2023-09-20
Il despota che ci serve è l’unico che il Pd schifa
Kaïs Saïed (Getty images)
L’intesa sui migranti tra Italia e Tunisia è vista come un favore al centrodestra. Per questo, in vista delle europee, deve saltare.La maggior parte dei Paesi del Golfo non è retta da sistemi democratici. In Arabia Saudita sono abituati a tagliare la testa agli oppositori (Jamal Khashoggi insegna). Quale sia il rispetto dei diritti umani in Qatar lo abbiamo scoperto quando la polizia belga ha rinvenuto valigie di denaro a casa di alcuni esponenti della sinistra europea, tra cui un ex parlamentare del Pd. Dell’Iran è inutile che dica, perché il regime insegue e ammazza le quindicenni che osano togliersi il velo. In Bahrain le denunce per torture, detenzioni arbitrarie, stupri ed esecuzioni di chi contesta la monarchia degli Al Khalifa riempiono i fascicoli delle organizzazioni umanitarie. Non brillano per rispetto dei principi democratici neppure gli Emirati Arabi Uniti. Tuttavia, nonostante quasi tutti i Paesi del Golfo siano retti da una dittatura più o meno feroce, l’Europa e in generale la sinistra non si è mai posta il problema di intrattenere i rapporti con questi tiranni. Anzi, Josep Borrell, alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri, il socialista che più si sta opponendo all’accordo con la Tunisia, ha perfino sentito l’esigenza di nominare un incaricato speciale per le relazioni con i Paesi del Golfo, ossia Luigi Di Maio, già dimenticato ministro degli Esteri.Sì, all’Europa, ma anche agli esponenti politici della sinistra di cui l’ex parlamentare grillino è espressione, non importa nulla che in Arabia si mozzi la testa a chi osa alzarla e che in Qatar, per rispettare i tempi dei Mondiali di calcio, abbiano trasformato i lavoratori in schiavi. Pur di conservare buoni rapporti con chi ci rifornisce di gas e petrolio, la Ue ha voluto, infatti, incaricare un ex ministro di mantenere alte le relazioni, alla faccia dei diritti umani, della repressione e delle vittime. Però, curiosamente, mentre in Europa e nei circoli della sinistra non si fa fatica a stringere la mano alla peggior risma di carnefici, c’è un autocrate che ai compagni fa uno schifo senza attenuati e senza alcuna possibilità di conservare qualche minimo rapporto o relazione.Il ceffo in questione risponde al nome di Kaïs Saïed, presidente regolarmente eletto della Tunisia che però, qualche anno fa, ha imposto lo scioglimento del Parlamento e ha mandato a casa il governo, assumendo i pieni poteri. Certamente non citerei Saïed fra gli esempi di leader democratici, tuttavia, al momento, non mi sembra peggio di Mohammad bin Salman o Ebrahim Raisi, ossia dei despoti di Arabia e Iran. Non so se Saïed abbia incarcerato gli oppositori ma, al momento, non mi risulta che a chi lo contesta abbia fatto fare le fine del giornalista attirato in ambasciata e poi fatto a pezzi.Traduco. Per quanto non possa essere considerato uno dei pilastri del liberalismo, il presidente tunisino mi pare cerchi disperatamente di evitare la bancarotta del proprio Paese. La crisi c’è e i soldi mancano ogni giorno di più, mentre Saïed si barcamena tra contestazioni e repressione. Il presidente tunisino può essere criticato per tante ragioni e allineato fra i tanti autocrati africani ma, a onore del vero, non credo che un tipo come Recep Tayyip Erdogan, che ha sbattuto in galera chiunque abbia osato contestarlo, sia da considerare migliore. Però Saïed è il solo con cui la sinistra europea non vuole avere a che fare e con il quale dice che non si deve trattare o fargli concessioni. Al califfo turco abbiamo regalato miliardi purché si tenesse i profughi siriani e, nonostante abbia chiuso i giornali di opposizione e silenziato ogni protesta, continuiamo a riverirlo e ricoprirlo d’oro. Ci manca poco che gli riconoscano il premio Nobel per la pace, per aver provato a mediare fra Ucraina e Russia, e siamo a posto.Vi chiedete dunque perché, se siamo pronti a trattare con chiunque, anche con chi ha le mani sporche di sangue, poi rifiutiamo di stringere quelle del presidente tunisino? La risposta è semplice. La sinistra europea e quella italiana in particolare, con un cinismo degno dei peggiori politici, non vuole raggiungere alcuna intesa con Saïed perché considera un accordo con la Tunisia un favore a Giorgia Meloni e, più in generale, ai partiti di centrodestra. Oggi in Europa siamo in campagna elettorale. Anche se si voterà nella primavera del prossimo anno, socialisti e popolari, ma soprattutto i primi, rischiano di perdere l’egemonia che per anni ha consentito loro di fare il bello e il cattivo tempo nella Ue.E, dunque, dopo aver dimostrato di essere incapace di tutto, per esempio di risolvere la questione dei migranti, ma anche di affrontare la guerra in Ucraina e le crisi economiche, la sinistra europea si sta rivelando capace di ogni sgambetto pur di conservare il potere. Il tentativo di far saltare l’intesa raggiunta con la Tunisia rientra in questa strategia. Pur di non mollare la poltrona, sono pronti a mollare in mezzo al mare dei poveri disperati che partono senza neppure sapere dove approderanno. Altro che aiuti umanitari. Siamo al cinismo senza umanità.Ps. L’altra sera in tv, Giulio Sapelli, economista ma soprattutto uomo di buon senso, ha evocato la storia dei migranti italiani in Argentina. Si partiva sì in cerca di fortuna, ma con l’autorizzazione del governo di Buenos Aires e l’autorizzazione all’espatrio del nostro ministero degli Esteri. E insieme alla storia della sua famiglia ha menzionato l’Australia, terra di grande emigrazione dove, però, chi arriva senza essere richiesto finisce confinato su un’isola, in attesa dell’espulsione o del visto di ingresso.Grande democrazia in Australia. Chissà se i socialisti e gli esponenti del Pd italiano stringono le mani ai ministri di Canberra o se accusano anche loro di violare i diritti umani come fanno con Meloni o Salvini.
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