Il comparto ha ripreso a crescere grazie a un aumento della domanda legato a innovazione e transizione ecologica. Sulla corsa però pesa l’inflazione: i rincari finiranno per essere scaricati sui consumatori.
Il comparto ha ripreso a crescere grazie a un aumento della domanda legato a innovazione e transizione ecologica. Sulla corsa però pesa l’inflazione: i rincari finiranno per essere scaricati sui consumatori.Nel film del 1967 Il laureato il protagonista interpretato da Dustin Hoffman, viene preso in disparte a una festa e riceve consigli sulla carriera da un amico dei genitori. «Plastica... C’è un grande futuro nella plastica». Un consiglio valido per anni, ma poi altri settori della chimica hanno soppiantato questo «megatrend». Oggi il mondo della chimica è molto presente nella vita quotidiana, visto che è protagonista ovunque. Dall’abbigliamento all’alimentare, dalla profumeria al settore automobilistico, da quello petrolifero a quello dei beni per la casa e per la persona.Come in tutti i comparti, però, anche in questo la rivoluzione verde è presente con una sempre maggiore attenzione all’ambiente e alle materie prime rinnovabili. Nel passato, l’andamento del settore chimico è stato quasi sempre al rimorchio degli indici generali. Di recente, però c’è stato il sorpasso, con l’indice europeo del settore (Stoxx Europe 600 chemicals) che ha messo a segno oltre dieci punti percentuali di differenza. D’altronde, «molte delle società più importanti in questo indice per capitalizzazione sono state protagoniste di grandi potenziali innovazioni e una domanda ritornata forte», dice Salvatore Gaziano, direttore investimenti di Soldiexpert scf.Nel settore dei gas industriali, spiccano la francese Air liquide e la tedescoamericana Linde, in prima linea nello sviluppo dell’idrogeno, considerato una delle possibili grandi opportunità nel settore delle energie pulite. Va detto, poi, che il recente forte aumento dei prezzi petroliferi sta naturalmente complicando i conti di molte società chimiche e soprattutto quelle che fanno fatica a trasferire i maggiori costi alla propria clientela. Questa variabile impatterà molto anche nel 2022. Al momento i due colossi Air liquide e Linde non hanno avuto problemi nel trasferire il maggior costo di produzione.Nelle scorse settimane Air liquide ha annunciato un utile operativo perfino sopra le aspettative, con un autofinanziamento record (5,2 miliardi di euro), seppure con un margine operativo in leggera discesa imputabile proprio al costo dell’energia. Il produttore di aromi e fragranze Givaudan ha invece parzialmente deluso le attese, nonostante la forte crescita delle vendite, proprio per effetto dei maggiori costi di trasporto, vendita e logistica. L’inflazione crea pressione sui margini e il gruppo prevede che i prezzi delle materie prime aumenteranno del 9% nel 2022. Questi costi aggiuntivi verranno trasferiti integralmente ai clienti, anche se in ritardo.Per il gigante tedesco chimico Basf, dopo un raddoppio degli utili nel 2020 (gli aumenti di prezzo non sono sufficienti a compensare completamente gli elevati costi energetici), il 2022 appare più difficile con una possibile riduzione dell’utile operativo di oltre il 20%. L’anno scorso, il gruppo tedesco è stato in grado di aumentare le proprie vendite di un terzo a 78,6 miliardi di euro, principalmente grazie a una significativa ripresa nel settore delle materie plastiche e della chimica di base.
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