2019-09-24
Il crac dell’inglese Thomas Cook travolge anche gli hotel italiani
Danni per centinaia di milioni. Il colosso fallito ieri deve ancora pagare le camere affittate d'estate e rischiano di saltare pure le prenotazioni dei prossimi mesi. Circa 600.000 persone sono bloccate lontano da casa.Il fallimento di Thomas Cook, uno dei maggiori operatori turistici inglesi, avrà un effetto devastante per l'Italia: si stimano perdite solo per gli alberghi (ma vanno considerate anche le linee aeree) di centinaia di milioni di euro. La stima è presto fatta: secondo Federalberghi, ogni struttura ricettiva che lavorava con il colosso dei viaggi avrebbe ancora da riscuotere un credito che oscilla tra le decine e le centinaia di migliaia di euro. Gli hotel associati con Federalberghi sono circa 27.000. Poiché Thomas Cook si rivolgeva a una clientela medio alta, però, solo una parte dei 27.000 hotel di Federalberghi lavorava con il colosso inglese. Stimando dunque anche solo 2.000 strutture ricettive coinvolte, si capisce come le cifre appaiano preoccupanti.censimentoAl momento, comunque, è ancora difficile avere numeri precisi. Dalla tarda serata di ieri, fa sapere Federalberghi alla Verità, è iniziato un censimento per capire quante strutture e quanti clienti sono coinvolti. Anche perché i clienti interessati sono anche quelli con una prenotazione per i prossimi mesi: tutti coloro che avevano comprato un pacchetto e che ora non potranno utilizzarlo.«Sarà una cosa dolorosa», ha detto Alessandro Nucara, direttore generale di Federalberghi. Oltre a rischiare di non ricevere i pagamenti dei soggiorni degli ultimi mesi, gli hotel dovranno decidere se accogliere o no i turisti che hanno prenotato nei prossimi mesi, anticipando i soldi al tour operator. «Il mio suggerimento è contattare i clienti e spiegare la situazione per evitare che si aprano contenziosi antipatici: se i clienti si presentano, l'albergo chiederà di ripagare la camera e inviterà poi a chiedere il rimborso al fondo inglese. Altrimenti è meglio che i clienti non arrivino. Gli alberghi, del resto, non hanno alcun tipo di protezione per il mancato pagamento di un tour operator».Anche sul piano occupazionale la situazione non è florida. Sebbene Thomas Cook non avesse strutture in Italia, tra i 22.000 dipendenti che hanno perso il posto di lavoro ci sono anche diverse decine di italiani che lavoravano con contratti stranieri, oltre a tutti gli stagionali. Il crac ha stupito tutti, ma l'azienda era in difficoltà da tempo. Il gruppo non è riuscito a trovare la quadra sull'accordo di salvataggio con investitori e creditori, abbandonando lontano da casa migliaia di persone. Già un mese fa il cinese Fosun tourism group, primo azionista, aveva iniettato 450 milioni di sterline di liquidità, ma non è riuscita a trovarne altri 200.Per la società è scattata la liquidazione giudiziaria e il gruppo è ora in mano a un curatore fallimentare. Tutte le attività hanno cessato le operazioni e le prenotazioni sono state cancellate. Secondo Associated Press, le compagnie aeree del gruppo saranno messe a terra (anche se la controllata tedesca Condor ha chiesto un prestito ponte d'emergenza alla Germania per rimanere operativa) e tutti i dipendenti in 16 Paesi perderanno il lavoro.Tra i viaggiatori bloccati all'estero, circa 600.000, ben 150.000 sono inglesi. I rientri di questi ultimi inizieranno già oggi e, secondo la Bbc, questa sarà «la più grande operazione di rimpatrio in tempi di pace», con un costo di almeno 600 milioni di sterline. Verranno organizzati voli speciali e sarebbe già pronta una flotta di 45 aerei charter.«Vorrei scusarmi con i nostri milioni di clienti e con le migliaia di dipendenti, fornitori e partner che ci hanno supportato per molti anni», ha dichiarato l'ad di Thomas Cook, Peter Fankhauser, «È una giornata profondamente triste per l'azienda che è stata pioniera nei pacchetti turistici e ha reso il viaggio possibile a milioni di persone in tutto il mondo».A seguito del crac, chiaramente il titolo Thomas Cook, quotato alla Borsa di Londra, è stato sospeso dalle contrattazioni.Al di là del dissesto finanziario che, in poche ore, ha tolto lavoro a migliaia di persone, viene da chiedersi come mai un tale colosso sia finito a gambe all'aria. La verità è che anche questo tracollo è figlio di un cambio di mentalità legato al mondo di Internet. pachidermaAl momento della dichiarazione di bancarotta, Thomas Cook contava una flotta di 97 aerei, 2.926 punti vendita, più di 22.000 dipendenti, di cui circa 9.000 solo in Gran Bretagna, e oltre 19,1 milioni clienti annuali, che la rendevano la seconda società più grande in Europa e nel Regno Unito, dietro a Tui travel, la più grande nei Paesi scandinavi, in Francia, nei Paesi Bassi, in Germania, negli Stati Uniti e in Canada.Un pachiderma troppo poco flessibile per muoversi nell'era di Internet, dove ormai la prenotazione si fa online, in autonomia, per risparmiare tempo e denaro. Magari per non pagare i costi di intermediazione e investire i soldi in un hotel più bello o in un viaggio più comodo e rilassante.