2021-04-03
I traffici che inguaiano la Ong rossa
Secondo l'accusa, le donazioni fatte a Mediterranea sarebbero state classificate come prestiti infruttiferi e intascate dai «volontari» della Mar Jonio. Debiti, gratifiche di Natale, rapporti commerciali con armatori e menzogne sul personale medico qualificato a bordo. Nelle intercettazioni un aiuto di Checco Zalone, attraverso il suo film, «da tenere riservato». Le carte dell'inchiesta della Procura di Ragusa sulle «missioni umanitarie» del rimorchiatore Mar Jonio, che ha nell'ex tuta bianca Luca Casarini il suo instancabile Capitan Findus, smascherano in modo inequivocabile l'ipocrisia di chi, nascondendosi dietro nobili intenti (salvare vite umane), prova a mettere insieme il pranzo con la cena, anche sottraendo, secondo l'accusa, i soldi delle donazioni e utilizzando la società armatrice del rimorchiatore, la Idra social shipping, nata a Trieste nel 2018. «Sia Metz (Alessandro, presidente e amministratore della Idra, ndr) che Caccia (vicepresidente) risultano aver effettuato bonifici a favore della Idra, ma in realtà le somme non risultano personali, bensì provenienti da attività di fundraising con la conseguenza che la restituzione di un prestito infruttifero altro non è che un modo per appropriarsi indebitamente di somme dalla società». È quanto scrivono gli investigatori del comando provinciale della Guardia di Finanza in una nota richiamata nel decreto di sequestro notificato agli otto indagati del fascicolo sul bonifico da 125.000 euro inviato il 30 novembre 2020 dalla compagnia danese Maersk per il trasbordo di 27 migranti dalla petroliera Maersk Etienne alla Mar Jonio. Tra gli armatori sembra esserci un patto d'acciaio. Emerge dalle intercettazioni. Il 22 novembre 2020, per esempio, Casarini riferisce a Caccia, durante una chiacchierata riassunta dai finanzieri, che, «per convincere Metz ad accettare l'incarico (da rappresentate d'impresa della Idra) gli ha fatto presente che se si dovesse trovare in difficoltà economiche non verrà abbandonato né da lui né da Caccia perché questo è stato il patto che loro tre inizialmente avevano concordato». Caccia fa presente «che però non è stato bello tenersi i soldi delle donazioni di Facebook e di domandarli in prestito». Qualche giorno dopo, il 27 novembre, Caccia fa di nuovo riferimento ai fondi raccolti via Facebook: i «31.000 euro erano stati registrati come prestito». Su queste movimentazioni si concentrano le indagini degli investigatori delle Fiamme gialle. Il sospetto è che in questo modo le erogazioni benefiche, riqualificate come prestiti infruttiferi alla società, siano state trasformate in assicurazione personale per gli armatori. Dagli accertamenti bancari, poi, sarebbe stato riscontrato «come la annotazione di operazioni di “restituzione prestiti infruttiferi" sia effettivamente riconducibile ad attività di raccolta fondi posta in essere dai soggetti che reclamano la restituzione stessa»: 31.000 euro risultano «prestati» da Metz e 25.000 euro risultano «prestati» da Caccia. Ma come si finanziava la Idra oltre che con le donazioni? È ancora Caccia a svelarlo, parlandone con Vera Mantengoli, giornalista del gruppo Gedi. Anche questa conversazione viene riassunta: «A patto che resti tra di loro due, nel film Tolo Tolo di Checco Zalone, lui, Checco Zalone, per finanziarli indirettamente, ha voluto la loro collaborazione noleggiandogli la nave con tutto l'equipaggio per il film, per le scene dei salvataggi, aggiungendo di utilizzare la società per fare delle operazioni fra virgolette commerciali che servono a...». E dopo un'esitazione, Caccia aggiunge: «Ma questa parte qua teniamola riservata». Il concetto viene ripreso con Ezio Trevisani, titolare del circolo nautico veneziano. Caccia gli riferisce che «come esperienza fatta da loro c'è il noleggio della nave Mare Jonio a Zalone che ha portato benefici a tutto il meccanismo». All'amico «Marco», poi, spiega che «se Mediterranea è riuscita ad andare in mare, è stato grazie a delle operazioni commerciali». E l'esempio, ancora una volta, sono «le scene girate per il film di Zalone, che hanno portato denaro a Mediterranea». Casarini e i suoi sembrano godere nel riscoprirsi armatori, con tutte le attività commerciali e i vantaggi economici annessi. Il 30 novembre 2020 Caccia è ancora a telefono con Marco. E gli spiega che per lui è «motivo di divertimento [...] essere amministratore delegato di una società che si occupa di shipping». Per Caccia «una compagnia armatoriale è molto gratificante». Secondo gli investigatori della Finanza e della Squadra mobile di Ragusa «Caccia, Casarini e Metz hanno operato in perfetta sintonia, sin dal tempo della fondazione di Mediterranea e Idra, anche al fine di far fronte a situazioni personali di crescente disagio economico». Per loro è diventato un lavoro a tutti gli effetti. Come si evince da una