2019-02-24
Il capo dell’ente anti discriminazioni discrimina chi non la pensa come lui
Luigi Manconi (ex Pd) è coordinatore dell'Unar, che dipende dalla presidenza del Consiglio. Passa il tempo ad attaccare il governo sui migranti. E sul «Corriere» insulta chi rifiuta l'invasione: «Moralmente inferiore».Il grande dramma di Luigi Manconi è il tempo libero. Non sa proprio come gestirlo, non riesce a darsi pace. Quelli che lo conoscono bene lo sanno, e infatti si prodigano per dargli una mano. Nel 2013 è stato eletto al Senato nelle liste del Pd, ma nel 2018 il partito ha deciso di non ricandidarlo. L'hanno trombato, in pratica. Ed ecco che l'allora premier Paolo Gentiloni si è subito prodigato per trovargli un'occupazione. Mica lo si poteva lasciare lì con le mani in mano. Che avrebbe fatto, poi? Come avrebbe trascorso gli interminabili pomeriggi in salotto? Dunque lo hanno fatto coordinatore dell'Unar, ovvero l'Ufficio nazionale anti discriminazioni razziali. Si tratta di una struttura che dipende dalla presidenza del Consiglio dei ministri e dunque è finanziata dai contribuenti. Manconi, fortunatamente, svolge l'incarico a titolo gratuito, ma gli eventi e le campagne dell'ufficio di cui si occupa non sono mica gratis. Ma sono dettagli. Torniamo piuttosto alle peripezie del nostro Luigi. A quanto pare, il prestigioso incarico all'Unar non gli basta. Infatti, per tenersi impegnato, si dà un gran daffare partecipando a conferenze e iniziative varie come presidente dell'associazione A buon diritto. A gennaio, per esempio, ha presenziato a una conferenza stampa dal titolo «Sea-Watch, Open Arms e la politica europea nel Mediterraneo», una specie di enorme spottone a favore delle Ong e contro il governo in carica, colpevole di opporsi ai taxisti del mare. Qui emerge un curioso cortocircuito. Manconi, infatti, non perde occasione per attaccare l'esecutivo in materia di immigrazione. Chissà, forse l'hanno piazzato all'Unar proprio per questo, cioè per dire il peggio possibile dell'alleanza legastellata. Il 27 gennaio, tanto per fare un esempio, ha promosso assieme allo scrittore Sandro Veronesi l'appello «Non siamo pesci», in cui si spiegava che «le navi umanitarie, le poche rimaste, salvano l'onore di un'Europa che dà il peggio di sé e si mostra incapace persino di provare vergogna». Di nuovo, una bella campagna a favore delle Ong e uno sberleffo al governo.Insomma, come vedete Manconi non sta fermo un secondo. Il posto all'Unar non gli basta, ma non lo placano nemmeno le battaglie da attivista. Tra un comunicato e un appello, tra una manifestazione e un commento indignato, gli avanza spazio per vergare articoli di altissimo profilo. L'ultimo in ordine di tempo esce oggi su La Lettura, il supplemento culturale del Corriere della Sera. Si intitola: «La morale identitaria disumanizza i migranti». La tesi del pezzo - non proprio leggerissimo - è ben riassunta in un sommario. Sentite qua: «Leader come Matteo Salvini, giornalisti come Maurizio Belpietro, sovraniste come Francesca Totolo rimuovono l'imperativo di “salvare tutti i corpi" richiamato da Albert Camus. La smania di mostrarsi “cattivi" li induce a considerare inevitabile sacrificare vite secondo una logica particolaristica e rattrappita. Rimuovono un dato decisivo: non può esserci etica che non sia universale». In realtà, non può esserci etica che non si quella gradita a Manconi e agli amichetti suoi, ma non divaghiamo. In buona sostanza, il fine intellettuale accusa Salvini, il nostro direttore e più in generale chiunque si opponga all'accoglienza indiscriminata di godere se un migrante muore. «Si sentono e si vedono, di questi tempi, parole e gesti, pulsioni e sentimenti che sembrano collocare chi li esprime fuori da un perimetro di idee e valori condivisi», scrive il prode Luigi. Capito? Se pensate che gli sbarchi di stranieri vadano fermati siete fuori dai «valori condivisi». La vostra idea sull'immigrazione non è semplicemente diversa o discutibile: è intollerabile, inaccettabile. Non avete diritto di esprimerla perché siete cattivi, «disumani». «Non so se Salvini, Totolo e l'infinita schiera dei coreuti del Nuovo Conformismo Nazionale siano davvero cattivi», scrive Manconi. «Ma so che mostrarsi costantemente tali e parlare e gesticolare in tal modo, condizionando in qualche misura la loro sfera emotiva, li induce a considerare inevitabile, e addirittura giusto, non salvare tutti i corpi». Viene da chiedersi: ma se il vicepresidente del Consiglio è un tale mostro, uno che apprezza le stragi, perché Manconi continua a lavorare per la presidenza del Consiglio? Non vorrà mica fare la figura del collaborazionista, no? Ma andiamo avanti. Parlando di Belpietro, il coordinatore dell'Unar lo definisce «tanto accorto quanto callido», e lo ritiene colpevole di «automortificazione intellettuale». Motivo? Non avrebbe a cuore la sorte dei «naufraghi restituiti ai centri di detenzione libici». Di fronte a tutto ciò, aggiunge Manconi, è «difficilissimo - nonostante la consapevolezza di precipitare ancora nel vizio capitale della superbia - non essere tentati da un senso di superiorità morale». Ovvio: chi si oppone all'invasione è moralmente inferiore. È «fuori dai valori condivisi». È un razzista, un manigoldo, un cattivo da film.Anche io, mi sia concesso dirlo, non apprezzo molto l'accoglienza senza limiti. Motivo per cui l'essere descritto come «moralmente inferiore» mi fa sentire un po' discriminato. Non è che Luigi Manconi, in qualità di presidente dell'Unar, potrebbe per cortesia sanzionare il Luigi Manconi che scrive sull'inserto del Corriere? Lo apprezzerei molto.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)