2020-01-09
Il giallo del Boeing caduto a Teheran subito dopo l’attacco alle basi Usa
A 5 ore dalla ritorsione, un velivolo ucraino si schianta appena decollato. Per le autorità «è esploso un motore». Ma le scatole nere vengono sequestrate. I dubbi sullo spazio aereo rimasto aperto e il ruolo dell'artiglieria.Pioggia di missili (ma annunciata). Colpiti due siti per vendicare Qassem Soleimani: «80 terroristi americani uccisi». In realtà nessuna vittima statunitense. E Baghdad svela di essere stata avvisata prima del raid.Lo speciale comprende due articoli. Un aereo a 8.000 piedi, 300 miglia orarie. Un'esplosione. Detriti precipitati su un'area piuttosto ampia fuori Teheran. L'unica certezza è legate al numero delle vittime: 176, 167 passeggeri e nove membri dell'equipaggio. Nessuno è sopravvissuto: 82 erano iraniani, 11 di nazionalità ucraina, 63 canadesi, 10 svedesi, quattro afgani, tre tedeschi e tre britannici. Com'è accaduto? Sarà difficile saperlo visto che il capo dell'aviazione civile iraniana Ali Abedzadeh ha comunicato che Teheran non consegnerà a Boeing le scatole nere del 737-800 della Ukraine Airlines che ieri, decollato dall'aeroporto internazionale Imam Khomeini alle 6.12 locali, ha perso il contatto alle 6.14 precipitando in una zona agricola nella periferia della capitale iraniana.L'Agenzia federale statunitense per l'aviazione ha vietato a tutti i voli commerciali di entrare nello spazio aereo iraniano e iracheno dopo il lancio di missili contro le basi militari Usa avvenuto verso l'1.20 ora locale, cioè cinque ore prima del disastro aereo. L'Agenzia ha sottolineato il «rischio» di «possibili errori di calcolo e di identificazione» in caso di lancio di missili. Diversi vettori non americani, inoltre, hanno dirottato i loro voli mercoledì per evitare l'Iraq e l'Iran. Non entreranno nello spazio aereo di Iran e Iraq neanche Qantas, Malaysia Airlines, Singapore Airlines, Air France e Lufthansa.Quindi, quali sono le ragioni del disastro? L'incidente, secondo quanto riferito dal portavoce del ministero dei Trasporti iraniano, Qassem Biniaz, all'agenzia Irna, si sarebbe verificato a causa di un motore che ha preso fuoco, senza che il pilota sia riuscito a riprendere il controllo. Nessun attacco missilistico, quindi, per Teheran.Tuttavia, se inizialmente l'ambasciata ucraina in Iran aveva dichiarato che a causare lo schianto sarebbe stato un guasto a un motore, escludendo l'ipotesi terrorismo e anche quella del missile, in seguito però Kiev ha ritirato questa dichiarazione. Nessuno pista è esclusa, così il presidente Volodimyr Zelensky ha ordinato un'inchiesta. Ritrattando la posizione iniziale, nel pomeriggio l'ambasciata ucraina in Iran ha precisato come «tutte le informazioni sulla sciagura avvenuta nei pressi di Teheran saranno fornite da una commissione ufficiale». Il Boeing 737-800 non è stato contrassegnato per problemi durante le ultime verifiche della Boeing: il mezzo coinvolto era stato consegnato nel 2016 e ha sempre passato i controlli di routine. I dubbi circa le responsabilità iraniane, invece, sono diversi. Ne evidenziamo due. Il primo riguarda lo stato dello spazio aereo civile: lasciarlo aperto in un contesto di guerra, con le difese attive per timore di una risposta statunitense, è stato un clamoroso errore da parte dell'Iran. Un atto che mette a repentaglio per prima cosa la vita dei suoi cittadini. Il secondo riguarda i datati sistemi antiaerei iraniani, basati sui missili Sayyad di fabbricazione sovietica, ammodernati dalla Cina e rivenduti all'Iran depotenziati in termini di sistemi per fissare la superiorità di Pechino su Teheran.Le possibilità sono due: un'altra esplosione del motore Cfm56 montato sul Boeing 737 dopo quella che ha coinvolto un aeroplano nel 2018 (e sarebbe piuttosto clamoroso) o un missile della contraerea iraniana che potrebbe aver «letto» l'aereo di linea come oggetto in movimento da abbattere (ecco a cosa sarebbe servito chiudere lo spazio aereo). Quest'ultima è la tesi dell'emittente televisiva Al Hadath, che fa parte del gruppo della saudita Al Arabiya, secondo cui il Boeing sarebbe stato colpito per errore da un missile sparato dai Guardiani della rivoluzione iraniana, i Pasdaran, ossia l'organizzazione la cui unità d'élite era guidata dal generale Qassem Soleimani, il comandante ucciso la settimana scorsa da un raid statunitense e in nome del quale poche ore prima Teheran aveva aperto il fuoco contro le basi irachene che ospitano militari statunitensi.A gettare ombre su Teheran è anche l'Ops group, un team di esperti di aviazione, che ha scritto: «Invitiamo a partire dall'assunto che si è trattato di un abbattimento», simile al caso del Volo Malaysia Airlines 17 abbattuto da un missile terra-aria nel 2014. Gli esperti hanno pubblicato alcune foto del luogo dell'incidente che spiegando che «si vedono evidenti fori da proiettile nella fusoliera e su un'ala».Ma c'è una terza ipotesi. Ad annoverarla è Zeev Sarig, ex direttore dell'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, in Israele, uno dei più sicuro al mondo. Secondo lui il disastro potrebbe essere stato causato da un esplosivo a bordo.C'è da augurarsi che l'Iran collabori alle indagini. Anche soltanto per stemperare le voci secondo cui il bilancio della reazione di Teheran all'uccisione di Soleimani sarebbe di 56 (se non di più) morti durante i funerali del generale Pasdaran più i 176 del disastro aereo.