2018-05-30
Il generale assolto ora si prende la rivincita su Pinotti e Vecciarelli
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Gianpaolo Miniscalco, generale di Divisione aerea, era stato accusato da una lettera anonima di aver tramato contro un altro generale per pregiudicarne la carriera. Ora, dopo tre anni di processo viene assolto nel merito e può aspirare a prendere il posto di capo di Stato maggiore dell'Aeronautica, ripartendo da dove il ministro e il suo superiore l'avevano lasciato.Una carriera militare bloccata da un'inchiesta poi finita nel nulla, nata da una lettera anonima nel 2015, durante il governo di Matteo Renzi con ministro della Difesa Roberta Pinotti. Ma dopo tre anni per il generale di divisione aerea Gianpaolo Miniscalco, ex comandante delle frecce tricolori dal 1994 al 1996, già direttore delle risorse umane dell'Aeronautica militare, è il momento del riscatto. Dopo l'assoluzione davanti al tribunale militare di Roma in aprile perché il fatto non sussiste, ora sono uscite anche le motivazioni che lo scagionano del tutto, nel merito. A questo punto potrebbe ritornare in corsa per la successione all'attuale capo di Stato maggiore dell'Aeronautica Enzo Vecciarelli in scadenza e già dato come nuovo capo di stato maggiore della Difesa al posto di Claudio Graziano. Eppure all'epoca Miniscalco non fu difeso, soprattutto dalla Pinotti, che ha sempre sponsorizzato Vecciarelli. Anzi il ministero ne congelò la carriera. Ma adesso con le motivazioni in mano, per l'ex generale di divisione aerea si apre la possibilità di ricevere la terza stelletta che gli è stata negata in questi anni. Miniscalco era indagato insieme con il generale Pasquale Preziosa e il colonnello Antonio Di Lella, di «concorso nel reato continuato di minaccia a un inferiore per costringerlo a fare un atto contrario ai propri doveri». L'inferiore in questione era il brigadiere generale Domenico Abbenante, direttore dell'Istituto di Medicina Aerospaziale, a cui sarebbe stato chiesto con «insistenza di esprimere il giudizio di non piena idoneità al volo» nei confronti del generale Carlo Magrassi (oggi segretario generale della difesa, all'epoca consigliere militare del presidente del Consiglio per comprometterne la carriera. Abbenante non lo farà e confermerà a più riprese, nel corso delle periodiche visite di controllo, l'idoneità al volo di Magrassi, nonostante i severi problemi cardiaci del generale. Tutti e tre gli imputati sono stati appunto assolti «perché il fatto non sussiste». Ma c'è una differenza. Preziosa e Di Lella sono assolti ai sensi dell'articolo 530, secondo comma («Il giudice pronuncia sentenza di assoluzione anche quando manda, è insufficiente o è contraddittoria la prova che il fatto sussiste, che l'imputato lo ha commesso…».). Mentre Miniscalco ai sensi dello stesso articolo, ma per il primo comma («Se il fatto non sussiste, se l'imputato non lo ha commesso, se il fatto non costituisce reato o non è previsto dalla legge come reato… il giudice pronuncia sentenza di assoluzione indicandone la causa nel dispositivo».) La differenza è di rilievo: Preziosa e Di Lella sono stati assolti perché non ci sono prove sufficienti a loro carico, Miniscalco è stato assolto nel merito. Lo si può leggere nelle motivazioni, quando, i giudici spiegano come vada evidenziato che dalla istruttoria non sono emerse prove a carico dello stesso né in merito alla contestata partecipazione, materiale o psicologica, nel reato né alla specifica condotta addebitatagli. Anzi, si legge, «unico elemento a suo carico è una frase attribuitagli da Abbenante («Quel generale non fa più parte della nostra Forza Armata, quindi deve essere tagliato fuori, altrimenti potrebbe venire qui quando il generale Preziosa andrà via»). Ma tale frase non è correlabile al capo di imputazione, né ha valenza univoca. Appare espressione di una personale opinione e non assume valenza né costrittiva né intimidatoria di alcunché». E poi ancora «va anche evidenziato che quando Miniscalco comunicò all'Abbenante di aver firmato il suo trasferimento si mostrò molto rammaricato (dichiarazione di Abbenante stesso)». E proprio «tale circostanza comprova la sua assoluta estraneità rispetto alla decisione assunta dal Preziosa». Per l'ex numero uno dell'aeronautica il discorso è diverso. Perché, «non appare possibile qualificare la sua condotta quale minaccia: egli appare indubbiamente "presente", ma non può escludersi che effettivamente il disagio avvertito da Abbenante derivasse, più che una larvata pressione minatoria, dalla consapevolezza della sua delicata posizione e dall'incapacità di gestirla».
Jose Mourinho (Getty Images)