impegnate sul territorio. Se Eni, presente dal 1959, fa storia a sé - e come sostenne in televisione l'ex premier Matteo Renzi è un pezzo fondamentale dei nostri servizi segreti –, ci sono decine di piccole e medie imprese che lavorano in Libia negli impianti petroliferi. Partecipano a gare per appalti e subappalti per la creazione di raffinerie, centri di stoccaggio, costruzione di gasdotti e oleodotti. Spesso sono in consorzio con altre aziende straniere. Molte di queste sono iscritte a Federpetroli, la federazione internazionale del settore petrolifero. Le accompagna e le rappresenta ai tavoli istituzionali, sia italiani sia esteri. A quanto risulta alla Verità, la Noc (National Oil Corporation) libica avrebbe già pronti nuovi appalti per esplorazione e costruzione sul territorio libico, per centinaia di milioni di euro. Se ne è discusso di recente a Malta. Ma proprio in questo momento il governo italiano latita con Federpetroli Italia. Michele Marsiglia, il presidente, chiede da mesi un incontro con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, ma la data non è stata ancora fissata. Come Marsiglia ha più volte ribadito: «L'impegno di Federpetroli Italia è quello di continuare ad investire in Libia, oggi più di ieri. Ad oggi la compagnia petrolifera di Stato libica Noc (National Oil Corporation) veste una giacca che viene tirata a destra e a sinistra. Vediamo una Noc che fatica a mettere in atto le proprie politiche energetiche, ma che allo stesso tempo inonda il mercato di gare e bandi». Secondo Marsiglia, però, servirebbe un affiancamento da parte del governo, «perché questi appalti rischiano di finire ad aziende straniere se non c'è uno stato italiano più forte nella zona». Il governo, in pratica, continua a prestare attenzione alle nostre coste e all'emergenza migranti, meno all'indotto petrolifero, che se pur in condizioni difficili, continua a esserci. Le forze di Khalifa Haftar continuano con operazioni di disturbo verso Tripoli. L'obiettivo del generale della Cirenaica, come dichiarato in una recente intervista all'agenzia russa Novosti, è quella di liberare la Capitale. Ma allo stesso tempo Haftar ha mostrato interesse anche per la questioni petrolifere, spiegando che il tema del petrolio è un settore sensibile. Ha un disperato bisogno di ristrutturazione, riorganizzazione e sottomissione al controllo, è regolato dalla National Oil Company». Secondo l'agenzia African Intelligence il primo ministro libico Fayez Sarraj , che ha perso credibilità sulla scena internazionale, sta puntando tutto sulla cooperazione con l'Italia e l'Ue nella lotta alla migrazione clandestina. Per l'agenzia, ritenuta vicino a ambienti di intelligence francese, il memorandum offre supporto tecnico e finanziario alle guardie costiere libiche per circa 800 milioni di euro con l'obiettivo di ridurre il flusso di migranti. E' il risultato degli incontri di questi ultimi 15 giorni del ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, che il 23 ottobre ha incontrato anche il ministro dell'Interno Fathi Bachaga. Sempre secondo l'agenzia, anche Haftar trarrebbe vantaggi dal traffico di essere umani: rappresenterebbe anche per il generale una fonte di entrate. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-governo-pensa-ai-migranti-ma-dimentica-le-aziende-italiane-in-libia-2641237150.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-controspionaggio-tedesco-interroga-i-migranti-in-italia" data-post-id="2641237150" data-published-at="1757535188" data-use-pagination="False"> Il controspionaggio tedesco interroga i migranti in Italia Controspionaggio tedesco su territorio italiano per interrogare i migranti. E' questa la denuncia di Gokay Akbulut, deputata de La Sinistra tedesca, sul Berliner Sonntagsblatt, dove viene criticato l'impiego del BfV (Bundesamt für Verfassungsschutz simile al nostro Aisi) all'estero perchè «estraneo al sistema». Questo tipo di intelligence, infatti, può operare «esclusivamente in Germania e soltanto in casi eccezionali molto specifici in altri paesi», ha detto Akbulut. Si tratta di una denuncia molto pesante, perché funzionari dell'Ufficio federale per la protezione della Costituzione (Bfv), ossia i servizi segreti interni della Germania, e agenti di polizia tedeschi, si sarebbero recati in Italia e a Malta per interrogare i migranti che sbarcano nei due paesi. L'obiettivo sarebbe quello di valutare la sussistenza di possibili rischi di spionaggio o estremismo nel quadro dell'autorizzazione di sicurezza «obbligatoria, prerequisito per l'avvio di una procedura di asilo» in Germania: in pratica i tedeschi valutano i vari profili del migranti per evitare di riceverli. Questi interrogatori, in teoria, si basano sul regolamento di Dublino, la normativa dell'Ue in materia di protezione internazionale», ha spiegato il ministero dell'Interno tedesco nella risposta a un'interrogazione presentata dal gruppo La Sinistra al Bundestag. Ma i dubbi restano. Nel frattempo Luciana Lamorgese ha difeso l'intesa con la Libia sui flussi migratori durante il question time alla Camera. Ma ha confermato la richiesta di modifiche al memorandum. Quando è stato firmato il Memorandum of understanding con la Libia nel 2017 «i flussi migratori erano preoccupanti, oggi sono calati ma è ingiustificabile un calo d'attenzione sulle dinamiche migratorie ed i rischi umanitari. Nel confronto con il 2017 si sono contratti i flussi dalla Libia e si è registrata una forte riduzione delle vittime in mare. Il Memorandum ha contribuito a questi risultati, ma esso è anche importante per evitare l'isolamento delle autorità libiche», ha detto il ministro dell'Interno nella sua informativa alla Camera. Libia, a quanto pare, sarebbe disponibile a rivedere Memorandum. «La controparte libica ha accolto favorevolmente la proposta italiana e si è dichiarata disponibile a rivedere il testo».Dalla Libia si alzano anche voci critiche. Abdulahdi Ibrahim Lahweej,' il ministro degli Esteri del governo di Tobruk, nell'Est della Libia, in questi giorni a Roma ha spiegato che la crisi in corso «non è politica» ma è legata a «un problema di sicurezza» che se non verrà risolto rapidamente «si trasferirà a tutto il Mediterraneo e nel mondo». Lahweej ha incontrato parlamentari ed esponenti di partiti politici, poi ha parlato alla stampa ad un evento organizzato dall'Istituto Friedman. Da qui ha lanciato un messaggio all'Italia e all'Unione europea: a Roma e Bruxelles «non conviene» sostenere l'attuale governo di Tripoli, perché oggi la capitale «è controllata dalle milizie e fino a quando la situazione resterà tale, sulle vostre coste arriveranno i barconi con i migranti».In Libia, sostiene Lahweej, bisogna trovare con Roma «una soluzione definitiva al problema dell'immigrazione» dal momento che «le risorse impiegate sull'immigrazione, inoltre, potrebbero essere investite diversamente, "in progetti per l'Africa, allo scopo di creare lavoro e non fornire più alibi alle partenze».
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