2020-03-03
Il coronavirus terrorizza gli ayatollah. Anche gli Usa si preparano al peggio
Nel mondo 89.500 contagi, 3.000 le vittime. Regime iraniano in ginocchio: morto un consigliere di Ali Khamenei. Donald Trump chiede un vaccino, ma c'è l'incognita dei prezzi. Intanto gli enti federali si mettono in stato d'allerta.Il coronavirus continua a diffondersi e l'allerta internazionale a salire. I contagi totali sono circa 89.500, le vittime più di 3.000, ma anche le guarigioni crescono, superando le 45.000.L'ultima ad alzare l'asticella del livello di rischio, da moderato ad alto, è stata l'agenzia Ue del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. Secondo il bollettino diffuso ieri mattina dalla commissaria alla Salute, Stella Kyriakide, i casi confermati di coronavirus sono 2.100, in 18 Paesi europei, per un totale di 38 vittime. Ma i numeri salgono in fretta. Dopo l'Italia, i Paesi che stanno facendo maggiormente i conti con il Covid-19 sono Francia e Germania. Emmanuel Macron ha annullato tutti gli impegni istituzionali non collegati all'emergenza, tra cui la visita prevista nel Gers e la tradizionale cena annuale del Crif, l'organo rappresentativo della comunità ebraica francese, per concentrarsi esclusivamente sulla gestione della crisi. Dopo la decisione dei lavoratori del Louvre di tener chiuso il museo più visitato al mondo, in seguito alla decisione del governo di vietare i raduni con più di 5.000 persone in un ambiente chiuso, è stato annullato anche il Salone del libro di Parigi, in programma dal 20 al 23 marzo. Resta invece aperta la Tour Eiffel. In Germania sono state 150 le persone contagiate, di cui 16 sono già guarite. Dieci i lander colpiti. Berlino ha innalzato il rischio a medio. Le autorità della Baviera hanno chiesto alle famiglie rientrate dalle vacanze in Nord Italia di non mandare i bambini a scuola ieri e oggi. Sei nuovi casi in Belgio (cinque nella Regione delle Fiandre e uno a Bruxelles) tutti relativi a persone recatesi recentemente in Italia, così come uno dei due primi infetti in Portogallo. Lisbona ha quindi deciso di estendere le misure di prevenzione finora applicate alle persone in arrivo dalla Cina anche ai voli dall'Italia. Ma i contagi collegati al Nord Italia arrivano ben più lontani: un trentaduenne arrivato lo scorso 27 febbraio a San Paolo da Milano è risultato essere il secondo contagiato in Brasile, idem per il primo contagiato a Mosca, rientrato recentemente dall'Italia. Lo scalo di Sheremetyevo, il più grande della Russia, ha schierato ad accogliere i passeggeri proveniente Cina, Italia, Corea del Sud e Iran una squadra di addetti chiusi nelle tute protettive bianche che controllano le temperature corporee e fanno compilare un modulo in cui è obbligatorio elencare generalità e indirizzo di permanenza. Misure più drastiche nella vicina Repubblica ceca, che dopo i primi tre contagi, ha deciso di sospendere i voli da Milano, Bologna, Venezia e dalla Corea del Sud, dopo aver cancellato, nelle settimane scorse, i collegamenti con la Cina. In Iran, duramente colpito dall'epidemia, dopo la notizia del contagio della vice presidente Masume Ibtikar e la morte dell'ex ambasciatore persiano presso il Vaticano, Hadi Khosroshahi, Teheran ha confermato la morte di Mohammad Mirmohammadi, alto funzionario del Consiglio per il Discernimento del sistema dal 2018 e consigliere della guida suprema Ali Khamenei. In totale sono 66 i decessi in Iran. Ma è negli Stati Uniti che il virus preoccupa di più. Dopo le prime due morti, è stato registrato il primo caso a New York, una donna di circa 30 anni ammalatasi in Iran, ora in isolamento. Uno studio basato su due casi dello Stato di Washington ipotizza che probabilmente, come sembra essere successo in Italia, il coronavirus circolava già settimane prima di essere diagnosticato. Ed è proprio nel Paese e più ricco del mondo che il contagio potrebbe assumere proporzioni spaventose. Il sistema sanitario americano è infatti privato, e decine di milioni di persone non hanno accesso nemmeno alle cure più elementari (più dell'8% della popolazione). Donald Trump, incontrando ieri i rappresentanti delle maggiori case farmaceutiche, ha chiesto rapidità nella creazione di un vaccino. Ma anche se questo fosse realizzato in tempi strettissimi, il problema rimarrebbe comunque l'accessibilità. Persino la democratica Nancy Pelosi, presidente della Camera, parlando giorni fa della possibile cura, si è limitata a dire che «dovrà avere un pezzo accessibile» e non gratuito. Non c'è da stupirsi dunque delle misure rigide adottate dagli Usa verso i Paesi maggiormente colpiti, tra cui l'Italia, verso la quale sono stati cancellati la maggior parte dei collegamenti aerei. Ma il tycoon respinge le critiche, indirizzategli dai democratici, per aver interrotto i collegamenti con la Cina: «Ho salvato molte vite, restate calmi e vigili». Il Federal emergency management agency, l'ente federale per la gestione delle emergenze che fa parte del dipartimento di sicurezza, sta comunque preparando una «dichiarazione di emergenza per malattie infettive» da parte del presidente che consentirebbe di fornire finanziamenti agli Stati locali. Ma intanto, anche lo Stato della Florida ha dichiarato l'emergenza dopo i primi due casi positivi sul territorio. La crisi sembra rientrare paradossalmente solo in Cina, dove 18 province hanno ridotto il grado di allerta e nella città di Wuhan, focolaio dell'epidemia, è stato chiuso il primo dei 16 ospedali creati ad hoc dopo lo scoppio dell'emergenza dopo aver dimesso tutti i malati.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)