
Al vaglio del Cdm l'ok del golden power per l'uso di Huawei in 9 regioni. Dopo l'anticipazione della Verità, alert del Copasir.Il Consiglio dei ministri doveva iniziare verso le 13. È slittato più volte fino alle 18.30. A frenare il tutto è stata l'attesa della bollinatura da parte della Ragioneria dello Stato che sul dl Agosto ha avuto più di un appunto da fare. Ma a scaldare la giornata ieri ci ha pensato anche il tema del 5G, come ha anticipato un articolo della Verità. Pronto da portare e far approvare nella seduta c'era il parere del golden power all'utilizzo di Huawei come fornitore della rete di nuova generazione in almeno nove regioni d'Italia, tra cui il Veneto e il Trentino. L'ok con semplici prescrizioni generiche è stato redatto dall'apposito comitato ed era destinato a Tim e agli altri operatori di telefonia. Una scelta politica che se fosse portata avanti fino in fondo sarebbe uno schiaffo agli Usa e un enorme favore alla Cina. A seguito della pubblicazione dell'articolo sulla Verità a reagire è stata la Lega. «Con la stessa modalità con cui Conte si è permesso di telefonare a Tim durante il cda, qualcuno telefoni al premier durante il Cdm di oggi (ieri, ndr) per farlo ragionare. La notizia, secondo cui il governo starebbe aprendo indiscriminatamente al 5G cinese, è preoccupante», hanno dichiarato, annunciando una interrogazione urgente alla Camera, Massimiliano Capitanio, deputato in commissione Trasporti, Poste e Tlc e segretario della Vigilanza Rai, Giulio Centemero, capogruppo in commissione Finanze, e Paolo Formentini, vicepresidente della commissione Esteri. «Da una parte si rallenta l'operazione Kkr, dall'altra si stendono tappeti a Huawei per l'infrastruttura più delicata e strategica del Paese. Come ha ricordato il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, gli Stati devono avere posizioni geopolitiche chiare e possibilmente distanti da ideologie totalitaristiche. Come è possibile affidare il 5G alla Cina in regioni dove sono presenti basi militari fondamentali per la nostra sicurezza?». La domanda è ovviamente retorica. E se non bastasse poche ore dopo è arrivato il carico da undici di Matteo Salvini. «Preoccupano le notizie di stampa sull'apertura indiscriminata al 5G di Pechino da parte del governo italiano: Giuseppe Conte e il suo governo filocinese vanno fermati», ha detto il leader del Carroccio, «l'Italia non può diventare la colonia europea di una dittatura comunista». La situazione è in ogni caso molto complessa. L'ordine del giorno che ieri sera ha dato il via al Consiglio dei ministri non faceva alcun riferimento al parere del golden power, anche se al punto 4 della convocazione figura un Dpr attuativo del decreto legge sulla sicurezza cibernetica in Italia. Il decreto, all'esame preliminare va ad attuare l'articolo 1, comma 6, del decreto legge 21 settembre 2019. In pratica si autorizza l'avvio delle valutazione degli asset da tutelare e dei nuovi perimetri considerati sensibili. Ieri pomeriggio alla questione, a quanto risulta alla Verità, si è interessato anche il Copasir, mentre da più parti è arrivata una sorta di moral suasion. Non tutti i rappresentanti del governo si sono presentati allineati alla scelta di Palazzo Chigi. Il che lascia aperta la possibilità che la riunione che è andata avanti fino a notte abbia portato consiglio. E quindi il governo giallorosso abbia fatto un passo indietro. D'altronde le modalità di autorizzazione sono rimaste, come è ovvio che sia, nell'ombra fino all'ultimo, mentre dopo la nostra anticipazione, Conte dovrà prendersi la paternità politica delle sue mosse nei confronti di Huawei. Andando ad accendere un'altra miccia attorno al falò delle difficili relazioni diplomatiche ed economiche tra Roma e Washington. Sino a fine mese, lo stabilimento Leonardo di Grottaglie (Taranto) ferma la produzione di due sezioni della fusoliera in fibra di carbonio del Boeing 787 e il personale, circa 1.300 addetti totali, resta a casa in ferie. Andrà al lavoro solo una quota minima di dipendenti per svolgere manutenzioni e altre attività di servizio non interrompibili. Lo stop che coinvolge con modalità più o meno analoghe anche i siti di Nola, Pomigliano d'Arco e Foggia - tutti appartenenti alla divisione Aerostrutture - si deve alla brusca decelerazione subita, causa Covid, dal programma di costruzione del 787. Ma a far traballare i rapporti quarantennali tra i due colossi c'è anche la causa intentata da Alessandro Profumo a Seattle. Nel complesso, le relazioni industriali tra Italia e Usa non sono mai state così fredde. Speriamo non peggiorino.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.