2021-12-05
Così la Corte dei conti fa il contropelo agli sprechi dello Svimez
Spese da piccolo carrozzone statale, consulenze esterne a gogò, il tutto senza alcuna trasparenza. Contropelo della Corte dei conti all’associazione che fa le pulci a chiunque sullo sviluppo del SudSotto esame il ricco patrimonio dell’ente: oltre 5 milioni grazie a un tesoretto in case di pregio. Ma per i giudici non è tutto oroLo speciale contiene due articoliIl meridionalismo documentato, quello di Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno presieduta da Adriano Giannola e guidata dall’economista Luca Bianchi, tenuto in grande considerazione perfino dal presidente Sergio Mattarella, presenta nuove e vecchie criticità: a partire dalla trasparenza fino ad arrivare - passando per un incontrollabile ricorso a risorse esterne - ad acquisti e forniture effettuati senza aver mai fatto un accesso al Mepa, il mercato elettronico della pubblica amministrazione. È il quadro tracciato dall’ultima analisi della Corte dei conti, che il 9 novembre ha depositato una corposa relazione sulla gestione finanziaria dell’associazione abituata a fare le pulci a governo, Regioni, banche, imprese e perfino ai partiti, anticipando di una ventina di giorni la presentazione di quello che è considerato il suo fiore all’occhiello, il Rapporto annuale sull’economia e la società del Mezzogiorno. Il 30 novembre, infatti, come ogni anno, a commentare lo studio, molto seguito dalla stampa, hanno preso parte non poche personalità: dal ministro per il Sud Mara Carfagna al direttore dell’Abi Giovanni Sabatini. Il dossier sui conti di Svimez, firmato dal relatore della Corte Marco Villani e dal presidente Andrea Zacchia, invece, è stato inviato direttamente alle presidenze di Camera e Senato. In sordina. Malgrado di anomalie ne siano saltate fuori diverse: «Si osserva che», scrivono i giudici, «nonostante il valore finanziario dei contributi ricevuti e la partecipazione, in prevalenza, di enti pubblici, Svimez mantiene la natura di associazione non riconosciuta». Ovvero non presenta personalità giuridica ed è sottoposta a minori adempimenti burocratici, pur incamerando somme di rilievo. Il contributo statale, disposto dalla legge di bilancio per il 2020, per esempio, è stato di 1.700.000 euro. Per la verità il governo giallorosso guidato da Giuseppe Conte ha eroso di 13.733 euro il contributo concesso da quello gialloverde. Si tratta comunque di un finanziamento consistente. E, soprattutto, a fondo perduto. Al quale si sommano, poi, i proventi da convenzioni, la cui voce complessiva di bilancio segna un incremento di 54.922 euro rispetto al 2019. In totale Svimez ottiene dai finanziatori che credono nella sua mission altri 368.993 euro. Si va dai 120.565 euro della Bmti, la Borsa merci telematica italiana (per una valutazione dei trend territoriali e settoriali), ai 62.728 euro della Regione Basilicata, ai 22.131 della Calabria (per un supporto tecnico alla stesura del Documento di economia e finanza regionale), agli oltre 47.000 del Parco di Pantelleria.Hanno investito in Svimez anche Domenico Arcuri con la sua Invitalia (28.700 euro) e il Mediocredito centrale (20.000), il cui socio unico è sempre Invitalia. Nel primo caso Arcuri ha commissionato a Svimez «un’analisi dell’impatto sociale ed economico prodotto» dagli incentivi gestiti dalla stessa Invitalia in Campania, e in particolare nel comune di Morra De Sanctis (Avellino). Per il Mediocredito, invece, Svimez analizza i dati delle imprese che hanno accesso al fondo di garanzia. Per Utilitalia (federazione delle aziende dei servizi pubblici di acqua, ambiente, energia elettrica e gas), inoltre, Svimez segue gli interventi previsti dal Recovery plan. Costo della convenzione: 42.000 euro.chi sono i sociUn’altra iniezione che tiene arzillo il bilancio di Svimez arriva dalle quote associative, quasi tutte da 10.300 euro. Tra i soci si trovano Bankitalia, il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti di Roma, le Regioni Abruzzo, Basilicata, Campania, Molise, Puglia e Sicilia, la Seconda università di Napoli e anche l’Unione degli industriali di Napoli e quella di Cosenza. In totale l’incasso è di 152.100 euro. Poi ci sono 139.000 euro che arrivano da locazioni di immobili. Per la produzione di rapporti, ricerche e dossier, però, Svimez sostiene anche dei costi elevati: 2.335.219 euro nel 2020. Per gli stipendi, per esempio, vengono bruciati 915.281 