2020-03-10
Il coronavirus scende al Sud. Ed è una bomba
Test febbre al molo Beverello di Napoli (Ansa)
Le criticità di una sanità da scenario di guerra come quella meridionale. L'allarme del governatore campano Vincenzo De Luca: «Fate funzionare il cervello, riducete a zero le relazioni sociali». Ma c'è chi organizza party e chi si vanta di aver violato la zona rossa.Da Napoli la speranza di un farmaco che riduce le complicanze polmonari. Efficace in due pazienti trattati con terapia utilizzata nella cura dell'artrite reumatoide.Lo speciale comprende due articoli. Il Coronavirus ha preso l'ascensore. E sta calando al Sud con tutto il carico di incertezze, criticità (e fatalità) che una sanità da scenario di guerra, come quella meridionale, implica. Sarà per questo che i governatori dell'Italia di sotto si sono arrabbiati con i corregionali che sabato notte, complice la diffusione della bozza del nuovo decreto della presidenza del Consiglio dei ministri, hanno preso d'assalto l'intercity Milano-Napoli. Potenziali «bombe virali» a orologeria che si sono andate a posizionare, pronte a esplodere, nelle case di nonne, mamme e fidanzate.Evidentemente, molti governatori del Sud hanno cambiato idea, dopo aver parlato nei giorni scorsi di «clima immotivato di psicosi e di tensione» o di iniziative proibizioniste «oltre la ragionevole necessità».Prima di arrivare a destinazione, però, la fermata obbligata di Covid-19 è nella Capitale dove appena ieri è morto un uomo di 81 anni, di Campobasso, ricoverato allo Spallanzani, struttura che già cura 65 pazienti infetti. Quattro medici e tre specializzandi del Policlinico Umberto I sono invece risultati positivi al tampone, e sono stati posti in isolamento domiciliare. In totale, nelle sei Asl di Roma ci sono 2155 «sorvegliati» a fronte di 52 contagiati. A Latina ce ne sono 38, a Frosinone 11, a Viterbo 1 e a Rieti altri tre. Controlli a vasto raggio, e non solo sanitari. Sempre ieri il titolare di uno stabilimento di Fregene è stato denunciato per inosservanza delle misure di prevenzione previste dal decreto.Si diceva, però, delle Regioni. Il governatore campano, Vincenzo De Luca (Pd), lo stesso che il 24 febbraio scorso sosteneva «come si fa a pensare nella situazione attuale che qualcuno possa uscire dalla zona del contagio per tornare in Campania?» ,ha fatto la faccia feroce e in un video ha attaccato frontalmente questo esodo al contrario. «Con l'arrivo di centinaia di persone non tutte controllate dal nord Italia, andremo in difficoltà, il lavoro di prevenzione capillare diventa difficile». Ha spiegato che «se hai 100 persone contagiate puoi contattare 1000 persone che hanno avuto contatti con loro, ma se aumentano il lavoro diventa difficile e quindi per marzo ci aspettiamo un picco di contagi in Campania». Da qui l'invito a far «funzionare il cervello» per ridurre «quasi a zero le relazioni sociali». I numeri iniziano a diventare particolarmente critici a questa latitudine. Ci sono 120 casi positivi, quasi tutti asintomatici, e 1318 soggetti in isolamento domiciliare. Tre i decessi, l'ultimo dei quali appena ventiquattr'ore fa nell'ospedale di Nola: una donna di 84 anni, che non aveva avuto alcun contatto con potenziali contagiati provenienti dal Nord, già sofferente di malattie respiratorie. È risultato invece positivo un magistrato civile del Tribunale. Blitz mirati, inoltre, da parte delle forze dell'ordine che, tra Ercolano e Pozzuoli, hanno denunciato otto commercianti che nei loro locali avevano organizzato super affollati party per la festa della donna. Il decreto anti assembramento del Governo ha impedito pure i funerali pubblici di Ugo Russo, il quindicenne ucciso da un carabiniere durante un tentativo di rapina.In Sicilia situazione ancor più grave: sono circa 10.000 i rientri dal Nord. Due giovani studentesse sono state denunciate dalla polizia per aver pubblicato un video, davanti ai locali della movida ad Agrigento in cui annunciavano di aver violato la «zona rossa». I posti in terapia intensiva sono 456 di cui solo 346 operativi e 110 da attivare. I contagiati, ad oggi, sono 59 con 19 ricoverati così suddivisi: sette a Palermo, cinque a Catania, due a Messina, uno a Caltanissetta, tre ad Agrigento e uno a Enna. Mentre 35 sono in isolamento domiciliare. Le diocesi hanno bloccato funerali, battesimi e matrimoni.In Calabria, appena ieri, si sono registrati due nuovi contagi, uno dei quali è un dipendente dell'istituto clinico Raffaele De Blasi, a Reggio, da 10 giorni assente dal lavoro. Mentre ben 60 medici di base di Cosenza, che gestiscono un bacino di 70.000 cittadini, sono in quarantena precauzionale. A Vibo Valentia sono state denunciate nonna e nipote che, al posto di osservare la quarantena obbligatoria, dopo il viaggio di ritorno se ne sono andate a festeggiare al ristorante. Per il presidente dell'Ordine medici di Cosenza, Eugenio Corcioni, che ha scritto