telefonata di Casarini: «Gli ho detto: ma sei sicuro che è questa la tua prospettiva credibile per il futuro? Perché o riuscivamo a fare 'sta roba per pagare l'affitto di casa e la situazione della separazione oppure mi dovevo andare a lavorare in un bar! Uno i suoi limiti li conosce e Beppe o riusciva a reggere in un progetto militante oppure doveva tornare a fare il suo mestiere...». Per loro è importante agire sotto l'ombrello delle organizzazioni non governative. Continua capitan Findus: «Gli ho detto la macroarea su cui noi agiamo è quella tua, questa Ong o che cazzo è e sul sociale stai dentro quel campo in un'altra maniera peraltro una robetta come Mediterranea autorevole non ce n'è». Marco gli fa presente di «vederlo molto carico» e a quel punto ritiene che l'amico sia riuscito a trovare «un filone d'oro». Quando arriva il bonifico dalla Maersk, Caccia e Casarini sono elettrizzati. Il primo spiega che «ora stanno provvedendo a pagare tutti i debiti». E ha anche un annuncio per Casarini, perché «sta vedendo se riuscirà a inserire una gratifica per Natale». La Procura guidata da Fabio D'Anna nel decreto di sequestro riporta anche intercettazioni tra Caccia e Trevisani che spiegano il rapporto tra Mediterranea saving humans e Idra: «Il loro modello non è come le altre Ong». Caccia cita Sea Watch e Sos Mediterranée, «che hanno costi di 11.000 euro al giorno», mentre Mediterranea - fondata nel 2018 e che gode del sostegno politico di Nichi Vendola, Erasmo Palazzotto e Nicola Fratoianni - «ha un rapporto formalmente commerciale con una società armatoriale (la Idra) che è anomala nella gestione, che condivide gli obiettivi sociali e umanitari». Caccia spiega che «nello specifico loro lavorano nel mondo dello shipping e con i ricavi finanziano Mediterranea». Con una certa Francesca, invece, sostiene «che se loro si presentano come società e non come Ong la cosa è diversa, come hanno fatto già in passato costruendo dei rapporti con degli armatori commerciali». L'esempio che riporta Caccia è quello di aver risolto il «problema della Maersk Etienne», che «gli ha aperto una collaborazione con il colosso Maersk», spiegando che «tutte queste navi hanno difficoltà a divincolarsi da certe situazioni dopo aver fatto il soccorso in mare». Quindi il ruolo di Idra e della sua Mar Jonio è quello di risolvere il problema dei migranti alle grandi compagnie di navigazione che hanno l'obbligo di prendere a bordo chi trovano in mare. «L'intera operazione», secondo l'accusa, «sin dall'8 settembre 2020, risultava concepita e portata a termine, per finalità non perfettamente compatibili con il fine solidaristico». E infatti quando gli armatori chiamano, Mare Jonio risponde, anche a costo di dire qualche bugia. Quando dalla Maersk Etienne apprendono che il rimorchiatore era partito da Licata, chiedono come prima cosa se a bordo fosse presente personale medico qualificato. La risposta è affermativa. E inviano il team medico composto dalla dottoressa Agnese Colpani, medico-chirurgo, e dal signor Fabrizio Gatti, soccorritore professionale. Ma dalle intercettazioni, captate dagli investigatori coordinati dal colonnello della Guardia di finanza Giorgio Salerno e dal dirigente della Mobile Luigi Bianco, emerge subito la «sprovvedutezza professionale» della dottoressa Colpani, «medico di bordo (neo laureato)», annotano gli investigatori. La giovane è stata iscritta all'albo nell'ambito dell'emergenza Covid con una procedura semplificata. È lei alla guida del team medico che, «nel vivo delle stesse operazioni di trasbordo, avrebbe consultato tale Donatella Albini, palesandole la propria obiettiva incapacità di attendere con perizia allo svolgimento di prestazioni del tutto elementari, quali la rilevazione di una vena (alla migrante che si sospettava in stato di gravidanza) come pure l'accertamento di stati di ipotermia e disidratazione». I commenti tra Caccia e Casarini finiscono nel fascicolo: «Colpani è neo laureata, non conosce le persone disidratate e non sapeva individuare le vene». E la donna fatta sbarcare per prima, sentita dagli investigatori, ha confermato: «L'infermiera non riusciva ad infilarmi l'ago nella flebo». Dichiarazioni supportate dal marito, che ha anche aggiunto: «Ricordo che mia moglie ha riferito che avvertiva dolori allo stomaco […]. A seguito di quanto riferito a personale medico della Mare Jonio, quest'ultimo le ha detto che era incinta». Si è poi scoperto che la donna non era in stato interessante. E che, al più, i dolori allo stomaco potevano essere dovuti a uno stato di stress. Per la Procura «risulta, a posteriori, assolutamente ingiustificata la sicumera con la quale Mare Jonio [...] garantiva di essere intervenuta vantando di essere particolarmente attrezzata con qualificata presenza di team medico sanitario e adeguato equipaggiamento».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)