2022-08-20
Il giovane anti Israele e la virostar. Le candidature dem sono un circo
Non c’è solo il Frosinone gate ad agitare le acque nel Pd: trovate dichiarazioni del blindatissimo capolista lucano che nega legittimità allo Stato ebraico. Arriva un collegio anche per l’uomo di Roberto Speranza, Pier Luigi Lopalco.«Mo te dico che m’ha detto tu’ fratello a tavola: “Me te compro”... Sto pezzo de merda. Deve venire qui a chiedermi in ginocchio pietà, adesso. Se deve inginocchià e chiede scusa, se no lo scrivo a tutti quello che m’ha detto. Lo ammazzo. Sta merda di Vladimiro. Cinque minuti je do… Cinque minuti. Vi sparo, v’ammazzo, qui, in ginocchio, tutti e due».Il dialogo, che pare tratto da una puntata di Gomorra o di Suburra, è avvenuto a Frosinone, ed è tratto da un video, pubblicato da Il Foglio, in cui a parlare è Albino Ruberti, fino a ieri capo di gabinetto del sindaco di Roma Roberto Gualtieri, e in precedenza capo di gabinetto anche di Nicola Zingaretti alla Regione Lazio. La sequenza si conclude con le grida isteriche di una donna. La diffusione del video ha portato Ruberti, ieri, a rimettere il suo mandato, e ha inoltre determinato il ritiro della candidatura alla Camera di Francesco De Angelis, ex assessore dem e già europarlamentare, a sua volta presente sulla scena e fratello del Vladimiro con cui Ruberti ha violentemente discusso. La gravità dell’episodio appare estrema: e non solo per ragioni - diciamo - estetiche, che si commentano da sole, ma per la sostanza del dialogo: la frase «me te compro» (in italiano: «ti compro»), detta a un dirigente apicale del Campidoglio, induce a pensieri non rassicuranti. A maggior ragione, appare abbastanza lunare il tentativo di derubricare tutto a «lite per motivi calcistici». Lo stesso Ruberti, ieri a Repubblica.it, ha detto: «Parlavamo della Roma e della Lazio, della finale di Conference League e di un rigore non dato ai biancocelesti al derby. Poi la situazione è degenerata quando al pallone si è mischiata la situazione politica del frusinate». Il resto è materiale ultratrash, benché proveniente dalla cosiddetta «élite» di sinistra. Ruberti, figlio di Antonio (ex rettore della Sapienza e ministro dell’Università), ha notoriamente un temperamento acceso. Qualcuno lo chiama «er pugile», qualcun altro «Rocky». Nell’ottobre del 2018, la Verità pubblicò un video in cui Ruberti passava a vie di fatto, alzando le mani su un gruppo di contestatori (per la cronaca, animalisti) durante un evento a cui partecipava Zingaretti. Poi, in piene restrizioni pandemiche, un altro caso: una multa per aver violato il lockdown con una grigliata. A seguire, un episodio riguardante i figli di Ruberti, sanzionati perché privi di mascherina, ma soprattutto - secondo le versioni uscite all’epoca - protagonisti di una risposta da potentoni romani («Non sapete chi è nostro padre»). Sta di fatto che l’uomo, da anni, accumula incarichi ai massimi livelli, e, dopo la vittoria di Gualtieri, è arrivato al Campidoglio lasciando la regione. «Chiameremo i migliori», aveva detto Gualtieri: non chiarendo bene «migliori» in cosa. Ma la rissa belluina di Frosinone non è stato l’unico motivo di imbarazzo per il Pd. Un’altra brutta storia, sollevata da Il Giornale, riguarda il ventinovenne Raffaele La Regina, segretario regionale del Pd lucano nonché capolista in quella regione. La Regina, già collaboratore del ministro Peppe Provenzano, avrebbe paragonato la legittimità dello stato di Israele all’esistenza degli alieni, come se si trattasse di una bufala. Il candidato dem - blindatissimo - ha provato ieri a sminuire, parlando di «un meme che distrattamente e superficialmente ho rilanciato in un gruppo privato. Si trattava insomma di satira, non di una posizione politica». Ah sì? Peccato che in un altro tweet (dicembre 2017) La Regina parlasse di Gerusalemme «occupata in maniera illegale e violenta da Israele durante la guerra dei sei giorni». Ieri, in una conferenza, La Regina ha rinnovato le scuse, sostenendo di aver usato «parole sbagliate» ma di non aver «mai messo in dubbio la legittimità dello stato di Israele e il suo diritto ad esistere». E Letta? In modo abbastanza surreale, lo ha ringraziato: «Siamo sempre molto trasparenti e mi sembra che le tue parole e il comunicato precedente abbiano fatto chiarezza su parole del passato che non hanno a che fare con le scelte di oggi».Intanto, non si ferma la giostra dei virologi. L’altra sera, dopo la chiusura delle edizioni dei quotidiani, è arrivata la notizia della candidatura (sinistra, Pd, quota Articolo Uno, quindi Roberto Speranza) di Pier Luigi Lopalco, un altro dei cavalieri dell’apocalisse pandemica. «Sarò nel collegio uninominale per il Senato in provincia di Lecce, casa mia. Spero di portare il mio contributo da tecnico», ha detto l’interessato all’Adnkronos. «Le polemiche me le aspetto», ha aggiunto, «anche se si tratta di critiche sterili perché il mio attivismo politico è noto da tempo».Tutt’altro che conclusa, infine, la telenovela pisana riguardante Stefano Ceccanti, sfrattato dal collegio uninominale per far posto a Nicola Fratoianni e confinato al quarto posto (dunque ineleggibile) nella lista proporzionale del Pd. La notizia è che il costituzionalista combatte ancora: sulla sua pagina Twitter, ha rilanciato un articolo de La Nazione che parla di una vicenda che «fa infuriare l’area riformista e una fetta di base dem». «Al punto», si legge nel pezzo, «che il cellulare di Letta è stato letteralmente inondato di telefonate e sms (non tutti all’insegna del bon ton) di militanti e dirigenti pisani pronti a minacciare di far saltare anche la fragile ritrovata unità in vista dell’altrettanto complicata partita per designare un candidato all’altezza della sfida con il sindaco Michele Conti (di centrodestra, ndr) nella prossima primavera quando si voterà per il Comune». Rissa totale.