2021-10-14
Il costo dell’energia fa chiudere le aziende. Ma l’Ue chiede più elettricità verde
Rincari insostenibili: Electrolux e Nyrstar tagliano la produzione. Bruxelles minimizza: «L'inflazione scenderà in primavera».I costi dell'energia alle stelle stanno fermando la produzione di diverse aziende che operano in tutta Europa. Il problema è semplice: a questi prezzi produrre certe componenti non è economicamente sostenibile e le società preferiscono abbassare la serranda. Gli esempi di aziende costrette a chiudere si sprecano. Il gruppo metallurgico globale Nyrstar, ad esempio, sta già riducendo la produzione delle sue tre fonderie di zinco in Europa proprio a causa dell'aumento dei prezzi dell'energia. La produzione, ha reso noto il gruppo, calerà fino a quasi il 50% negli impianti di Budel, nei Paesi Bassi, a Balen, in Belgio, e ad Auby, in Francia.I vertici di Nyrstar hanno fatto sapere attraverso una nota che i significativi aumenti dei prezzi dell'energia e il peso dei costi del carbonio hanno reso la produzione di zinco non più «economicamente fattibile» in caso di funzionamento degli impianti a piena capacità.Stessa sorte è capitata alla Electrolux, società che opera nel campo degli elettrodomestici per la casa. Anche in questo caso l'impennata dei prezzi dell'energia ha reso alcuni componenti troppo salati e la serrata è stata d'obbligo. Più in particolare, nel caso della Electrolux a mancare sono le lamiere d'acciaio. Così a partire dal 15 ottobre, giorno in cui tra l'altro scatterà l'obbligo del green pass per lavorare, 700 addetti del polo produttivo pordenonese finiranno in cassa integrazione. Cosa dire, poi, del mondo delle quattro ruote e dell'elettronica di consumo. A causa dell'aumento dei costi dell'energia e della carenza di chip ormai per avere un'automobile servono dai sei ai 12 mesi quando va bene. Non si contano le case costruttrici che hanno fermato gli impianti o ridotto sensibilmente la produzione: General motors, Mercedes benz, Nissan, Volkswagen, Toyota, Mazda e Subaru solo per citarne alcune. Il Salone di Ginevra 2022, una delle maggiori manifestazioni del mondo dell'auto, ha già fatto sapere che non avrà luogo a a causa della mancanza di chip. Una scelta molto dolorosa che avviene dopo due anni di chiusura dovuta alla pandemia. Persino la Apple si è trovata costretta a tagliare molto la produzione dell'iPhone 13, che avrebbe dovuto toccare quota 90 milioni di pezzi prodotti entro il 2021. La scelta dell'azienda di Cupertino comporterà una riduzione di dieci milioni di pezzi almeno e i timori sono che la carenza avrà un impatto anche sui nuovi Macbook (la linea di pc portatili del gruppo) e sulle nuove cuffie senza fili Airpods. Naturalmente, la crisi dei chip sta interessando tutti i produttori di telefonia, non solo Apple, e molte società di informatica di consumo che comprano componenti in Asia. D'altronde basta fare mente locale e facilmente si capisce quanti elettrodomestici abbiamo in casa che funzionano grazie ai chip o che hanno componenti realizzate con materie prime che scarseggiano. Nel frattempo, l'Ue si ostina a buttare acqua sul fuoco sostenendo che la crisi dei prezzi dell'energia sarà temporanea e che dovrebbe risolversi in primavera, cioè a fine marzo 2022. «È probabile che gli attuali aumenti dei prezzi siano temporanei» e che «i prezzi all'ingrosso del gas rimangano elevati nei mesi invernali per poi scendere in primavera, quando la situazione dovrebbe stabilizzarsi», si legge nella toolbox sull'energia adottata ieri mattina dal collegio dei commissari europei. Secondo gli esperti di Bruxelles, inoltre, «i prezzi dovrebbero comunque rimanere superiori alla media degli anni passati», su cui pesano le tariffe basse del periodo pandemico, quando i prezzi del gas sono diminuiti. Tuttavia, «nel medio termine, potrebbero verificarsi nuovi aggiustamenti della domanda e dell'offerta e non si possono escludere ulteriori episodi di volatilità dei prezzi sui mercati all'ingrosso per una serie di ragioni geopolitiche, tecnologiche ed economiche», precisa la Commissione.Insomma, tutt'altro che una buona notizia. Secondo le previsioni dell'Ue questa situazione dovrebbe andare avanti almeno per altri cinque mesi comportando la chiusura di moltissime società che di certo non potranno andare avanti con questi chiari di luna. Ironia della sorte, inoltre, i prezzi dell'energia che serve anche per scaldare le abitazioni dovrebbero calare, stando all'Ue, proprio quando meno servirà e cioè quando le temperature saranno più miti. Intanto, da Bruxelles le istituzioni si stanno adoperando per venire in aiuto ai cittadini e alle imprese. Tra le misure che la Commissione ha caldeggiato con i Paesi membri ci sono voucher energia per le famiglie più povere, aiuti di Stato per le imprese e sgravi fiscali mirati. Inoltre, Bruxelles vaglierà vantaggi e svantaggi dell'attuale struttura del mercato dell'elettricità all'ingrosso. Ma non rinuncerà alla corsa alle rinnovabili, alla base dei rincari, anzi aumenterà gli sforzi: «La transizione all'energia pulita è il modo migliore per scongiurare altri shock in futuro e dev'essere accelerata».