Le rivelazioni della Verità sulla presunta estorsione che tocca l'ufficio della procuratrice speciale voluta da Bruxelles e Federica Mogherini vengono di fatto confermate dalla vice. E il portavoce del premier Zoran Zaev: «Complotto ordito da Orban e Salvini».Negli ultimi giorni di maggio, la Commissione europea e le istituzioni di Bruxelles hanno scritto ed approvato il rapporto 2019 sulla Macedonia del Nord per analizzare i sviluppi del Paese sulla strada dell'avvicinamento all'Unione in base all'Accordo di stabilizzazione e associazione del 2004. Nel documento, nel capitolo dedicato al sistema giudiziario, si legge che le varie branchie del sistema dovrebbero rinforzare la loro collaborazione con l'ufficio del procuratore speciale di cui si loda l'efficienza riportando che all'interno di 17 casi aperti e 112 persone chiamate a processo, grazie al lavoro di Katica Janeva, è stato sentenziato anche l'ex capo dei servizi segreti e diversi ministri del precedente governo conservatore. Nonostante si esprima qualche velato dubbio sul fatto che la procuratrice speciale possa continuare a lavorare dopo che il suo mandato è ampiamente scaduto, la si loda per il ruolo svolto nella lotta alla corruzione e per il contributo nella stabilizzazione dello Stato di diritto. Dato che a volere Katica Janeva, ovvero un procuratore speciale, è stata proprio la Commissione europea a giuda Junker unitamente alla sua rappresentante per la politica estera Federica Mogherini e dato che molti Paesi membri dell'Unione hanno finanziariamente e materialmente contribuito al funzionamento della procura, il documento redatto dalla Commissione non poteva certamente essere altro che positivo. Il regno dei Paesi Bassi ha donato ben due milioni di euro affinché la procura speciale divenisse un fulgido esempio di lotta alla corruzione. La Svezia ha contribuito con un milione di euro in materiali tecnologici, il Dipartimento di Stato americano sotto l'amministrazione di Obama ha garantito un altro milione di dollari mentre l'Italia ha espresso tutto il suo sostegno attraverso il ministro della Giustizia Andrea Orlando che il 25 luglio del 2016 ha avuto un approfondito colloquio privato con la Janeva che successivamente non ha mancato anche dì elogiare pubblicamente. Dal giorno del suo insediamento tutti gli ambasciatori europei, i commissari Mogherini e Han, i politici stranieri in visita a Skopje e perfino il segretario generale della Nato Jan Stoltemberg si sono sempre sentiti in dovere di incontrare Katica Janeva, incoraggiandone il lavoro nonostante ai cittadini macedoni fosse assolutamente chiaro l'uso politico della giustizia fatto dal procuratore speciale. All'uso politico della giustizia si è però aggiunto anche l'uso spregiudicato del ricatto e dell'estorsione. Oggi La Verità pubblica la seconda parte delle intercettazioni nelle quali si sentirebbe lo showman Bojan Jovanovski, conosciuto come Boki 13, istruire l'imprenditore Jordan Kamchev su come effettuare i pagamenti per garantirsi la libertà dopo che il sistema giudiziario lo ha condannato agli arresti domiciliari sulla base dei processi iniziati dal procuratore speciale. Dalle registrazioni audio si comprenderebbe che Boki 13 dichiara di essere in contatto diretto con la Janeva, di cui conosce i movimenti giornalieri e pare perfino che viaggiando con lei in automobile discuta e confermi gli accordi presi con Kamchev. Dai documenti tuttavia, soprattutto, si comprende che l'esecutore ha conoscenza di atti riservati di cui solo la procuratrice speciale e il primo ministro Zoran Zaev, cioè colui che ha consegnato in passato nelle mani della Janeva le intercettazioni pietra dello scandalo, dovrebbero avere contezza. Boki 13 confermerebbe che anche altri giudici, sottoposti alla Janeva, farebbero parte del progetto ricattatorio da lui portato innanzi per il quale si trova oggi in carcere in qualità di principale ed unico indiziato. In una parte dell'audio, che proverebbe la fondatezza del video precedentemente pubblicato da La Verità e datato 20 febbraio 2019, Boki 13 si lamenta della quantità di cartamoneta e di valigette preparate da Jordan Kamchev ignaro del fatto che i contanti sono stati di proposito preparati in tagli da cinquanta euro per poter avere un maggior