euro tra quelli per i dirigenti (321.842 euro), per i ricercatori (284.057), per i comunicatori (33.993) e per il personale che si occupa di gestione e servizi (275.389). La spesa, sommando anche contributi, Tfr e buoni pasto, arriva a 1.320.927. L’ente, sotto l’aspetto dei compensi al management, sembra anche virtuoso, visto che il presidente ha percepito nel 2020 solo 20.000 euro e il direttore 170.000 (nel 2019 erano 139.500). La nota dolente arriva quando nella lettura del bilancio si inciampa nei costi per le collaborazioni esterne. Quelle per la ricerca sono passate dai 197.138 euro del 2019 ai 209.760 del 2020, solo 80.000 euro in meno rispetto ai costi sostenuti per i ricercatori assunti. E sono così suddivise: collaborazioni per stilare il famoso Rapporto annuale 45.850 euro, collaborazioni in campo statistico 101.900 euro, altre collaborazioni di ricerca 62.010 euro. Le convenzioni, poi, producono anche costi. Per la collaborazione con la Basilicata, per esempio, si spendono 20.500 euro (a fronte di un incasso da 62.000). Per Invitalia 6.500. Altri 5.000 per il Mediocredito. A conti fatti, i costi per le collaborazioni esterne raggiungono quota 338.992 euro, con un incremento rispetto al 2019 di 60.311 euro. E i bilanci?Svimez si è giustificata chiarendo che «la crescita delle attività ha reso necessario contrattualizzare specifiche professionalità non presenti all’interno del personale dell’associazione, che nel periodo considerato si è ridotto per l’aspettativa di un dirigente di ricerca». I giudici contabili, però, sferzano Svimez invitandola a «valutare attentamente e prudentemente il ricorso a collaborazioni esterne in materie rientranti nelle competenze ordinarie della struttura [...] e raccomandando il ricorso a professionalità esterne soltanto quando sia strettamente necessario per motivi di competenza o per carenze interne». E danno una indicazione precisa: «L’adozione di un regolamento di selezione di tali figure professionali e un apposito albo». Sul sito Web, peraltro, nell’area dedicata alla trasparenza, sono presenti solo decreti legislativi e circolari Anac legati alle normative anticorruzione. I bilanci non sono disponibili. Né è possibile visualizzare contratti e incarichi. Le spese generali sembrano quelle di un piccolo carrozzone statale, con tanto di rimborsi spese, seppur in calo, per amministratori e collaboratori (6.519 euro in un anno), viaggi e rappresentanza (12.279), abbonamenti a libri e giornali (5.612). In totale 157.755 euro. Anche i costi per servizi, 472.305 euro, non sono passati inosservati: comprendono spese per stampa, comunicazione e promozione, assistenza e noleggio di macchine per ufficio. Anche in questo campo, però, l’ente di Giannola viaggia sotto copertura. «Svimez», si legge nella relazione, «non ha utilizzato per gli acquisti la piattaforma Mepa, ritenendo di non rientrare tra gli enti presenti nel perimetro della pubblica amministrazione». E, di fatto, è così, avendo scelto di restare un’associazione non riconosciuta, che precisa nel suo statuto di non avere fini di lucro. Ma i giudici, «considerata la rilevanza dei contributi pubblici», suggeriscono «di valutare il ricorso ad acquisti tramite le centrali pubbliche di committenza». L’unico modo per salvare trasparenza. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-buco-nero-dello-svimez-2655923433.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="immobili-e-terreni-e-un-cda-di-nomi-noti-a-puntellare-la-mini-corazzata" data-post-id="2655923433" data-published-at="1638730652" data-use-pagination="False"> Immobili e terreni e un Cda di nomi noti a puntellare la mini corazzata Non ci sono solo contributi del governo e convenzioni con enti e società pubbliche nel ricco paniere del colosso della ricerca economica Svimez. Lo stato patrimoniale dell’associazione non riconosciuta può contare su fabbricati e terreni per 4.407.178 euro, incamerati tre anni fa con l’incorporazione di Simez srl, società immobiliare che era nata proprio per amministrare quei beni. Anche in questa voce del bilancio i giudici della Sezione di controllo della Corte dei conti hanno ficcato il naso. Svimez ha spiegato che non si tratta di beni strumentali, perché non funzionali all’attività dell’associazione: «Rappresentano una forma di investimento di mezzi finanziari». In sostanza sarebbero una garanzia per il Tfr maturato dai dipendenti. Gli acquisti, soprattutto di