2021-02-10
I monoclonali appesi all’odissea Recovery
Roberto Speranza (Ansa/iStock)
I 400 milioni di euro per l'acquisto degli anticorpi saranno finanziati con i soldi del Next generation in arrivo, forse, tra alcuni mesi. L'alternativa c'era: creare un fondo straordinario come Germania e Ungheria, senza doverne affidare la gestione a Domenico Arcuri.Lunedì scorso in Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato il decreto del ministero della Salute con il via libera alla temporanea distribuzione dei medicinali a base di anticorpi monoclonali per il trattamento di Covid-19. L'Aifa, l'agenzia nazionale del farmaco, dovrà definire modalità e condizioni d'impiego dei medicinali mentre la distribuzione sarà affidata al commissario Domenico Arcuri che gestirà anche le risorse. Per l'acquisti dei monoclonali, riporta il decreto firmato dal ministro Roberto Speranza, si attingerà al Fondo da 400 milioni di euro previsto dalla Legge di Bilancio. Il comma 447 della manovra riporta che per l'anno 2021, nello stato di previsione del ministero è istituito un fondo con una dotazione appunto di 400 milioni da destinare all'acquisto dei vaccini anti SARS-CoV-2 e dei farmaci per la cura dei pazienti con Covid-19. Di chi sono i soldi? Secondo il comma 449 della stessa legge, alla copertura degli oneri relativi al fondo «si provvede con le risorse del Programma Next Generation Eu». Ergo: lo sviluppo dei monoclonali sarà finanziato con il Recovery Fund. Il problema è che i soldi servono subito ma ancora non si vedono all'orizzonte. Con l'arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi la partita sui fondi e progetti per la sanità nel programma molto probabilmente sarà rivista. Le versioni definitive dovranno essere inviate a Bruxelles entro il 30 aprile, poi la Commissione Ue ha al massimo due mesi per valutarli e passare la palla agli sherpa dell'Ecofin, che devono dare l'ok finale entro due settimane.Inizialmente una delle ipotesi era quella di creare un fondo straordinario facendo leva sul decreto legislativo 219 del 2006 che recepisce una direttiva europea del 2001 sfruttata già nel 2016 per l'emergenza Ebola (la stessa normativa è utilizzata da Germania e Ungheria per l'uso emergenziale degli anticorpi). Ma avrebbe forse richiesto più tempo. Invece l'Aifa si è mossa con una procedura accelerata di emergenza mettendo tutto in mano a Speranza e ad Arcuri, senza aspettare l'ok dell'omologa agenzia europea, l'Ema. Che di solito, prima di concedere l'autorizzazione, preferisce attendere i risultati di almeno due o tre sperimentazioni per il mondo. A quella che può essere stata una spinta scientifica si è inoltre aggiunta una forte spinta politica. Che adesso rischia di ritrovarsi a corto di benzina complicando anche la partita giocata dal commissario Domenico Arcuri che, attraverso il braccio operativo di Invitalia, sta gettando le basi di un polo farmaceutico pubblico-privato con accesso privilegiato ai finanziamenti. All'investimento di Invitalia in Reithera, il cui vaccino però non arriverà prima dell'autunno, si è aggiunta la produzione dei monoclonali. Arcuri punta, infatti, a diventare anche azionista della società Toscana Life Sciences che con l'Istituto Spallanzani di Roma lavora a un progetto per clonare gli anticorpi monoclonali da pazienti convalescenti partendo dal loro plasma per sviluppare una cura e un futuro vaccino. Gli anticorpi che arrivano da Siena, prodotti poi da Menarini a Pomezia, dovrebbero essere disponibili in primavera. La stessa Tls ha in ballo un accordo da 41 milioni con Invitalia: 15 milioni per il 30% del capitale di Tls Sviluppo, 26 milioni per la fase 2 degli anticorpi più 500.000 euro stanziati dalla Regione. A presiedere la società senese è Fabrizio Landi, ingegnere biomedico e supporter della Leopolda che nel 2014 è stato nominato nel board di Leonardo Finmeccanica dal governo Renzi. E nel giugno 2019 assoldato dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, come consigliere speciale con delega al coordinamento del consiglio delle grandi imprese. L'Aifa dovrà definire i metodi di impiego dei monoclonali prodotti per ora dalle americane Regeneron ed Eli Lilly, nell'ambito di una prima sperimentazione nel nostro Paese. Ma una parte importante della produzione di Ely Lilly, formulazione e infialamento, avviene nel sito della BSP Pharmaceuticals di Latina, che produce oltre 100.000 dosi al mese e che ha uno stabilimento a Sesto Fiorentino, in provincia di Firenze. Proprio ieri mattina il sito della Bsp ha ricevuto la visita di Nardella, grande sponsor del «rapporto tra istituzioni pubbliche e grandi aziende private nel settore farmaceutico». Quanto a Tls, Nardella ha poi annunciato che la sperimentazione sta andando avanti e tra un paio di mesi sarà distribuito in Italia. Sempre se arriveranno i soldi. Nel frattempo, dal Veneto arriva la voce del governatore Luca Zaia: ieri ha spiegato in una conferenza stampa che «per gli anticorpi monoclonali, la distribuzione avverrà come per il Remdesivir. C'è una regia nazionale e a seconda delle richieste ci sono plafond regionali, per i candidati a quel tipo di terapia. Sono i clinici che in base alle linee guida decideranno e chiederanno, in base al paziente che hanno. I monoclonali sono strategici nelle prime 72 ore dalla comparsa dei sintomi, quindi è il clinico che decide». A chiedere gli anticorpi ieri è stata infine la presidente dell'Umbria, Donatella Tesei, impegnata a fare i conti con le varianti del virus presenti sul territorio.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)