2018-10-14
I terroristi hanno messo una bomba, ma è contro la Lega: non fa rumore
Dopo mesi di allarme fascismo campato per aria, è arrivata la violenza vera. Gli antagonistici, gli anarchici, i violenti pacifisti sono passati salle minacce sui social ai proiettili nelle buste; dagli assalti ai gazebo ai manichini bruciati. E adesso alle esplosioni notturne come quella avvenuta ad Ala, in Trentino. Solo che la vittima è il governo guidato da Carroccio e M5s: grande stampa e sinistra minimizzano, se va bene, o addirittura stanno zitte.«Se scappano nel tunnel del ministro Toninelli non li prendono più». Qualche schizzo di umorismo surreale e tanto peloso silenzio fanno da coreografia alla bomba nella sede della Lega ad Ala, in Trentino, lungo il percorso di Matteo Salvini, che è pur sempre il ministro dell'Interno di uno Stato sovrano. Proprio per questo l'esplosione non è un estremo esempio di opposizione, non è la prosecuzione della demolizione social con altri mezzi, non è un brivido radical chic prima dello Spritz del sabato sera. È cupa e preoccupante violenza. Gli antagonisti hanno alzato il tiro; gli anarchici da queste parti hanno nostalgia del caos dai tempi di Toni Negri; i violenti pacifisti sono un ossimoro di moda in Italia. Così l'opposizione extraparlamentare non ha fatto fatica a passare dalle minacce social ai proiettili nelle buste; dagli assalti ai gazebo ai manichini bruciati e adesso alle esplosioni notturne. Un'escalation della stupidità che da tempo ha oltrepassato il limite del codice penale, con fiancheggiatori dallo stile perfino esibito: chi butta addosso a piene mani il letame all'avversario politico tacciandolo di fascista, razzista, sfascista non può dirsi del tutto estraneo.Se i piccoli terroristi da strapazzo avessero sbagliato le dosi avrebbero procurato danni veri. Tutti in strada nel quartiere, perché quelli che La Repubblica definisce «una somma di petardi» con l'intento di banalizzare la vicenda, hanno mandato in frantumi i vetri, hanno fatto scorrere brividi nella schiena, hanno evocato paure sopite nei cittadini in allarme. «Non volevano fare del male», ha buttato lì il Tg3 come se fosse importante mettere le mani avanti, minimizzare l'episodio, coccolare chi usa i centri sociali per fabbricare rudimentali ordigni. La storiella dei compagni che sbagliano è un vecchio arnese della propaganda, può convincere qualche nostalgico del polveroso modernariato postmarxista e nessun altro. C'è poco da scherzare con la violenza annunciata, sbandierata. E in definitiva firmata perché sul muro di fronte alla sede leghista è comparsa una scritta: «Ancora fischia il vento». Nel mare magno dell'ignoranza storica, oggi la retorica partigiana è sbocconcellata da chiunque, dai mistificatori ai delinquenti.Nell'aria c'è qualcosa che mette paura. Dopo la bomba, nessuna indignazione su Facebook e Twitter. Proprio niente a che vedere - per esempio - con la mobilitazione generale in difesa di Daisy Osakue, l'atleta colpita da un uovo a Moncalieri non perché nigeriana (come all'inizio strillavano i campioni della notizia), ma perché casualmente nel mirino di un gruppo di idioti, fra i quali c'era il figlio di un consigliere comunale del Pd. Ieri ecco timidi servizi televisivi come se la bomba fosse un fatto fuori linea; ecco editoriali con il freno a mano tirato perché, si sa, oggi difendere Salvini non è politicamente corretto. E anzi fa anche un po' schifo, signora mia. Emanuele Fiano, in nome del Pd, ha usato l'arte del cerchiobottismo: «La nostra condanna è tanto più forte quanto più forte è la nostra avversione alle idee della Lega». Dietro le smorfie degli speaker e fra le righe degli articoli non è difficile leggere il commento più misero e imbarazzante, quello che si riserva alle ragazze violentate perché in minigonna: «Se la sono cercata». Salvini e pure Di Maio (bruciato in effigie) se la sono cercata perché vogliono cambiare, perché stanno sull'altro lato del marciapiede rispetto alla sinistra ufficiale, perché non si adeguano al piccolo cabotaggio del sottobosco della politica. Se la sono cercata perché sono diversi, perché sono sprovveduti, perché usano la forchetta con la mano sbagliata. Nel clima da curva lo slogan più ripetuto all'avversario è «devi morire». Ed è triste notare che nel brodo, perfettamente inseriti nel mainstream, nuotano anche giornali conservatori moderati. Nessun fraintendimento, non è mai un clima a far scoppiare le bombe ma i delinquenti che accendono le micce. Però la violenza verbale aiuta, l'ipocrisia di chi si sveglia e va a letto dalla parte della ragione fa il suo. E la zuffa continua alza polveroni ideali per nascondere i criminali. Lo diciamo anche ai grillini, che dai tempi del vaffa non si risparmiano eccessi. Finora è assordante il silenzio del presidente Sergio Mattarella, che certamente sa distinguere e sa soppesare, ma tace. Aspettiamo un segno, per sapere se una bomba sulla strada di un ministro è routine. E se questo Paese impazzito sa ancora distinguere un uovo di gallina dall'uovo del serpente.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)