2021-03-06
Ibra fa doppietta a Sanremo. Imbarazza in un colpo i vertici della Rai e il Milan
Zlatan Ibrahimovich (Ansa)
Il viaggio in moto di Zlatan e la profilassi: 60 km con un estraneo ed entra all'Ariston, da cui i cantanti vengono banditi per sospetto Covid. Ne esce sminuito anche il club «Questo festival è mio, non è tuo». Nel segno di Zlatan, che mette la firma sulla sua settimana kitsch come Zorro, straccia in un'oretta di sgasate in moto un paio di protocolli molto seri e conferma la profezia fatta ad Amadeus al minuto uno: il padrone è lui. Mitizzato, criticato, spoilerato, pettinato con la piastra per far risaltare le onde della chioma. La Wanda Osiris che scende dalle scale è un calciatore. E non potrebbe essere diversamente, per contenere tutto l'ego del campione svedese non basta l'Ariston vuoto.Ibrahimovic ha vinto, ha salvato almeno mediaticamente un Sanremo da quaresima, francescano negli ascolti e privo di gossip. Fra le stecche imbarazzanti di cantanti da rave party, che negli anni Ottanta sarebbero stati allontanati dal concorso Voci Nuove di Castrocaro, Zlatan sembra un gigante. L'aveva capito subito: «È un onore per te avermi qui», destinatario sempre l'interista Amadeus. Eppure fra i molti (troppi) acuti a petto gonfio, una stecca l'ha presa anche lui, così monumentale da mettere in imbarazzo in un colpo solo la Rai e il Milan. La faccenda della moto - spontanea o costruita che sia - non è soltanto folclore, non è il quarto d'ora da easy rider di una star dello sport che affronta la vita con il vento in faccia e il mondo a debita distanza. È pura trasgressione di regole che per i comuni mortali e i comuni sportivi sono di assoluto rigore anche senza Var. La prima riguarda il protocollo Covid. Mentre l'Italia è di nuovo in modalità terrore, il festival è rigorosamente senza pubblico, anche le violiniste hanno le mascherine e Irama non canta dal vivo ma da remoto perché un suo collaboratore è positivo, ecco che arriva Steve McQueen con Ibra sul sellino. Il quale ha viaggiato a un centimetro da un signore di nome Franco, milanista doc, raggiante per l'incontro della vita ma non si sa se immune al virus cinese. Zlatan scende, ringrazia e viene in contatto con una decina di persone dello staff prima di salire sul palco e duettare a un centimetro con Sinisa Mihajlovic, da poco uscito con grande coraggio dal tunnel della leucemia. Qualcuno gli ha fatto un tampone? Neppure quei 60 chilometri in motocicletta in autostrada (con il guidatore che ammette «Era la prima volta che ci andavo») dovrebbero essere rassicuranti, almeno per il Milan che ha un patrimonio sportivo ed economico da difendere. Nel mondo del calcio esiste un decalogo di comportamenti proibiti - strappi alla dieta, giocare ad altri sport che non siano gli scacchi, lunghi viaggi - ma in testa c'è la gita in moto. Senza tornare alla preistoria quando Walter Zenga acchiappò una multa per essere andato alla Pinetina rombando su due ruote, alcuni mesi fa Ibrahimovic e Hakan Calhanoglu si erano fatti sorprendere sul lago di Como in Harley Davidson: tifosi scatenati e preoccupati, Milan accomodante. Come questa volta, anche se l'indulgenza spesso non paga. Bazzecole, alza le spalle Ibra in modalità Vasco. Quello del «voglio una vita che se ne frega» è divertito quando racconta. «Sembrava un film e pensavo che nessuno mi credesse, per questo ho voluto fare i video, ma la storia è quella che ho raccontato sul palco, incredibile. Ero partito con molto anticipo da Milanello, ma dopo tre ore di coda ho fermato il motociclista perché non potevo più aspettare. Ho preso un rischio? Forse sì ma non ho paura di rischiare e non potevo fare altro per arrivare in tempo. Solo due persone hanno assistito alla scena, l'autista e un amico. Mi hanno dato un Gps per localizzarmi, caso mai il motociclista mi avesse portato chissà dove...». La ricostruzione è godibile, Zlatan sa essere diva e riesce a criticare anche il suo salvatore. «Guidava male, gli ho detto “se vuoi ci penso io, così ti tolgo dalle responsabilità" ma non ha voluto. Alla fine ero in totale stress, non siamo riusciti neanche a fare una foto davanti all'Ariston insieme. Però l'ho rassicurato: “Hai fatto un buon lavoro". Amadeus senza di me non ce l'avrebbe fatta». Ha messo in imbarazzo la Rai e il Milan, ma la cosa gli scivola sulle spalle come il capello dopo la cura piastra. Quello di Sanremo è un Ibra macchiettizzato, prigioniero del suo personaggio; fuori dal campo ormai sembra Jessica Rabbit, un fumetto al quale Amadeus ha dato la terza dimensione. «Questo festival è mio, non è tuo», sembra che ci creda quando lo dice, mentre i tifosi del Milan faticano ad accettare i troppi strappi alle regole. Gene Gnocchi è feroce: «Ibra, si allunga lo stop. Dopo il festival potrebbe essere disponibile per matrimoni, cresime e addii al celibato».Dalla prossima settimana il fuoriclasse rossonero avrà motivazioni in più per zittire tutti e farsi perdonare dal suo popolo. Anche perché, mentre lui affrontava i tormenti della Serravalle come un biker in vacanza, il suo caro nemico Romelu Lukaku prendeva la moto per seminare i difensori del Parma e far segnare Alexis Sanchez. Ibra basta stecche, è ora di tornare in città. Dove il re è di nuovo un altro.