2020-03-13
Il cv del commissario: Prodi, D’Alema e Termini Imerese
Giuseppe Conte ha scelto Domenico Arcuri perché temeva Guido Bertolaso o Gianni De Gennaro. Ma i precedenti del capo di Invitalia non sono incoraggianti.A Giuseppe Conte non andava bene Guido Bertolaso. Il rischio agli occhi del premier sarebbe stato quello dell'oscuramento. L'esperienza dell'ex capo della Protezione civile - e soprattutto l'appoggio trasversale da parte della politica - avrebbero in pochi giorni trasformato Bertolaso in un ministro all'Emergenza. E da lì a presidente di un governo di unità nazionale il passo sarebbe stato breve. Conte ha così messo il veto. È poi circolato il nome di Gianni De Gennaro, molto capace anche se forse un po' avanti con l'età per un ruolo del genere. Anche in questo caso Palazzo Chigi ha visto rischi. Alla fine, il commissario straordinario per il coronavirus sarà Domenico Arcuri. Grande esperto di cravatte Hermès, il manager è dal 2007 amministratore delegato di Invitalia, l'agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti. Uno strumento che funziona benissimo soprattutto quando non serve. Lo si comprende dal curriculum stesso di Arcuri. «Invitalia, in questi anni, è diventata inoltre soggetto attuatore per la reindustrializzazione di aree di crisi come Termini Imerese e la bonifica dell'area di Bagnoli, per le quali Invitalia è advisor del ministero dello sviluppo economico», si legge nel documento pubblico. «Opera, infine, come centrale di committenza per gli appalti della pubblica amministrazione, come nel caso del restauro delle domus di Pompei per il ministero dei Beni culturali». A di là dei resti del sito archeologico, ci auguriamo che per la gestione del coronavirus non si segua il modello Termini Imerese. Peggio ancora Bagnoli, dell'Italia resterebbe una distesa abbandonata da bonificare nel prossimo decennio. Meglio allora tornare indietro nella carriera di Arcuri quando era nella direzione e pianificazione dell'Iri. Negli anni Ottanta il manager ha lavorato all'ex colosso di Stato dove ha conosciuto Romano Prodi e Massimo D'Alema. Il primo è lo stesso che lo ha voluto in Invitalia. Con il secondo è rimasto in ottimi rapporti nel corso degli ultimi due decenni. Ma, su tutti, ad apprezzare il manager c'è il presidente della Repubblica. Come scriviamo sopra, in Invitalia, su mandato del governo, Arcuri ha portato avanti la ristrutturazione dell'ente e più recentemente (agosto 2017) ha finalizzato l'acquisizione del Medio credito centrale o banca del Mezzogiorno, acquisendone il 100% dalle Poste. Pochi giorni dopo Bernardo Mattarella, nipote del presidente della Repubblica, ha lasciato l'incarico di capo della finanza di Invitalia ed è stato promosso amministratore delegato di Mcc. Chi conosce il giovane banchiere spiega che l'incarico è più che meritato. Ovviamente il rapporto tra Mattarella junior e Arcuri è più saldo che mai dopo il salvataggio di Popolare di Bari. Nel 2018 anche La Verità aveva riportato alcune indiscrezioni secondo le quali il presidente della Repubblica sarebbe stato intenzionato a dire la sua sul colosso Cdp che ora muove una bella fetta dell'economia nostrana. Mattarella senior però non ha moltissimi contatti nel mondo della finanza e apprezza il punto di vista dei più giovani. Da lì era ventilata l'idea di portare in Cdp sia Arcuri che Alessandro Profumo. La storia elettorale ha poi traghettato altre figure. Il paradosso vuole però che adesso il manager di Invitalia sia in lizza per Leonardo al posto o assieme a Profumo. Il governo in queste ore sta lavorando all'ipotesi di bloccare per decreto le nomine e spostarle alla fine dell'emergenza. Sarebbe la corsia ideale, per fare il salto da super commissario al coronavirus alla tolda di Piazza Montegrappa.Un'ipotesi che piacerebbe molto a Conte, meno al mercato e a quei pochi investitori che guardano alle nostre partecipate pubbliche. La scelta di commissario non dovrebbe essere politica. Auguriamo ad Arcuri di riuscire in questo duro lavoro (in questi ultime settimane ha già a lungo collaborato con la protezione civile per i rifornimenti), ma al termine dell'incarico non dovrebbe accettare altri tipi di promozioni, altrimenti viene il dubbio che mentre gli italiani stanno chiusi in casa per non infettarsi, Giuseppe Conte pensi alle nomine pubbliche (motivo per cui è nato il suo incarico bis) e non al bene supremo. Nel frattempo una idea non peregrina. Abbiamo numerosi reparti dell'esercito addestrati e pronti a situazioni emergenziali e catastrofiche come quella attuale.È il caso di affiancare al super commissario anche un gruppo di generali esperti di logistica, e soprattutto anti Nbc, cioè di guerra nucleare, batteriologica e chimica. Specializzazioni che vanno bene anche di fronte all'avanzata di un virus. In queste ore lo Stato maggiore della Difesa ha dimostrato di saper fare la differenze. Inviando uomini e mezzi nel silenzio della stampa, perché l'eredità cattocomunista di questo Paese preferisce le magliette della protezione civile. Abbiamo un esercito: è ora di utilizzarlo per quel che serve. Meglio affiancarlo a un commissario civile.
Donald Trump (Getty Images)
Andrea Crisanti (Imagoeconomica)