Nessun accordo tra associazioni e sindacati. Da domani arriva la stangata per un milione di famiglie: gli stipendi dei collaboratori domestici aumenteranno del 9,2%. Una mazzata che vanifica i recenti adeguamenti alle pensioni e favorirà il ricorso al lavoro nero.
Nessun accordo tra associazioni e sindacati. Da domani arriva la stangata per un milione di famiglie: gli stipendi dei collaboratori domestici aumenteranno del 9,2%. Una mazzata che vanifica i recenti adeguamenti alle pensioni e favorirà il ricorso al lavoro nero.Nessun accordo sull’adeguamento retributivo spettante a colf, badanti e baby sitter. E così, da domani i costi aumenteranno di oltre il 9 per cento. «I sindacati, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl, Uiltucs e Federcolf non hanno voluto accettare la proposta avanzata dalle associazioni datoriali, rappresentate dalla Fidaldo, di scaglionare gli aumenti dovuti nel corso dell’anno», si legge in una nota diffusa ieri dalla Federazione nazionale dei datori di lavoro domestico al termine della riunione della Commissione nazionale per l’aggiornamento retributivo. «L’articolo 38 del contratto collettivo nazionale del lavoro domestico - prosegue la Fidaldo - prevede, infatti, che in caso di mancato accordo tra le parti, come avvenuto oggi (ieri, ndr), scatti l’adeguamento all’80% dell’indice Istat per quando concerne le retribuzioni minime che da gennaio aumenteranno quindi del 9,2%, e al 100% per le indennità di vitto e alloggio, ovvero dell’11,5%». L’ennesimo salasso per le famiglie, oltre un milione, considerando anche, nel caso di chi ha bisogno di una badante, che le pensioni sono aumentate mediamente di 60-70 euro e qui invece si parla di un rincaro medio di 120 euro al mese. Per le famiglie che applicano le retribuzioni minime contrattuali ai propri collaboratori familiari, gli aumenti in arrivo dal 2023 possono oscillare in base al profilo del lavoratore da un minimo di 109 euro a un massimo di 145. Assindatcolf ha messo in evidenza come gli aumenti sono maggiori per i lavoratori conviventi. Vediamo alcuni esempi: nel caso di una badante non convivente per persona non autosufficiente, che lavora per 30 ore settimanali, con l’adeguamento all’80% (85 euro in più al mese in busta paga) lo stipendio mensile passa da 926,9 euro del 2022, a 1.012 del 2023. Anche i contributi aumenteranno e questo non dipende dalle parti sociali. A questa cifra però vanno aggiunti rateo Tfr, tredicesima e ferie. Per la badante convivente a tempo pieno si passa da 1.026 euro circa a 1.120,76 (circa 95 euro in più in busta paga). Ma il costo per la famiglia può arrivare a circa 125 euro al mese con Tfr, tredicesima e ferie per la badante a tempo pieno che assiste un non autosufficiente. Per una babysitter di un bambino sotto i sei anni (a tempo pieno non convivente) che lavora 40 ore a settimana si passa da una retribuzione di 1.234 euro nel 2022 a 1.348 nel 2023 (114 euro in più in busta paga). Ma per il datore di lavoro il costo complessivo annuo salirebbe da 18.958 euro a 20.701 (1.743 euro annui in più). Vedremo se per compensare la «botta» il governo interverrà con un bonus (che comunque costerebbe allo Stato circa 1,2 miliardi ogni anno) oppure se verrà aperta una nuova trattativa. Sullo sfondo, ci sono i numeri dell’ultimo rapporto annuale sul lavoro domestico realizzato da Domina (Associazione nazionale famiglie datori di lavoro domestico) da cui emerge che nonostante l’emersione avviata nel 2020, il settore domestico è nettamente al comando della triste classifica dei settori per tasso di irregolarità (52,3%), contro una media nazionale del 12 per cento. I lavoratori domestici totali sono circa 2 milioni, di cui meno della metà in regola. Considerando anche i datori di lavoro, il settore comprende oltre 4 milioni di soggetti. «Nell’ultimo anno - si legge sempre nel rapporto - le famiglie italiane hanno speso oltre 15 miliardi per il lavoro domestico: 8,1 miliardi per la componente regolare e 7 miliardi per quella irregolare. Numeri che peraltro sono destinati a crescere, visto l’inverno demografico ormai inarrestabile che determina un aumento costante della popolazione anziana». Alla fine del 2021, i lavoratori domestici sono oltre 960.000, in aumento rispetto all’anno precedente (e addirittura +12% rispetto al 2019). Si tratta di un settore caratterizzato da una forte presenza straniera (70% del totale), soprattutto dell’Est Europa, e da una prevalenza femminile (85%). Nell’ultimo anno sono aumentati soprattutto gli uomini immigrati (+22,1%), generalmente i primi beneficiari della sanatoria», prosegue il report. «Il settore ha contribuito nel 2021 alla creazione di 17,6 miliardi di valore aggiunto, pari all’1,1% del Pil nazionale. Ciò ha determinato un risparmio di 10,1 miliardi per le casse dello Stato (0,6% del Pil), ovvero l’importo di cui lo Stato dovrebbe farsi carico se gli anziani accuditi in casa venissero ricoverati in struttura». Proprio nei giorni scorsi è stata pubblicata una ricerca condotta in 98 ospedali dalla Federazione delle Associazioni dei dirigenti ospedalieri internisti secondo cui i ricoveri nei reparti di medicina interna sono circa un milione l’anno, almeno la metà di questi sono di over 70 e ben più del 50% di questi prolunga mediamente di una settimana il ricovero oltre le necessità sanitarie. In tutto sarebbero 2,1 milioni le giornate di degenza in eccesso. Considerando il costo medio di una giornata di degenza, pari a 712 euro secondo i dati Ocse, fanno in totale un miliardo e mezzo l’anno di spesa che si sarebbe potuto investire in vera assistenza sanitaria.
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Una coalizione di nazioni, Italia inclusa, scrive alla Commissione: «Troppe violenze, a casa chi delinque». I tedeschi, con tanti saluti al requisito dei «Paesi sicuri», già si sono mossi. A costo di accreditare diplomatici talebani e di dare i criminali in pasto alla sharia.
La sede della Corta penale internazionale dell’Aia (Ansa)
La Corte valuta di deferire Roma per il rimpatrio. Minacce poco credibili, come mostra Budapest che, dopo Netanyahu, ospiterà Putin.