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-giallo-del-boeing-caduto-a-teheran-subito-dopo-lattacco-alle-basi-usa-2644605477.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="pioggia-di-missili-ma-annunciata" data-post-id="2644605477" data-published-at="1758129510" data-use-pagination="False"> Pioggia di missili (ma annunciata) «Ottanta terroristi americani». Secondo l'Iran sarebbe questo il bilancio dei raid missilistici avvenuti l'altro ieri notte: colpita la base di Ayn Al Asad, nel deserto dell'Iraq che ospita i marine americani e militari della coalizione (tra cui gli italiani, rimasti illesi), e la base di Erbil, più a Nord del Paese. L'Iran «non cerca un'escalation o una guerra ma si difenderà da ogni aggressione», ha spiegato via Twitter il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif parlando di una risposta «proporzionata» di legittima difesa in linea con l'articolo 51 della Carta Onu. Stati Uniti e alleati hanno smentito il bilancio iraniano: zero morti. Ma è possibile che un raid da 22 missili abbia fallito? Per prima cosa va sottolineato il fatto che i due obiettivi sono piuttosto grandi: tanto che ci sono al loro interno diverse zone in cui perfino una testata con un raggio d'azione di 100 metri non causerebbe danni. Inoltre, non va dimenticato che le forze della Coalizione, dopo anni di minacce missilistiche e di pericoli attentati suicidi, hanno rafforzato le loro difese. Può bastare un preavviso di 60 secondi per mettere tutti al riparo. Infine, c'è da considerare la possibilità che l'Iran abbia deliberatamente fatto cilecca: una dimostrazione di forza e nulla più. A rafforzare questa tesi c'è quanto dichiarato dal premier iracheno, il dimissionario Adil Abdul Mahdi, uomo molto vicino all'Iran. Ieri ha rilasciato una dichiarazione affermato di aver ricevuto un «messaggio verbale ufficiale» da Teheran prima dell'attacco missilistico. Sembra quindi che all'Iran bastasse dare un segnale al suo popolo, per distrarlo dalla crisi economica individuando un nemico esterno, gli Stati Uniti, per compattare gli iraniani anche in vista del voto di febbraio. Teheran sembra aver ottenuto ciò che desiderava. Ha messo nel mirino le basi della Coalizione in Iraq ma senza ampliare il terreno di scontro. Ha mandato un avvertimento ma evitando morti. Ha sparato suoi missili - un segnale chiaro di risposte alla morte del generale Soleimani - ma le dichiarazioni dell'ayatollah Ali Khamenei e del ministro Zarif lasciano intendere l'intenzione di evitare un'escalation. Tutti felici? L'ayatollah Khamenei può festeggiare lo «schiaffo in faccia» al nemico a stelle e strisce, il presidente Trump può twittare «tutto bene». Tuttavia c'è chi, alla Casa Bianca, invita a una risposta a stelle e strisce: sì, non ci sono stati morti ma Teheran ha dimostrato di poter attaccare le forze statunitensi da dentro l'Iran, dicono. Il timore dei cosiddetti «falchi» ora è che se gli Stati Uniti non rispondono, questo verrà interpretato dal regime degli ayatollah come un segnale di debolezza tale da incoraggiare attentati contro gli interessi statunitensi nel Medio Oriente. Il caso del drone abbattuto dai Pasdaran a giugno calza a pennello. Allora gli Stati Uniti non risposero. Poi sono arrivate le tensioni nello Stretto di Hormuz con i sequestri iraniani di petroliere, il bombardamento alle infrastrutture energetiche saudite e le proteste davanti all'ambasciata statunitense a Baghdad organizzate dagli sciiti iraniani sotto la regia del generale Qassem Soleimani. L'intento del comandante e del regime era chiaro: internazionalizzare il conflitto. Ma con il raid della scorsa settimana, Washington ha mandato all'aria i loro piani: uccidere il comandante dei Pasdaran è stata una decisione di reciprocità (era l'uomo dietro alle proteste e le mire iraniane sulla cosiddetta Mezzaluna sciita) e punitiva. Ridimensionare l'Iran è l'obiettivo del presidente Trump, deciso a riscrivere il patto nucleare Jcpoa negoziato dal predecessore Barack Obama, grazie al quale Teheran ha potuto alimentare le sue mire sull'area creando scompiglio nella regione con armi non nucleari. Trump vuole un nuovo accordo che includa anche i missili di media e lunga gittata. Ecco perché, anche nell'intervento di ieri, è sembrato disposto a incontrare i leader iraniani.
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)