2022-06-15
Il centrodestra vince nelle città importanti e fa il pieno anche con le liste civiche
I simboli dei moderati legati al territorio premiati dagli elettori Exploit di Fdi, ma solo nel quadro dell’alleanza con Lega e Fi.C’è un fattore imprescindibile da considerare, per giungere a un riepilogo del voto amministrativo più preciso possibile. Un elemento che è stato finora sottovalutato ma che sta emergendo, ora dopo ora, in tutto il suo peso. Stiamo parlando delle liste civiche, che in questo tipo di consultazioni - notoriamente condizionate o indirizzate da dinamiche spesso completamente slegate dalla politica nazionale - non consentono agli osservatori di poter calibrare al meglio le conclusioni sui partiti presenti in Parlamento. E le elezioni andate in scena domenica scorsa non fanno difetto a questa regola. Al contrario, hanno evidenziato un peso sempre maggiore per le civiche (sia di centrodestra che di centrosinistra) che molte volte costituiscono uno stratagemma di mimetizzazione delle forze politiche tradizionali. Morale della favola: il dato proiettato a livello nazionale delle civiche, secondo l’analisi fornita da Youtrend, presenta percentuali altissime, con un vantaggio per le liste orientate verso il centrodestra (19,1 per cento) rispetto al 18,3 per cento di quelle che guardano al centrosinistra. Le liste civiche, dunque, sarebbero i primi due partiti usciti da questa consultazione elettorale. Risultando assodato che nelle elezioni legate ai singoli territori il dato dei partiti nazionali è eroso dalle liste civiche, c’è da aggiungere che normalmente a essere penalizzate sono le forze più legate al territorio. Si può dunque affermare con buona approssimazione che il successo delle civiche di centrodestra nei comuni del Nord celi una cospicua quota di voto leghista. Detto questo, tornando al quadro generale dei partiti, l’elemento più evidente è la crescita di Fdi, che su base nazionale ora sarebbe al 10,9 per cento. Un dato, il fatidico «sorpasso», su cui si è già parlato molto e che è giustificato anche da un travaso di voti dal Carroccio, visto il concomitante assestarsi dell’alleato leghista attorno al 6,2 per cento, ma che ha bisogno di una postilla non di poco conto: nei due comuni dove il partito di Giorgia Meloni è andato da solo (Catanzaro e Verona), rispettivamente con Wanda Ferro e Priamo Bocchi, il risultato non è stato in linea con la tendenza nazionale ed è rimasto lontano dalla doppia cifra, a riprova del fatto che la crescita di Fdi, per gli elettori di centrodestra, non può essere scissa dalla lealtà alla coalizione. Restando nel perimetro del centrodestra, tiene Forza Italia (stabile al 6,1 per cento) in virtù soprattutto dell’ottima performance a Palermo, dove ha incassato circa il 12 per cento. Sul versante opposto, c’è poco da aggiungere sul processo di atomizzazione di M5s, che può ancora contare su più del 30 per cento dei seggi del Parlamento nazionale, in virtù del risultato ottenuto nel 2018, ma che l’aggregato nazionale condanna a un misero 2,9 per cento. Stabile il Partito democratico al 17,2 per cento, meglio Azione di Carlo Calenda (1,8 per cento assieme a +Europa) rispetto a Italia viva di Matteo Renzi. Se si dovesse ragionare, sempre a livello nazionale, in termini di coalizioni, il centrodestra sarebbe leggermente avanti rispetto al centrosinistra (42,3 per cento contro 41,8 per cento) ma in questo caso il dato va veramente preso con le molle, a causa della citata azione di erosione operata dalle liste civiche e soprattutto dalla legge elettorale per le Politiche, che presenterebbe con queste stesse percentuali un risultato decisamente più favorevole al centrodestra in termini di seggi parlamentari. Se poi si volesse tornare ad esaminare il risultato nell’ottica di una consultazione amministrativa e non di una competizione tra partiti, il quadro sarà certamente più chiaro dopo i ballottaggi ma, per ciò che si è visto finora, non lascerebbe adito a interpretazioni: la vittoria ha arriso al centrodestra. Nelle due città più importanti, infatti, il dato è già acquisito ed è totalmente a favore del centrodestra, che ha agevolmente confermato Marco Bucci a Genova e ha strappato Palermo al centrosinistra eleggendo Roberto Lagalla. C’è poi da aggiungere L’Aquila, il cui elettorato ha confermato il sindaco uscente Pierluigi Biondi, contro il quale i dem avevano schierato un big del territorio come Stefania Pezzopane. Se si allarga il discorso a tutti i Comuni assegnati al primo turno, il centrodestra ha prevalso in 37 contro i 21 del centrosinistra, mentre per quanto riguarda quelli andati al ballottaggio il centrodestra è in testa in 24 Comuni contro i 17 in cui è in vantaggio il centrosinistra. Fondamentale, da questo punto di vista, quello che succederà a Verona: come è noto qui il centrodestra è andato diviso con Lega e FdI a sostegno dell’uscente Federico Sboarina e Fi dell’ex-sindaco Flavio Tosi, proiettando in testa il candidato di centrosinistra Damiano Tommasi. Tenere la città veneta avrebbe un doppio significato, quello numerico di aver scongiurato il passaggio di una roccaforte di centrodestra al campo avverso, e quello politico di aver saputo ricompattare l’elettorato di centrodestra. Il che, vista la situazione a livello nazionale e i nuovi equilibri interni alla coalizione, non è scontato.
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Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco