2025-06-12
I veri negazionisti della pandemia sono stati giornalisti medici e burocrati
Luca Ricolfi, nella prefazione al libro di Giorgio Buonanno, smonta il «racconto ufficiale» sostenuto da Oms e media.Ho conosciuto il professor Giorgio Buonanno all’inizio del 2021, subito dopo l’uscita di un mio libro - molto polemico - sulla gestione della pandemia. Fu quel libro, o meglio una trasmissione televisiva in cui se ne parlava, a farci incontrare, nonostante allora una sola cosa ci accomunasse: la convinzione che le autorità politiche e sanitarie fossero drammaticamente fuori strada.Per parte mia, che di mestiere faccio il sociologo e l’analista dei dati, mi ero convinto di due cose: che l’efficacia delle misure di confinamento fosse stata compromessa dalla loro scarsa tempestività (ricordate Nembro e Alzano?) e che la fiducia nei vaccini (allora appena arrivati) avesse qualcosa di messianico e di eccessivo. Quanto a Giorgio - lo chiamo per nome perché diventammo subito amici, sia pure a distanza - le sue ricerche di ingegneria dell’aria avevano portato lui e il suo gruppo di studiosi a comprendere subito la cosa fondamentale, e cioè che il Covid-19 si trasmetteva innanzitutto per aerosol (come il fumo) e quindi le raccomandazioni delle autorità politiche e sanitarie - distanziamento a 1-2 metri, sanificazione delle superfici, lavaggio delle mani - erano nettamente fuori bersaglio. Quel che non si era capito - ma sarebbe più esatto dire: quel che non si volle capire - è che i rischi di contagio erano minimi all’aperto, ma diventavano enormi negli ambienti chiusi e privi di ventilazione.Di questo gli ingegneri erano già persuasi all’inizio della pandemia, in base a studi rigorosi ed esperimenti di laboratorio. Mancavano, però, conferme sul campo. Queste ultime sarebbero arrivate di lì a breve grazie a una triangolazione fra la Regione Marche, la Fondazione David Hume e l’ingegner Buonanno. Insieme progettammo e portammo a termine un esperimento cruciale nelle scuole della regione. L’idea era questa: mettere a confronto i tassi di infezione di classi dotate di ventilazione meccanica controllata con quelli di classi che ne erano prive. Il risultato dello studio (a tutt’oggi l’unico di questo tipo nel mondo) fu che l’introduzione della ventilazione era in grado di abbattere il contagio di circa l’80%, ossia più di quanto fosse in grado di fare il vaccino.In questo libro il lettore troverà, oltre a importanti risultati di tipo scientifico, una vera e propria storia di come, a partire dagli inizi dell’Ottocento, medici, scienziati e organizzazioni internazionali hanno affrontato il problema della trasmissione dei virus, fino agli anni della pandemia. Di come l’adesione acritica a un pregiudizio ottocentesco abbia rallentato il progresso della scienza. Di quanto sia stato difficile, per gli ingegneri dell’aria, far sentire la loro voce e far conoscere i loro risultati. Di quanto tardiva sia stata, da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), la presa d’atto della possibilità e rilevanza della «trasmissione aerea», ossia per aerosol e non solo per goccioline (droplets) che cadono nel raggio di 1-2 metri.Ma non è solo questo. Le parti che personalmente ho trovato più illuminanti, e al tempo stesso sconcertanti, del Silenzio dei negazionisti sono quelle in cui si racconta il funzionamento del sistema dell’informazione (e anche del sistema politico) durante la pandemia.In una vera e propria galleria degli orrori, il lettore vedrà sfilare giornalisti, conduttori, virologi, infettivologi, microbiologi, medici, dirigenti e grandi burocrati della sanità (compresi i rappresentanti dell’Oms) in un frastuono di voci che non di rado si contraddicono, ma quasi mai sfuggono al copione: negare la trasmissione per aerosol, enfatizzare gli altri tipi di trasmissione (per contatto, mediante droplet), ignorare o ridicolizzare chiunque si discosti dal racconto ufficiale.Quello che va in scena, nella ricostruzione del professor Buonanno, è un drammatico esempio di resistenza al cambiamento e di autoconservazione dell’élite. Resistenza al cambiamento, perché cambiare paradigma scientifico significherebbe ammettere l’inadeguatezza delle teorie fin qui sottoscritte acriticamente. Autoconservazione dell’élite, perché in questo modo l’establishment sanitario (medici e virologi soprattutto) riesce a tenere a distanza gli studiosi capaci di sfidare il paradigma dominante.Colpisce, in particolare, che l’Oms abbia impiegato quattro anni a recepire pienamente i risultati che il «Gruppo dei 36» (un team internazionale di scienziati dell’aria) aveva già pubblicato tra marzo e aprile del 2020, e che in innumerevoli occasioni abbia cercato di negare, sminuire o mettere in dubbio la realtà della trasmissione aerea.Colpisce che certe competenze, a partire da quelle degli scienziati dell’aria, siano sempre state tenute fuori dal Comitato Tecnico Scientifico del Ministero della Salute, zeppo di medici e dirigenti sanitari.Colpisce che, fra i politici, solo Giorgia Meloni abbia colto l’importanza della ventilazione meccanica.Ma colpiscono anche la sciatteria, la superficialità, il conformismo, la mancanza di vera curiosità del mondo dell’informazione, incapace di documentarsi, di fare le domande giuste, di invitare gli ospiti interessanti, qualche volta persino di parlare un italiano corretto.E ancora più mi colpisce il disinteresse di quasi tutto il mondo politico e giornalistico per l’esperimento delle Marche e per la ventilazione meccanica controllata, che pure avrebbe contribuito a ridurre i contagi e a salvare vite umane.Negare, a dispetto di ogni evidenza scientifica, la trasmissione per aerosol e le connesse potenzialità della ventilazione è stata per diversi anni la vera stella polare dell’establishment medico, burocratico e politico. Ora, finalmente, qualche velo si sta sollevando, e la vera storia di questa epidemia comincia a delinearsi. Una storia che, anche grazie a questo libro, sarà sempre più difficile ignorare.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)