2019-10-18
Il deal c’è ma rischia la bocciatura. Brexit appesa al voto degli irlandesi
Soddisfazione a Bruxelles e a Londra per l'intesa raggiunta, che domani deve passare in Parlamento dove Boris Johnson di fatto non ha la maggioranza. Ancora una volta il nodo sarà la frontiera ibrida dell'isola.Alla fine un accordo sulla Brexit è stato trovato. Ieri mattina il responsabile dei negoziati per l'Unione europea Michel Barnier lo ha annunciato con soddisfazione. A 14 giorni dalla data stabilita per l'uscita del Regno Unito dall'Europa, sembra davvero un sollievo. Per Barnier si tratta di «un risultato giusto e ragionevole che corrisponde ai nostri principi»; per il primo ministro britannico Boris Johnson «è un accordo equilibrato e adeguato per Unione europea e Regno Unito ed è la dimostrazione del nostro impegno per trovare soluzioni». Ora tocca al Consiglio Ue (i cui lavori sono cominciati ieri pomeriggio) e al Parlamento europeo approvarlo, mentre sabato la palla passerà a Commons e Lords. Fasi essenziali e ravvicinate, visto che l'obiettivo di Boris Johnson è onorare la data del 31 ottobre e realizzare il desiderio espresso dai cittadini nel referendum del 2016. Chi critica Bojo sostiene da tempo che l'uscita dall'Europa nel giorno di Halloween sarebbe uno scherzo di cattivo gusto, ma tanti ignorano la battuta e continuano a crederci.Ma quali sono i contenuti di questo nuovo accordo? I commentatori inglesi sostengono che non ci siano poi tante differenze rispetto a quello che aveva ottenuto Theresa May e che il Parlamento aveva ripetutamente rifiutato. Ma per Barnier si tratta di un'ottima soluzione: che stabilirà «una certezza legale in ogni area dove la Brexit crea incertezza, a cominciare dai cittadini», soprattutto i tanti europei che Oltremanica hanno trovato casa e che temono ripercussioni o problemi. Quanto al movimento delle merci, per due anni non ci saranno modificazioni nel regime esistente e in questo lasso di tempo il Regno Unito troverà un accordo complessivo con l'Unione europea che tuteli tanto il commercio, quanto le aziende, per cui si farà in modo di mantenere uniformità anche sotto il profilo della proprietà intellettuale, dei marchi e delle indicazioni geografiche protette, che ora sono materie gestite a livello europeo. L'unico vero cambiamento rispetto al vecchio accordo riguarda la questione dell'Irlanda del Nord, che nel caso non si trovi un diverso accordo commerciale durante i prossimi due anni di transizione, rimarrà nell'area doganale del Regno Unito ma sarà allineata alle regole europee, così da evitare controlli doganali al confine con la Repubblica di Irlanda. Una specie di ibrido, insomma, che consentirà di non violare l'accordo del Good Friday, essenziale per mantenere la pace. L'altra novità su questo fronte riguarda il «consent»: a quattro anni dall'uscita i membri dell'Assemblea dell'Irlanda del Nord dovranno valutare la situazione e decidere a quali regole preferiscono attenersi.Dopo l'annuncio di Johnson e Barnier, ieri la sterlina ha preso il volo sui mercati e le borse europee hanno vissuto una fase positiva, dopo settimane in cui la moneta britannica aveva arrancato. Un segno positivo, forse anche un po' prematuro. Perché se da un lato l'appoggio all'accordo da parte dell'Unione europea appare molto probabile, dall'altro Londra potrebbe riservare sorprese. Il nuovo accordo verrà discusso in Parlamento sabato, con una riunione straordinaria. Nel fine settimana, infatti, le Camere sono chiuse, ma la questione è urgente e quindi si è deciso di riaprirle, cosa accaduta l'ultima volta nel 1982, in occasione della guerra delle Falklands. Ieri il ministro dei Rapporti col Parlamento, Jacob Rees-Mogg ha parlato ai suoi colleghi annunciando l'appuntamento e ha dettato l'agenda. Si inizierà con un discorso del primo ministro, poi ci sarà il dibattito e infine il voto. Come finirà il dibattito, però, è un mistero. Già ieri mattina il Dup, che rappresenta i nazionalisti irlandesi, ha dichiarato che voterà contro, «perché queste proposte non presentano benefici per il benessere economico dell'Irlanda del Nord e poi minano l'integrità dell'Unione», creando di fatto un confine con il resto del Regno Unito. Una decisione pesante, visto che i 10 deputati irlandesi sono uno dei capisaldi della maggioranza Johnson. Che tanto maggioranza ormai non è, visto che fino ad ora nelle votazioni non ha mai prevalso. Anche se l'accordo scaturito dai negoziati europei sembra aver fatto riavvicinare alcuni dei transfughi dei Conservatori. Stephen Hammond, Ed Vaizey e Sir Oliver, che sono tra i 21 espulsi dal partito per aver votato la legge che obbliga Boris Johnson a chiedere una proroga in caso di «no deal», hanno detto ieri che supporteranno il nuovo patto sancito dal primo ministro.Contraria rimane però l'opposizione. I Lib-Dem, guidati da Jo Swinson, si oppongono alla Brexit, mentre Jeremy Corbyn, parlando a Bruxelles, ha dichiarato: «Questo accordo-svendita non servirà a rimettere insieme il Paese, quindi deve essere rifiutato. Il modo migliore per definire la Brexit è chiedere ai cittadini di esprimersi ancora in proposito». Dunque l'idea di un nuovo referendum sul divorzio dell'Unione europea adesso rientra tra le priorità dei Laburisti, che in passato non avevano mai lavorato in maniera così netta su questo fronte.