2024-07-29
Il clima non c’entra. Colpa delle clientele
È da quando faccio questo mestiere, cioè da mezzo secolo o quasi, che sento parlare della siccità in Sicilia. Gli allarmi sono ricorrenti, ma nonostante siano trascorsi alcuni decenni dalle denunce di cui ho memoria, nulla è cambiato, e soprattutto niente è stato fatto. Per mia curiosità, ho provato a cercare testimonianze di periodi senza piogge del passato. È sufficiente usare un qualsiasi motore di ricerca e digitare «Sicilia siccità» e magicamente ci si troverà davanti un numero infinito di file. Si comincia dal 1954, periodo in cui non cadde una goccia da maggio a settembre. Peggio ancora andò nel 1962, anno in cui la Sicilia rimase senza piogge per ben 200 giorni. Non andò meglio negli anni Settanta e Ottanta. Se poi si arriva al 2001, per mesi a Palermo non si vide neppure l’ombra di un temporale. Con ciò non voglio dire che la siccità di questi giorni non sia grave. Capisco gli agricoltori che si disperano: senza acqua muoiono tutte le colture. E però il problema non è, come al solito, il cambiamento climatico. La questione è che dal 1954 a oggi, quasi niente è stato fatto per ovviare alla carenza idrica. Le condutture perdono gran parte dell’acqua perché sono vecchie di decenni e nessuno si è mai preso la briga di sostituirle. Gli invasi non sono stati costruiti perché, tra lentezza della pubblica amministrazione e opposizione degli ambientalisti, le opere pubbliche fanno fatica ad andare avanti e a essere portate a termine. Poi ci sono gli impianti di desalinizzazione, che in una regione circondata dall’acqua sarebbero fondamentali, ma la politica si è dimenticata di fare gli investimenti e la manutenzione. Insomma, c’è la siccità, che è un problema ricorrente, ma c’è anche l’inefficienza di una classe politica che è totalmente persistente. Parlare di cambiamento climatico, quasi che la penuria d’acqua sia una sorpresa di queste settimane, è un modo per lavarsi la coscienza, invocando un fenomeno soprannaturale. Eh, no: la carenza d’acqua è tutt’altro che un evento imprevedibile, dovuta alle bizze del clima. Si sapeva e si sa che in Sicilia in certi periodi e in determinate annate non piove, ma gli amministratori pubblici hanno fatto finta di nulla. Dunque, smettiamola di individuare il colpevole in una nuova divinità pagana: il surriscaldamento globale e le estati sempre più calde. Come spiega molto bene Meteoweb, la siccità in Sicilia è un fenomeno localizzato, all’interno di un’area tra Mediterraneo ed Europa che negli ultimi mesi ha registrato un’eccezionale piovosità. Il continente nel suo complesso «è stato interessato da un eccezionale, vastissimo e notevole plus pluviometrico». Solo la Sicilia e in parte la Puglia sono invece colpite da un’anomalia siccitosa. Spiega sempre Meteoweb: «Il problema che ha colpito l’isola non può certo in alcun modo essere correlato al cambiamento climatico o al riscaldamento globale. Da sempre infatti, la Sicilia soffre di gravi periodi di siccità: clamorosi quelli degli anni Settanta e Ottanta, più recente e di fresca memoria quelli dei primi anni Duemila, tutti molto più gravi dell’attuale». Nell’ultimo anno, le precipitazioni cadute sull’isola hanno raggiunto una media regionale di poco superiore ai 450 millimetri, mentre più di vent’anni fa si superarono appena i 400 millimetri. Il problema dunque non è il clima, ma quanti non hanno fatto ciò che è necessario, ovvero la manutenzione delle condutture idriche e i bacini di accumulo dell’acqua. Del resto, pensando al più grande acquedotto del Sud, quello della Puglia, basta dire che invece di tecnici e ingegneri assume giornalisti, che ormai sono un esercito. Al posto dell’acqua, ai pugliesi distribuisce comunicati. Forse pensando che bastino quelli a dissetare una regione. Altro che surriscaldamento globale, la grande malattia del Sud resta come sempre la lottizzazione e il clientelismo. Posti di lavoro in cambio di voti e non di acqua.
Il deputato M5s Leonardo Donno, a destra, aggredisce Paolo Barelli di Forza Italia alla Camera dei Deputati (Ansa)
Alberto Nagel (Getty Images)
Antonio Tajani, Giorgia Meloni e Matteo Salvini (Ansa)