2018-07-12
Il delirio queer del prof di Verona: «Uomo o donna? È solo convenzione»
Lorenzo Bernini è associato di filosofia politica all'Università scaligera. In videolezione spiega che ci si deve opporre «al binarismo sessuale e all'eterosessualità obbligatoria propagandata dalla retorica destra-Chiesa».«Le teorie e i movimenti queer, le politiche Lgbt o gli interventi di educazione antidiscriminatoria nella scuola, sicuramente hanno come scopo quello di allargare le maglie del potere intorno alla sessualità, cioè di rendere praticabili dei generi differenti da quelli che tradizionalmente vengono pensati nelle società eterosessite». Se avevate dubbi su quello che tentano ti propinare ai nostri figli dall'asilo all'università, ascoltate bene questa lezione di filosofia politica e teorie queer di un docente universitario. L'insegnante in questione è Lorenzo Bernini, 45 anni, professore associato di Filosofia politica presso l'ateneo di Verona. Con la filosofa femminista Adriana Cavarero ha fondato il Centro di ricerca Politesse (Politiche e teorie della sessualità) di cui è direttore. Lo scorso maggio, in occasione del Padova pride, Bernini aveva curato la presentazione del libro Elementi di critica omosessuale di Mario Mieli, teorico degli studi di genere. Quello che voleva aprire una breccia nella «psiche mutilata dalla dittatura della normalità per lasciar emergere la transessualità sepolta in ciascuno di noi, l'ermafroditismo originario e profondo di ogni individuo». Mieli, l'icona gay che affermava che «i pedofili invece possono “liberare" i bambini». Bernini è autore di libri che spaziano dal pensiero di Michel Foucault ai suoi sviluppi nei gender studies e nelle teorie queer, per le quali non ci sarebbe un solo modo di essere uomini e donne, ma una molteplicità di identità e di esperienze, varie nel tempo e nello spazio. Omosessuale, presenza attiva in molti Gay pride, il professore nell'aprire i lavori del seminario Tribadi, sodomiti, invertite e invertiti, pederasti, femminelle, ermafroditi... organizzato a Verona nel settembre 2015, salutava i presenti con un «Benvenuti a questo grande convegno di storia frocia ospitato dall'Università di Verona». L'organizzazione di convegni e laboratori sul genere a suo attivo è notevole, come l'incontro nel gennaio 2016 dal titolo Trombo anch'io. Da oggetti di cura a soggetti di desiderio che voleva «trattare il delicato tema del rapporto tra sessualità e disabilità, mettendone in luce le risonanze non soltanto soggettive ed emotive, ma anche sociali e politiche». Incurante delle critiche, non ostacolato dall'ateneo, Lorenzo Bernini prosegue imperterrito nella sua didattica Lgbt. L'ultima fatica è un video di dieci minuti Ten minutes with: Lorenzo Bernini (youtube.com/watch?v=0zW5w6vJuCU), a cura della rivista digitale Sovrapposizioni.com che così introduce la lezione: «Siamo stati presso il dipartimento di filosofia dell'Università degli studi di Verona per cercare di capire quale sia la relazione tra la filosofia politica, gli studi di genere e le teorie queer». Nel primo minuto del filmato scorrono i volti di Ungaretti, Carmelo Bene, il filosofo Massimo Cacciari, Trump, Macron, Woody Allen, Dalì e un'accozzaglia di altri personaggi (compreso un tagliagole dell'Isis), sul sottofondo musicale di Bang Bang (uno dei più grandi successi della ventenne Cher, prima interprete nel 1966 della canzone scritta da Sonny Bono, all'epoca suo marito), nella versione cantata dalla francese Sheila. Prende il via la lezione: «Queer è un significante fluttuante. La ricchezza di questo termine consiste proprio nel suo dover essere ridefinito ogni volta dal teorico che ne fa uso», ci spiega Bernini. Apprendiamo che le teorie queer sono dei «saperi multidisciplinari, ma a mio avviso la matrice culturale sta in una attitudine filosofica, critica», precisa il direttore di Politesse. Cita Michel Foucault e la sua «arte di non essere governati in questo modo e a questo prezzo», ripete la logora frase di Simone de Beauvoir «Donne non si nasce donne si diventa», che «ha ispirato fortemente il testo di Judith Butler Gender Trouble, uno dei manifesti delle teorie queer (tra le sue affermazioni: «Il genere è costruito socialmente, non è né il risultato casuale del sesso né sembra essere fisso come il sesso, ndr)». Insomma, «le teorie queer sono dei saperi critici contemporanei che mettono in discussione il modo in cui nella contingenza del presente viene governata la sessualità e vengono prodotte identità sessuali». Bernini, che alla conferenza «Chi ha paura del gender?» del maggio 2015, organizzata dalla Comitata Giordana Bruno (gruppo veronese «contro l'egemonia catto-fascista»), dichiarava che chi si oppone alla teoria del gender lo fa per «difendere la cosiddetta famiglia naturale, cioè la famiglia in cui la moglie è sottomessa al marito e rinuncia alla sua autodeterminazione procreativa», nel video oggi su Youtube sostiene che nelle teorie queer i «due fili conduttori sono la critica al binarismo sessuale e all'eterosessualità obbligatoria». Prepara l'affondo Lgbt «per rispondere», dice, «a delle retoriche che circolano in ambienti di destra saldati con un certo integralismo cattolico. Operano una caricatura delle teorie queer con questo lemma inventato nei laboratori teorici della destra e del Vaticano, che è la teoria del gender: viene creato un panico morale sostenendo che ci sarebbe una lobby omosessualista che vorrebbe prendere il potere nell'Unione europea, nell'Onu, nelle agenzie del Governo italiano e il cui compito sarebbe quello di manipolare le identità sessuali dei bambini». Tranquillizza, invece, Bernini: «Dagli studi di Foucault e di Judith Butler abbiamo imparato a comprendere che le identità sessuali non sono soltanto dei dati di natura, ma l'identità è qualche cosa che viene costruita dal soggetto in relazione a delle norme sociali, a delle convinzioni e a delle forme di potere che plasmano l'identità e la rendono comunicabile all'esterno, riconoscibile». Meglio insegnare queste farneticazioni in classe, pensa il filosofo, aiutare a rendere fluidi gli individui facendo loro credere che l'identità maschile e femminile sia solo una percezione culturale perché «questo non crea confusioni e caos, crea una realtà sociale più variegata in cui i soggetti si sentano più legittimati a esprimere i propri desideri, i propri sentimenti, le proprie identità e anche a sperimentarle», pontifica su Youtube (e immaginiamo anche in aula universitaria). La lezione volge al termine, regalandoci l'ultimo Bernini pensiero: «L'atteggiamento delle teorie queer non è certo quello di voler imporre ad altri delle identità ma di aprire degli spazi di libertà, di “vivibilità" direbbe Judith Butler, per quelle soggettività che sfuggono agli standard etero normativi e binari che regolano la nostra società». Tradotto nel solito lemma gender, esistono anche altri sessi biologici e una persona può pensare di essere un uomo oggi e domani una donna, cambiando idea nell'arco della sua vita. Fine della lezione universitaria.