2020-08-07
«Il 100% dei vaccinati ha sintomi»
Secondo Moderna, tutti i pazienti trattati con il farmaco sviluppano effetti collaterali. Ma gli esperti (divisi sulla loro contagiosità) sono in allarme per i portatori sani di Covid.Positivi al coronavirus eppure sani come un pesce, vaccinati e purtuttavia «ammalati». Semplificando al massimo, potrebbe essere questo uno dei possibili scenari che ci attende nei prossimi mesi. Quando si prevede che un po' in tutto il mondo, cioè, partano le vaccinazioni di massa contro il Covid-19. Proprio ieri, il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha annunciato che le prime dosi della formulazione sviluppata dall'Università di Oxford dovrebbero arrivare nel nostro Paese già a fine anno. Gli esiti dell'analisi di sieroprevalenza, condotta dal 25 maggio al 15 luglio e resi noti poco meno di una settimana fa, parlano chiaro. Oltre un quarto della popolazione (precisamente il 27,3%) che ha sviluppato anticorpi non ha avuto alcun sintomo. Intervistato mercoledì dal Corriere della Sera, il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, ha puntato il dito contro gli asintomatici, rei di contribuire «a sostenere l'epidemia perché possono non essere facilmente identificati e isolati». Tuttavia, gli scienziati ancora non concordano appieno se, e in quale misura, in assenza di sintomi un individuo possa effettivamente risultare contagioso. Secondo il direttore della clinica malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti, esisterebbero tre tipologie di asintomatici in funzione della maggiore o minore carica virale.Nell'attesa che gli esperti chiariscano questi aspetti epidemiologici, dai dati delle prime fasi sperimentali dei vaccini attualmente allo studio emerge un aspetto a dir poco singolare. L'eventualità, cioè, che i vaccinati presentino sintomi in una percentuale più elevata rispetto a quella della popolazione nella quale circola il virus. Solo che in questo caso i segnali non sarebbero causati dal patogeno, bensì dal farmaco progettato per prevenire l'infezione. Potrà sembrare assurdo, ma i dati relativi alle reazione avverse del vaccino di Moderna - pubblicati lo scorso 14 luglio sul New England Journal of Medicine - vanno esattamente in questa direzione. Infatti, il 100% dei soggetti che hanno ricevuto il secondo richiamo ha presentato sintomi sistemici (febbre, mal di testa, nausea, eccetera), oppure locali (per esempio eritema o dolore), sia per il dosaggio inferiore (100 microgrammi), sia per quello superiore (250 microgrammi). Nessun pericolo serio per la salute, ma se i numeri sono questi finirebbe per mostrare sintomi anche chi, pur positivo, non ne avrebbe presentati. Non è tutto. Qualche studioso ha osservato che nei sistemi immunitari più indeboliti come quelli delle persone anziane potrebbe essere necessario optare per il dosaggio più alto. Se così fosse, paradossalmente, sarebbero proprio i soggetti più deboli a rischiare di risentire con maggior frequenza degli effetti collaterali del vaccino. Per mesi, dall'inizio della pandemia, le autorità sanitarie ci hanno fatto credere che il vaccino rappresentasse la bacchetta magica in grado di cancellare con un colpo di spugna la problematica del Covid. Qualche giorno fa, con una dichiarazione passata un po' in sordina, è stata la stessa Organizzazione mondiale della sanità a fare marcia indietro. «Non c'è nessuna silver bullet (espressione traducibile nella nostra lingua con il termine «panacea», ndr) e potrebbe non essercene mai una in futuro», ha ammesso sconsolato domenica il direttore generale Tedros Adhenom Ghebreyesus riferendosi al vaccino.
Little Tony con la figlia in una foto d'archivio (Getty Images). Nel riquadro, Cristiana Ciacci in una immagine recente
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.