
Inchiesta sul Cis, istituto di credito dello staterello che avrebbe concesso grandi finanziamenti senza coperture a persone e aziende. Fra queste, una che tratta scorie atomiche in cui c'è il fratello di Romano.Nella banca che ha concesso un maxi finanziamento di 750.000 euro alla società di Vittorio Prodi succedevano cose assai strane. Tanto che il commissario della legge di San Marino, Simon Luca Morsiani, ne ha arrestato l'amministratore delegato, Daniele Guidi, e messo sotto inchiesta mezzo stato maggiore: i due vicedirettori Emilio Gianatti e Marco Mularoni, e l'azionista di riferimento Marino Grandoni. Il procedimento penale 500/rnr/2017 è il vaso di Pandora del sistema bancario della Serenissima Repubblica incastonata tra l'Emilia Romagna e le Marche. Per il «pubblico ministero» di San Marino, ai piani alti del Cis (Credito industriale sammarinese, oggi in amministrazione straordinaria) avrebbe operato un gruppo ristretto di manager che, facendo leva sulla «rete d'influenze e di correlazioni», avrebbe promosso un «articolato programma criminoso, stabile e perdurante, funzionale a commettere più misfatti».Ovvero - elenca la pubblica accusa - azioni di concorrenza sleale ai danni di altri operatori e di lobbying ma soprattutto «operazioni finanziarie (quali affidamenti) pregiudizievoli per l'interesse patrimoniale» dell'istituto e finanziamenti «indipendentemente dalla comprovata insussistenza di adeguate garanzie» (in un caso sarebbe stato presentata una semplice autocertificazione da parte del richiedente). Tra questi c'è anche il fido concesso senza copertura nel 2017, quando cioè le acque erano ben più che agitate, ai Laboratori Protex società anonima di San Marino, e finito nel mirino dell'Agenzia antiriciclaggio locale. I Laboratori Protex si occupano di bonifiche ambientali e sono tra i pochissimi centri autorizzati, in Italia, per il trattamento delle scorie nucleari. Socio di maggioranza nonché presidente e amministratore delegato è Massimo Alberto Scandroglio Anelli (che detiene oltre il 56%) mentre, tra gli azionisti, figura, come detto, pure Vittorio Prodi, fratello dell'ex premier Romano (7,84%) e per lungo tempo presidente della Provincia di Bologna ed europarlamentare del Pd.silenzio La Verità ha provato a contattare Scandroglio, ma dalle due sedi di San Marino e di Forlì, gentili segretarie hanno annotato tutto senza però mai farci richiamare. Perché il Cis poteva operare in maniera così spregiudicata aggirando divieti e regole? Semplice: perché la Banca centrale di San Marino (che il 22 aprile dovrà decidere sul futuro dell'istituto di credito) avrebbe controllato poco e male. E qui arriviamo al secondo tempo dell'investigazione del commissario della legge di San Marino, Simon Luca Morsiani sulle presunte coperture offerte dalla BcsM al Cis. In questa tornata, finiscono indagati il dg della BcsM Lorenzo Savorelli e il funzionario Filippo Siotto per una operazione ad altissimo rischio che ha poi portato all'arresto (e successiva liberazione) di Guidi con le accuse di riciclaggio, corruzione e associazione per delinquere.La Banca centrale, infatti, acquista senza autorizzazione del consiglio direttivo dal Cis «titoli illiquidi» (quasi spazzatura) e «privi di rating» del tipo «Demeter» per 40 milioni di euro. fiume di denaroQuasi contemporaneamente, trasferisce al Cis, «apparentemente in funzione di operazioni di finanziamento che tuttavia non risultano concretizzati», titoli per 64 milioni «tratti dal portafoglio di Banca centrale» stessa.Coi fondi incassati da Bcsm, il Credito industriale attua «l'azzeramento di posizioni di clienti propri utilizzatori di crediti per cassa» che i titoli spazzatura garantiva. E chi c'erano tra questi clienti così esposti? Chio Okaue, moglie del funzionario Siotto, titolare di un fido di 956.000 euro. Louise Manzon Confuorti con uno scoperto di 1,9 milioni di euro. Rosa Confuorti con 952.000 euro e una società lussemburghese, la Advantage Financial società anonima con 31,2 milioni di euro. Di cui è presidente Francesco Confuorti, finanziere di origini materane che, dopo aver lavorato come barista tra Italia, Olanda e Inghilterra, all'età di 24 anni sbarca negli Stati Uniti e, senza laurea né particolari specializzazioni, diventa improvvisamente broker a Wall Street. A lui - secondo l'accusa del «pm» sammarinese - sarebbero arrivate anche «notizie, dati e informazioni qualificate e riservate» da Mirella Sommella, indagata, funzionario della Vigilanza della Banca Centrale. Un intreccio pericolosissimo tra controllori e controllati.paradisi fiscaliIl Lussemburgo ritorna in un'altra piega dell'inchiesta con la Leiton Holding, società anonima, «detenuta da Marino Grandoni e Daniele Guidi» e «partecipante di controllo» di Banca Cis, che aveva emesso un prestito obbligazionario di 13,5 milioni di euro erogato dalla Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino. E «prorogato», illecitamente secondo l'accusa, di tre anni grazie alle pressioni esercitate dal dg della Banca Centrale di San Marino, Roberto Moretti, sul Consiglio di amministrazione della stessa Cassa di Risparmio. Moretti è coinvolto anche nell'affare «titoli» per aver, in qualità di capo del coordinamento di Vigilanza, ostacolato gli organi di controllo e trasferito un diligente funzionario dell'antiriciclaggio a cui il collegio sindacale aveva chiesto chiarimenti sull'operazione.Su questo sfondo, s'innesta l'inchiesta del «pm» Alberto Buriani che vede coinvolti l'ex sottosegretario renziano Sandro Gozi, e l'attuale presidente della BcSM, Catia Tomasetti, per una presunta consulenza fittizia da 220.000 euro. Inchiesta partita da un esposto anonimo ed entrata nel vivo dopo l'arresto di Guidi. La cui moglie - ha detto l'ex procuratore capo Valeria Pierfelici in un'audizione parlamentare - sarebbe legata sentimentalmente proprio a Buriani.
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I ministri Roccella e Nordio puntano i fari sulle strutture per i minori, una rete di cooperative che fa girare quasi 1 miliardo all’anno per ricollocare i piccini sottratti alle famiglie. Il primo obiettivo è verificare quanti di questi provvedimenti siano sensati.
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Per oltre 23 mesi, Carlotta Vagnoli, Valeria Fonte e Benedetta Sabene (candidata anche con Santoro) avrebbero perseguitato un uomo colpevole di avere una relazione parallela: «Lo dobbiamo mutilare».






