2020-11-18
I milioni dello Stato (e del Lazio di Zinga) a Mr Vaccino che finanziava Open
Piero Di Lorenzo (Getty Images)
Alberto Bianchi mediava per Piero Di Lorenzo lo sblocco di fondi Cipe e Miur. Legami pure con Fabrizio Landi, della Tls, che lavora alla cura anti Covid.Il senso di Matteo Renzi per la farmacologia. Amico dell'Irbm di Pomezia, vicino alla Toscana life sciences, le due aziende che ora hanno preso parte alla concitata corsa, rispettivamente, per il vaccino e per una cura anti Covid.A capo della ditta laziale c'è Pietro, detto Piero Di Lorenzo. A lui, secondo le carte dell'inchiesta fiorentina, sono riconducibili versamenti per 160.000 euro alla Fondazione Open, negli anni 2014, 2015 e 2017, più altri 20.000 destinati al Comitato per il sì al referendum 2016. Il nome di Di Lorenzo compare anche nello schema di Alberto Bianchi sui potenziali sponsor della Leopolda 2014 (poi rifiutati da Renzi): Irbm è l'unica azienda, insieme alla Nexive, accanto alla quale l'avvocato appone la dicitura «Ok, 50», a indicare che Di Lorenzo era pronto a sborsare 50.000 euro. Due anni più tardi, l'imprenditore campano è tra i partecipanti alla cenna dell'Harry's di Firenze, quella «con significativi contributori della Fondazione». Proprio nel 2016, il premier Renzi, con il governatore Nicola Zingaretti, visita gli stabilimenti Irbm. All'arrivo, il fu Rottamatore mostra subito grande confidenza con Di Lorenzo, cui dà del tu: «Eccolo Piero. Andiamo». Lui ricambia le carinerie a entrambi gli ospiti: «Zingaretti forever», lusinga il presidente della Regione; e poi incensa la riforma del lavoro di Renzi: «Il Jobs act è stata non una manna dal cielo, di più».L'anno dopo, la famiglia Di Lorenzo dà fondo a tutta la propria generosità. Il patron coinvolge in alcune «erogazioni liberali» anche la moglie Carmella Vitter e la figlia Ilaria. Alla Vitter sono intestati un bonifico da 30.000 euro del 31 marzo 2017, uno della stessa cifra del 9 maggio 2017 (inizialmente inviati, «per un disguido tecnico», a nome dell'Irbm) e uno, da 20.000 euro, del 19 giugno 2017, disposto da Ilaria Di Lorenzo. La ricevuta di Open viene compilata a nome di Carmela Vitter, perché, si legge in una nota, la Di Lorenzo «non deve apparire».In favore del forziere renziano si muove pure Ezia Ferrucci, che con Piero Di Lorenzo siede nel cda di Cnccs (di cui Irbm detiene il 70% del capitale, mentre il resto è diviso tra Cnr al 20% e Iss al 10%); e amministra sia la Stama srl, con capitale ripartito tra la stessa Ferrucci (90%) e Ilaria Di Lorenzo (10%); sia la Bdl lobbying srl, con capitale suddiviso in maniera uguale e contraria. Per un singolare intreccio, il 18 aprile 2017, la suddetta società di lobbying stipula un contratto con British american tobacco, che nelle annualità 2014, 2015 e 2017 ha erogato 170.000 euro a Open. La Ferrucci dimostra anche una certa lungimiranza politica: nel 2018 dona 4.000 euro al M5s e alle europee del 2019 finanzia, con 4.800, euro la campagna del pentastellato ed ex Iena Dino Giarrusso. Passano pochi mesi e, a luglio, Beppe Grillo si reca in visita agli stabilimenti Irbm. Di lì a poco cade l'esecutivo gialloblù e l'incrocio tra renzismo e grillismo, già sperimentato nei laboratori di Di Lorenzo, diventa forza di governo.Gli inquirenti collegano i buoni uffici verso Open da parte di Di Lorenzo, che non è indagato, con i finanziamenti statali, emanati nel 2017 a favore della già citata Cnccs. Si tratta di 2.150.000 euro riconducibili al Cipe, il Comitato interministeriale per la Programmazione economica; di 6.300.000 euro del Miur; e di fondi riferibili alla Regione Lazio (della serie, «Zingaretti forever») per 2.850.000 euro. Totale: 11.300.000.In effetti, nell'agenda di Bianchi, si trova l'appunto «Di Lorenzo 12/4/17». Lì si legge: «Finanz. Miur ok. “ (segno che indica la ripetizione della parola “finanziamento", ndr) Mise passato al Cipe come “promoz. del digitale". Basta che capo dip. Cipe dica sì a fronte richiesta Di Lorenzo (nome sbarrato, ndr) del Mise (parlo io con L - frase sbarrata, ndr) lo dice Giacomelli (probabilmente Antonello, sottosegretario al Mise nel governo Renzi, ndr). Parlarne con Centrone (Nicola, allora capo di gabinetto del ministro dello Sport, Luca Lotti, ndr). Per O (Open, ndr), 100 entro 30.6. Aggiornare elenco a aprile. 30 subito. Altri 100 almeno entro 31.12». Ed ecco la coincidenza: come s'è visto, tra marzo e giungo 2017, familiari e società riconducibili all'imprenditore campano erogano alla Fondazione 80.000 euro. Una «manna dal cielo», per dirla alla Di Lorenzo.Un altro apporto speciale alle fondazioni renziane lo ha offerto pure Fabrizio Landi. L'ingegnere biomedico senese, tra il 2012 e il 2017, ha versato 18.000 euro a Open e, secondo gli investigatori, «ha partecipato alle fasi prodromiche dell'iniziativa Big Bang». Landi ha contribuito a diversi progetti, tra cui Wadi Ventures e Yourfuture spa, insieme a Marco Carrai. Nel primo semestre 2014, si sarebbe visto quattro volte con Bianchi. In quello stesso anno Landi viene nominato dal governo Renzi nel board di Leonardo Finmeccanica. E sul possibile legame fra l'incarico e la donazione a Open, viene presentata anche un'interrogazione parlamentare. L'indagine di Firenze cita il nome di Landi come contatto per un altro finanziatore, General beverage srl (5.000 euro). Ma Landi è collegato soprattutto all'azienda farmaceutica Toscana life sciences. In particolare, alla relativa fondazione, di cui è presidente e che, negli anni, ha beneficiato di 35 milioni di fondi dalla Regione Toscana. Nei laboratori Tls, il 9 settembre, è arrivato il ministro della Salute, Roberto Speranza. Tempo pochi giorni, e Domenico Arcuri ha annunciato: daremo 50 milioni al team di Rino Rappuoli, che con la fondazione Life sciences lavora al medicinale anti Covid, a base di anticorpi monoclonali. È il senso per la farmacologia di Renzi, che con Italia viva è di nuovo al governo: avrà sia il suo vaccino, sia la sua cura.
Rifugiati attraversano il confine dal Darfur, in Sudan, verso il Ciad (Getty Images)
Dopo 18 mesi d’assedio, i paramilitari di Hemeti hanno conquistato al Fasher, ultima roccaforte governativa del Darfur. Migliaia i civili uccisi e stupri di massa. L’Onu parla della peggior catastrofe umanitaria del pianeta.
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