numero di valigette nelle quali montare dei sistemi satellitari di tracciamento. Boki 13 oltre ad essere un uomo di spettacolo, in affari con il figlio della Janeva, ha anche un'associazione caritativa, l'alleanza Internazionale, presieduta dalla membra socialista del Parlamento ed ex ministra per il lavoro Forsina Remeski in cui siede anche la cognata dell'attuale ministro della difesa Radmila Jankovski con cui Boki 13 dice di passare le serate. Tutto è ancora da verificare ma quanto promesso da Boki 13 a Kamchev negli audio, cioè la libertà dai domiciliari e la restituzione del passaporto, è avvenuto. L'articolo e i documenti pubblicati ieri dalla Verità sono stati ripresi interamente da tutti i giornali e le televisioni macedoni, sia di governo, che di opposizione. Il partito socialista del premier Zaev, dopo aver annunciato una conferenza stampa sul tema ha preferito fare retromarcia e cancellare l'appuntamento. Lasciando al portavoce del partito Kostadin Kostadinov il compito assurdo di accusare il nostro giornale di essere l'esecutore di un piano tenebroso ordito contro Zaev da Salvini e Orban. (Accusa che non vale nemmeno la pena di commentare). La vice procuratore speciale Lile Stefanova- anch'essa chiamata in causa da Boki 13 mei documenti che oggi andiamo a pubblicare - ha descritto i video come scioccanti e si è detta pronta a collaborare con le autorità giudiziarie affinché venga fatta subito chiarezza sulle eventuali responsabilità della sua superiore.
Emmanuel Macron (Ansa)
Per Fabien Mandon, capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, il Paese vacilla contro Mosca perché non è pronto a far morire i suoi giovani. Intanto, il governo pubblica un opuscolo su come sopravvivere a un attacco.
L’ipotesi dello scoppio di un conflitto capace di coinvolgere la Francia continua a tenere banco al di là delle Alpi. Ieri, il governo guidato da Sébastien Lecornu ha pubblicato online un opuscolo volto a spiegare ai francesi come diventare «resilienti» in caso di guerra o catastrofe naturale. Due giorni fa invece, un generale ha fatto saltare sulla sedia mezzo Paese affermando che la Francia deve essere pronta ad «accettare di perdere i propri figli». Lunedì invece, il presidente francese Emmanuel Macron e il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky avevano firmato una «dichiarazione d’intenzione» per la vendita a Kiev di 100 caccia transalpini Rafale, nell’arco di un decennio.
Alessandro Zan (Ansa)
Si salda la maggioranza che aveva già affossato la legge green anti imprese. Ribaltati i rapporti di forza: sì ai controlli in Spagna.
Un tentativo di imboscata non riuscito. Popolari, conservatori, patrioti e sovranisti si sono fatti trovare pronti e, costituendo una maggioranza in seno alla Conferenza dei capigruppo dell’Eurocamera, hanno deciso di non autorizzare due missioni di eurodeputati in Italia proposte dal gruppo di monitoraggio sullo Stato di diritto della commissione Libertà civili del Parlamento europeo. La prima sarebbe stata della commissione Libertà civili, la seconda della commissione Occupazione e Affari sociali. Missioni che avrebbero dovuto essere calendarizzate prima della fine dell’anno ed erano state fissate intorno all’inizio di giugno. Tra i membri della Commissione Libe ci sono tre italiani: Alessandro Zan del Pd per i socialisti, Gaetano Pedullà del Movimento 5 stelle per Left e Nicola Procaccini di Fratelli d’Italia per Ecr.
(Totaleu)
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Donald Trump (Ansa)
La proposta Usa non piace a Volodymyr Zelensky, azzoppato però dal caos corruzione. Marco Rubio: «Tutti devono accettare concessioni difficili».
Donald Trump tira dritto con il suo nuovo tentativo di porre fine alla guerra in Ucraina. Un funzionario americano ha riferito a Nbc News che l’inquilino della Casa Bianca avrebbe dato la sua approvazione al piano di pace in 28 punti, elaborato nell’ultimo mese principalmente da Steve Witkoff in consultazione sia con l’inviato del Cremlino, Kirill Dmitriev, sia con il governo ucraino. La medesima fonte ha rivelato che nella stesura del progetto sarebbero stati coinvolti anche il vicepresidente americano, JD Vance, il segretario di Stato, Marco Rubio, e il genero dello stesso Trump, Jared Kushner.