un'allarmata lettera al ministro della Salute, la Calabria è impreparata ad affrontare l'epidemia.Sul fronte pugliese, oltre all'emergenza carceri, ci sono criticità anche nel settore giudiziario. Il Tribunale di Brindisi ha deciso di rinviare tutte le cause civili e i processi penali mentre otto consiglieri regionali hanno chiesto al governo nazionale «misure severissime, prima che sia troppo tardi» per arginare il contagio provocato dal coronavirus estendendo la zona rossa anche al Sud. La sanità, intanto, si prepara all'onda d'urto che dovrebbe arrivare dopo il rientro di 2.545 pugliesi dal Nord Italia: sono stati predisposti 300 posti letto di terapia intensiva e 195 malattie infettive. In caso di necessità, ha fatto sapere il governatore Michele Emiliano, verranno riaperte alcune strutture disattivate, (San Pietro Vernotico e Terlizzi).Da registrare, un ventunenne di Martina Franca è stato denunciato per un video fake su Covid-19. Scherzano col fuoco, e non se ne rendono conto.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-coronavirus-scende-al-sud-ed-e-una-bomba-2645442254.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="da-napoli-la-speranza-di-un-farmaco-che-riduce-le-complicanze-polmonari" data-post-id="2645442254" data-published-at="1758017530" data-use-pagination="False"> Da Napoli la speranza di un farmaco che riduce le complicanze polmonari Il nome è quasi impronunciabile: Tocilizumab. Ma se davvero si rivelasse utile nel contrasto al coronavirus, diventerebbe assai più familiare al suono. La speranza contro l'epidemia cinese arriva da Napoli e, in particolare, da una collaborazione tra l'azienda ospedaliera dei Colli e l'Istituto nazionale tumori Fondazione Pascale. Due pazienti affetti da «polmonite severa» Covid-19 e ricoverati all'ospedale Cotugno, sono stati infatti trattati con questo farmaco solitamente utilizzato nella cura dell'artrite reumatoide (una poliartrite infiammatoria cronica che può portare, nei casi più gravi, anche alla perdita di funzionalità articolare) e «nel trattamento della sindrome da rilascio citochimica dopo trattamento con le cellule Car-T». Le terapie Car-T, in oncologia, prevedono l'utilizzo di alcune cellule immunitarie del paziente (i linfociti T) - geneticamente modificate - per combattere alcuni tipi di cancro. E, in particolare, quelli non solidi, come i tumori del sangue. Un campo d'applicazione medica quindi completamente differente dagli antivirali che dovrebbero intervenire sulle aree di scambio tra sangue e ossigeno, quelle maggiormente aggredite da Covid-19. Una differenza che però potrebbe rivelarsi preziosa. La somministrazione è stata praticata nella giornata di sabato per la prima volta in Italia anche se il farmaco già da qualche settimana è in fase di sperimentazione clinica in quattordici ospedali di Wuhan, l'epicentro mondiale della pandemia, per un totale di poco meno di 300 pazienti. «Già a distanza di 24 ore dall'infusione, sono stati evidenziati incoraggianti miglioramenti soprattutto in uno dei due pazienti, che presentava un quadro clinico più severo», hanno spiegato il direttore di oncologia dell'azienda ospedaliera dei Colli, Vincenzo Montesarchio, e il direttore dell'unità di oncologia melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative dell'istituto Pascale di Napoli, Paolo Ascierto. «Nell'esperienza cinese sono stati 21 i pazienti trattati che hanno mostrato un miglioramento importante già nelle prime 24-48 ore dal trattamento, che si effettua con un'unica somministrazione e che agisce senza interferire con il protocollo terapeutico a base di farmaci antivirali utilizzati», hanno specificato. Ma, nel dettaglio, come funziona questo protocollo medico? Il Tocilizumab - noto con il nome commerciale Actemra - è una proteina sintetica iniettabile che blocca gli effetti dell'interleuchina-6 (la proteina Il-6 che ha una funzione sia pro infiammatoria che anti infiammatoria) nei pazienti affetti da artrite reumatoide, come abbiamo visto. L'ultima versione delle linee guida cinesi suggerisce l'uso di Tocilizumab in pazienti che manifestano aumenti dei livelli di Il-6 e lesioni estese in entrambi i polmoni o sintomi gravi. I ricercatori di Pechino hanno trovato che una delle cause di morte per i pazienti gravi o in condizioni critiche infettati dal nuovo coronavirus è infatti la tempesta di citochine (o ipercitochinemia) nel sangue, una reazione eccessiva del sistema immunitario. Il mese scorso, l'aumento del livello di Il-6 è stato indicato come un segnale che la condizione del paziente può eventualmente peggiorare. Riuscire a interdire questa infiammazione con l'Actemra potrebbe, dunque, offrire l'occasione all'organismo di allestire una difesa - propria e indotta dagli antivirali - per arginare il coronavirus e non compromettere le capacità respiratorie del paziente.
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.