appartamenti di pregio, effettuati tra il 1970 e il 1980, avrebbero - stando alle stime della stessa Svimez - anche acquisito valore nel corso degli anni: «Come indicato dalle dinamiche di mercato osservate negli anni e confermate anche dalle ultime cessioni realizzate, il prezzo di eventuali vendite si colloca a un livello sensibilmente maggiore rispetto a quello di attuale iscrizione al bilancio». Dunque, «non si registra una perdita di valore», anche perché nel corso degli anni gli immobili sono stati ristrutturati. I Creditori negligenti La questione, però, preoccupa i giudici contabili, che raccomandano «massima vigilanza sull’attualità dei valori»: se questi dovessero calare, infatti, i Tfr dei dipendenti traballarebbero. E il mattone non sempre si è rivelato una garanzia, anche per importanti casse di previdenza professionali. Ma quello di terreni e fabbricati non è l’unico vantaggio prodotto dalla fusione con la ex Simez. Il patrimonio netto ha superato i 5 milioni di euro. Con voci importanti sulla «riserva dell’avanzo di fusione residuo (che coincide con l’utile del bilancio di chiusura di Simez, ndr)» e vari «fondi di rivalutazione». Inoltre i fabbricati continuano a produrre reddito per l’associazione, che dalle locazioni incamera quasi 140.000 euro annui. D’altra parte, però, c’è da combattere con enti imprecisi con i pagamenti. I crediti ammontano a 400.051 euro, in crescita sull’anno precedente. Guida l’elenco la Borsa merci telematica italiana, che deve a Svimez ancora 60.282 euro. Anche il Comune di Matera non ha saldato il conto (30.000 euro). Altri 19.479 li deve la Basilicata. Paga con ritardo pure il Mediocredito centrale di Invitalia: 20.000 euro di debito. E la stessa Invitalia di Arcuri deve ancora a Svimez 28.700 euro. Ci sono poi 63.900 euro di quote associative arretrate e quasi 16.000 euro da riscuotere dagli inquilini degli appartamenti ex Simez. Infine, non sono rientrati 75.000 euro di crediti verso gli atenei del Sud che aderiscono al Forum delle università, consulta degli istituti interessati a promuovere con Svimez ricerche economiche e sociali sul Mezzogiorno. Il problema per i giudici contabili è che alcuni di questi crediti sono datati. Ci sono quote associative non riscosse dal 2010. I giudici raccomandano «la massima vigilanza», perché si avvicina l’estinzione «per la decorrenza del termine di prescrizione». A ridurre le quote, inoltre, ha contribuito il recesso di un associato ordinario, la Fondazione centro ricerche Angelo Curella creata dalla Banca Sant’Angelo di Palermo, «il cui ruolo», hanno spiegato gli amministratori, «si è andato esaurendo». Con il distacco del socio ordinario Svimez ora ha anche un esponente in meno nel Cda. Consiglio di un’altra era Quest’ultimo infatti è composto in parte da consiglieri designati dagli associati. La Regione Campania, per esempio, è rappresentata dall’assessore regionale Ettore Cinque. L’Abruzzo dal direttore generale della Regione Barbara Morgante. La Calabria ha indicato il capo di gabinetto Luciano Vigna. La Basilicata invece ha scelto l’ex deputato scudocrociato ottantenne Vincenzo Viti. L’Unione degli industriali di Napoli, Paola Russo, responsabile del loro centro studi. Il presidente Giannola può contare poi su 17 consiglieri del Cda: il vicepresidente è Filippo Patroni Griffi, ex ministro e ora al vertice del Consiglio di Stato, ma nella compagine ci sono altri nomi noti. Spiccano l’ex ministro dell’Istruzione Gerardo Bianco, l’ex sottosegretario di Stato ai tempi del Pds Giuseppe Carmine Soriero, l’intellettuale fiorentino Sergio Zoppi (86 anni), l’ex presidente della Biennale di Venezia Paolo Baratta (82), il già ministro del Tesoro ai tempi della svalutazione della lira Piero Barucci (88). L’età media dei consiglieri non deve aver aiutato Svimez nel passaggio all’era digitale: la Corte dei conti ha più volte sollecitato la pubblicazione online delle sue relazioni sui bilanci dell’associazione, ma ancora oggi sul sito di Svimez si trovano solo quelle del 2018 e del 2019. Nemmeno i bilanci sono consultabili. E dopo anni, finalmente, solo nel 2020, Svimez ha deciso di elaborare un rendiconto finanziario, «coprendo una lacuna», affermano i giudici contabili, «e permettendo di compiere analisi sui flussi finanziari che, certamente, si rivelerà utile nel prossimo futuro per le programmazioni accompagnate da impegni di spesa».
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco