2020-03-23
Mattarella fermi il golpe di Conte
Il premier sfrutta il contagio per scavalcare Camere e Consiglio dei ministri. E il Colle osserva in silenzio questo scempio.Giuseppe Conte è intenzionato a passare alla storia come salvatore della patria. Tolto di mezzo, con l'aiuto del coronavirus, il Parlamento ed eliminata ogni opposizione, con la scusa che l'epidemia non consente di perdere tempo in polemiche, il presidente del Consiglio si comporta come un caudillo in battaglia, atteggiandosi a plenipotenziario nella lotta al Covid-19. Convinto di essere incaricato di svolgere un mandato superiore, il capo del governo non convoca più nemmeno il consiglio dei ministri per stabilire il da farsi: decide e basta. Così sabato sera, dopo essersi fatto annunciare per ore al fine di creare la necessaria suspence, il premier per caso ha mandato in onda una diretta Facebook in cui annunciava la chiusura delle aziende non necessarie. Perché, in un clima di terrore e angoscia, un capo del governo debba contribuire ad alimentare ancor di più le paure degli italiani, è un mistero. A che serve comunicare a pochi minuti dalla mezzanotte una misura che avrebbe potuto essere annunciata anche alle 8 di sera o alle 12 del mattino dopo? Che senso ha creare panico in un momento in cui le persone, chiuse in casa da un decreto, già vivono con i nervi a fior di pelle? Ma soprattutto, perché annunciare un provvedimento che ancora non c'è e che fino a ieri a tarda sera nessuno aveva potuto leggere per rendersi conto di ciò che è davvero consentito e ciò che è vietato?Ieri, le persone che non avevano seguito la diretta Facebook di Conte (a proposito: perché usare un canale non ufficiale, quando Palazzo Chigi ha a disposizione reti nazionali e addirittura un servizio pubblico pagato dai cittadini?) si sono svegliate interrogandosi sul da farsi. Siccome non esisteva un testo scritto (comparso solo alle 20 di domenica sera), nessuno sapeva quali fossero le aziende chiuse. Chi produce bottigliette di plastica per contenere l'acqua che consumiamo sulle nostre tavole fa un lavoro necessario oppure deve astenersi dal presentarsi in fabbrica? E chi sforna pezzi di ricambio per le nostre auto può continuare la produzione o no? Coloro i quali lavorano nel ramo materie plastiche e producono oggetti che possono poi essere utilizzati con varie funzioni, anche sanitarie, devono lavorare o restare a casa? E nel settore dei trasporti, degli imballaggi, della contabilità aziendale, della giustizia e dei servizi in genere, chi può continuare a svolgere il proprio servizio senza incorrere nelle multe di Palazzo Chigi? Le comunicazioni notturne del presidente del Consiglio non lo hanno chiarito, così come non hanno spiegato chi pagherà gli stipendi ai lavoratori lasciati a casa per decreto via social. Risultato, al caos del contagio si aggiungono il caos e la confusione generata da un capo di governo inadatto al momento, che fino a ieri, più che governare, aveva passato il proprio tempo a mediare, prima tra Di Maio e Salvini, poi tra Zingaretti e Renzi.Giuseppe Conte è un premier per caso che però, dopo due anni ai vertici del Paese, si è innamorato del proprio ruolo, montandosi la testa e credendosi davvero uno statista. Lo prova il fatto che ormai, insieme con la bandiera dell'Italia e dell'Unione europea, si presenta in video con un terzo vessillo, ossia quello di Palazzo Chigi, manco fosse quello della casa reale. Nessuno prima d'ora aveva sentito il bisogno di fare conferenze stampa con il simbolo del governo. Nessuno, tranne un professore che si è convinto di essere davvero l'uomo della provvidenza, un uomo che, nonostante le esitazioni e le incertezze mostrate in questi giorni, continua ad avere un'alta considerazione di sé stesso. Giorno dopo giorno, si capisce che Conte non è all'altezza del ruolo, ma resta solo al comando senza che nessuno lo abbia mai davvero scelto. I danni e le vittime causate dall'imperizia del presidente del Consiglio sono evidenti. Ma ancor più chiara risulta la deriva del professore prestato da Luigi Di Maio alla politica. Nella situazione di emergenza che stiamo vivendo, Giuseppe Conte occupa spazi che non gli competono, senza alcun controllo del Parlamento, senza nemmeno un bilanciamento del Quirinale. Già, mentre il premier invade la vita pubblica, apparendo di notte e via Facebook sui telefonini e sui computer degli italiani, il grande assente è il capo dello Stato, colui che in teoria dovrebbe rappresentare l'unità nazionale e difendere i principi costituzionali. Sergio Mattarella è invece desaparecido. Parla il meno possibile. Si vede il meno possibile. Alla sua eclissi corrisponde la crescita del nuovo Re Sole, l'azzeccagarbugli di Volturara Appula, un leguleio contro il virus. È lui, che a fine gennaio davanti alle telecamere di Lilli Gruber disse: «Siamo prontissimi ad affrontare il virus», l'uomo dell'emergenza. Come disse una volta Mario Missiroli, rivolgendosi, da direttore del Corriere della Sera, a Giuseppe Saragat: «Siamo nelle sue mani». Ma poi, girandosi verso i collaboratori e dopo aver dato le spalle al presidente della Repubblica, concluse: «Oddio in che mani siamo». Ecco, noi ci sentiamo come l'ex numero uno di via Solferino e guardando Conte pensiamo la stessa cosa. Con un'aggravante: ogni giorno che passa, grazie al presidente per caso, vediamo svanire alcuni diritti costituzionali. Un popolo spaventato gli sta regalando un pezzo di democrazia.
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