2021-12-11
«I vaccinati non sono affatto al sicuro». Conferme dagli Usa
L’autorevole rivista «The Atlantic» smonta la «pandemia dei no vax»: «Il 60% dei cosiddetti immunizzati è a rischio»Il contagio da Covid non è un problema solo dei non vaccinati, ma riguarda anche coloro che hanno fatto il ciclo completo e pure la dose di richiamo del vaccino. A confermarlo in questi giorni è un articolo della prestigiosa rivista di politica, salute ed economia The Atlantic, con più di 150 anni di storia, che titola «L’epidemia dei vaccinati» per spiegare sin dall’inizio che il fatto di aver ricevuto anche tre dosi di siero immunizzante non autorizza a sentirsi liberi da ogni rischio. Anzi. Secondo l’articolo, il 60 per cento di americani che sono già stati vaccinati, dovrebbero cominciare a pensare di cambiare le proprie abitudini di vita. Niente più eventi sociali, serate al ristorante o concerti come se la pandemia non fosse una questione che li tocca. Per tutta l’estate, i vaccinati si sono sentiti tranquilli, protetti come dentro un’armatura, ma ora che la stagione invernale è arrivata e insieme a essa anche la variante Omicron, dovrebbero iniziare a cambiare comportamento. In base all’analisi dei dati in arrivo da Europa e Sudafrica, infatti, la vaccinazione completa non basta a evitare di contrarre l’infezione e non assicura di non diventare un veicolo per gli altri, anche quando si è asintomatici. Una posizione che il nostro giornale aveva sostenuto anche nelle scorse settimane. In uno dei suoi editoriali proprio il direttore Maurizio Belpietro aveva scritto che la falsa sensazione di sicurezza propalata da chi ha sposato il green pass come passaporto per la libertà era infondata. E per dimostrarlo aveva citato articoli usciti sulla stampa internazionale, secondo i quali sarebbe sbagliato parlare di un’«epidemia dei non vaccinati», espressione trasformata in slogan dal presidente Usa Joe Biden. Coloro che per scelta personale non si sono sottoposti al vaccino, insomma, rischiano di stare peggio (anche di finire in terapia intensiva) se vengono a contatto con il virus, ma non sono certo gli unici che possono contrarre la malattia e diffonderla. Avere il vaccino garantisce una maggior protezione - conferma The Atlantic -, ma non significa che non si continuino a correre dei rischi. Tanto che l’indicazione degli scienziati americani è quella di proseguire con una serie di comportamenti di sicurezza. Dal tenere la maschera sul viso all’evitare luoghi troppo frequentati, dal limitare al minimo i contatti fisici fino al mantenere le distanze. Anche l’accesso al terzo vaccino viene raccomandato, soprattutto per coloro che hanno fatto la prima e la seconda dose da tempo e potrebbero dunque risultare meno protetti rispetto ad Omicron. La testata americana sottolinea poi come questi atteggiamenti siano necessari per evitare che i vaccinati venuti in contatto con il Covid si trasformino in inconsapevoli vettori per la sua propagazione, passandolo ai non vaccinati che hanno intorno ma anche ai vaccinati che li frequentano, convinti che il loro pass sia sufficiente a scacciare ogni male. Anche perché la variante Omicron, a quanto risulta sin da ora, avrebbe un alto tasso di contagiosità che si risolverebbe però in un impatto meno pesante. Caratteristiche che potrebbero confermare la teoria dell’evoluzione dei virus, che inizialmente sarebbero meno contagiosi ma più violenti e mortali (come è accaduto con la prima ondata di Covid) e poi invece si diffonderebbero a macchia d’olio ma con effetti meno pesanti, un po’ come l’influenza. La situazione rimane delicata per tutti e anzi qualche esperto Usa lascia intuire che grandi assembramenti di persone vaccinate potrebbero trasformarsi in luoghi di superdiffusione del virus, all’insaputa di coloro che vi partecipano sentendosi sicuri del loro «status». L’allarme lanciato da The Atlantic, comunque, culmina in una riflessione finale che è quella su cui ormai ci si interroga in tutti i Paesi: cosa succederebbe se questa pandemia che interessa vaccinati e non vaccinati dovesse trascinare in corsia migliaia, anzi milioni di persone allo stesso tempo? Si finirebbe come nei primi giorni del coronavirus, con le terapie intensive sature e il personale medico che non riesce a star dietro alle richieste? «Se non affrontiamo questa situazione seriamente, se non indossiamo di nuovo le maschere, se non continuiamo con i test, rischiamo di tornare al lockdown, con la gente che muore nei corridoi degli ospedali», ha dichiarato a The Atlantic, Samuel Scarpino, studioso del Rockefeller foundation’s pandemic prevention institute. Una prospettiva che non lo fa dormire di notte.
Il ministro della Salute Orazio Schillaci (Imagoeconomica)
Orazio Schillaci e Giuseppe Valditara (Ansa)