2021-01-27
Il centrodestra resta unito ma balla sul voto
Delegazione unica al Colle. Per non far scappare i partitini, comunicato morbido sulle nuove elezioni: «Pronti a sostenere azioni a favore degli italiani, a partire dai ristori e dal blocco delle cartelle esattoriali». Giorgia Meloni, però, spinge sempre sulle urneAvanzare con giudizio, per andare tutti insieme da Sergio Mattarella e arrivare uniti all'approdo della crisi. Al termine di un'ora e mezza di riunione, i leader del centrodestra affidano a un comunicato unitario che brilla per prudenza ed equilibrismo il tentativo di impedire che l'ala centrista della coalizione ceda alle sirene del sempre più pressante e allo smaccato scouting giallorosso. Non appena la nota ha cominciato a rimbalzare nelle chat degli addetti ai lavori, è immediatamente saltata agli occhi la mancanza di qualsiasi riferimento, esplicito o velato, alla possibilità di chiedere al presidente della Repubblica Sergio Mattarella di prendere in considerazione lo scioglimento delle Camere e di portare il Paese alle elezioni.Una richiesta che, invece, Matteo Salvini e Giorgia Meloni stanno inoltrando con sempre maggior vigore nelle ultime uscite sui media tradizionali e soprattutto sui social, ma che Silvio Berlusconi non ha finora voluto recepire, indicando come via maestra per uscire dall'impasse quella di un governo di unità nazionale. E per il momento, leggendo le parole messe nero su bianco al termine del vertice, si tratta della linea che sta prevalendo nella strategia di inizio crisi del centrodestra. La priorità, è stato il ragionamento fatto da Antonio Tajani in presenza e da Silvio Berlusconi su Zoom - cui hanno dato ovviamente manforte i centristi Antonio De Poli e Maurizio Lupi - è quella di inviare al premier dimissionario e alla sua maggioranza un segnale forte di unità, recandosi con una sola delegazione al Colle per le consultazioni, non ponendo i peones dei partiti minori della coalizione di fronte a una scelta brusca tra il tornare a casa e fare il salto in maggioranza. Affinché ciò si compia, però, si è dovuto optare per una formula interlocutoria e costruttiva, che non anticipi i contenuti del colloquio con il capo dello Stato ma soprattutto non si trasformi in un assist a chi sta attendendo solo una scusa per arruolarsi nella versione 4.0 dei responsabili. Gettando la palla nel campo della maggioranza con l'offerta di un governo di unità nazionale, in attesa che Giuseppe Conte scopra le proprie carte nelle prossime ore. «Il centrodestra», si legge nel comunicato, «ha ribadito la necessità che l'Italia abbia in tempi rapidi un governo con una base parlamentare solida e non una maggioranza raccogliticcia. La coalizione è pronta a sostenere in Parlamento tutti i provvedimenti a favore degli italiani, a partire dai ristori e della proroga del blocco delle cartelle esattoriali», con la significativa chiosa in cui «si affida alla saggezza» del presidente della Repubblica. Il prezzo della compattezza in questa fase è tutto sul conto del fronte sovranista, che ha dovuto accettare - almeno nei canali ufficiali - di scendere dalle barricate pro voto e, per il momento, avallare un approccio più compassato. Lo si evince dalle dichiarazioni rese da Salvini e dalla Meloni ai cronisti che li attendevano a fine riunione in un'assembratissima via degli Uffici del Vicario, nelle quali i due, pur garantendo il proprio sostegno in Parlamento ai provvedimenti anti crisi, hanno integrato a voce il documento scritto, evocando le elezioni e utilizzando toni ben più duri. «Non si può più perdere tempo», ha detto il leader leghista, «invitiamo il governo a portare in Aula decreti urgenti per aiutare le famiglie e le imprese, per bloccare le cartelle esattoriali, per sbloccare miliardi di euro fermi nei cassetti dei ministeri, e poi ridare la parola agli italiani». «Poniamo fine a questa vergogna, a questa agonia». Ma chi ha puntualizzato con più energia la propria posizione è stata Giorgia Meloni, che nel tardo pomeriggio ha fatto ricorso a una diretta Facebook per tornare a chiedere il voto, prima affermando che l'unica soluzione è «andare a votare» e poi che «non è vero che la Costituzione impedisce al capo dello Stato di sciogliere le Camere» in presenza di una seppur esile maggioranza. Non solo, la leader Fdi ha anche sottolineato che il tempo per votare stringe, dato che a inizio luglio prenderebbe il via il semestre bianco e le urne diventerebbero una chimera fino a fine legislatura. Da parte sua, il vicepresidente di Forza Italia Tajani, sollecitato più volte in questo senso dai due alleati maggiori, ha tenuto a sgomberare il campo dai sospetti - che pure non mancano - su un possibile soccorso azzurro a Conte, quando ha escluso categoricamente la possibilità di una coalizione «Ursula» che veda Forza Italia assieme a Pd, sinistra e M5s: «Abbiamo sempre detto», ha specificato Tajani, «che l'unità del centrodestra viene prima e per noi un governo di unità nazionale deve raccogliere un consenso rappresentativo di tutta l'Italia, che non è il governo Ursula». Dal canto suo il Cav, festeggiando la nascita di Forza Italia 27 anni fa, ha scritto su Facebook: «Il nostro ruolo, come dissi allora, è quello di “unire, per dare finalmente all'Italia una maggioranza e un governo all'altezza delle esigenze più profondamente sentite" dagli italiani. Per questo oggi, di fronte alla crisi politica di una maggioranza inadeguata e insufficiente, che si somma all'emergenza sanitaria e a quella economica, ho fatto appello a un'unità sostanziale del Paese, da realizzare se possibile in questo Parlamento o, se non è possibile, chiamando gli italiani alle urne».Dal fronte centrista, il più allineato è parso, per Nci, Maurizio Lupi, così come Giovanni Toti e Paolo Romani, per Cambiamo!, hanno assicurato che dalla loro formazione arriverà un netto no all'ipotesi di un Conte ter. Le dichiarazioni rilasciate nel corso di tutta la giornata dalle «quarte gambe» del centrodestra sembrano confermare l'efficacia di questa condotta, ma allo stesso tempo la sua precarietà: permangono infatti delle sacche di ambiguità, come nel caso dell'Udc Paola Binetti, la quale afferma di non avere «nessuna preclusione nei confronti del presidente Conte» e di essere curiosa di comprendere «quale tipo di governo riuscirà a fare in questa occasione che non sia una riedizione dei due precedenti che hanno fallito entrambi il loro obiettivo».
Edoardo Raspelli (Getty Images)