2021-08-25
I maestrini che non possono dare lezioni
Vite, opere e miracoli dei redattori del sito Bufale.net che ha attaccato il nostro giornale sulla miocardite di Pedro Obiang. Nessun cronista tra i sedicenti esperti di fake news: ci sono invece maghi, dipendenti pubblici, comici e appassionati di horror.Oggi ci tocca occuparci degli sceriffi del Web, gli autoproclamati cacciatori di fake news di Bufale.net. Come l'Azzeccagarbugli manzoniano utilizzava il latinorum, loro per darsi un tono si definiscono, con termini inglesi, factchecker o debunker. Ciò che abbiamo scoperto è che a dare lezione sono smanettoni che non sono mai diventati giornalisti, appassionati di film horror dipendenti pubblici, comici e prestigiatori. Ma soprattutto la nobile missione di restituire una corretta informazione ai lettori italiani, sotto sotto, nasconde una bella rete di inserzioni pubblicitarie e iniziative commerciali.Partiamo dall'inizio. Nei giorni scorsi La Verità ha dato la notizia della miocardite riscontrata al centrocampista del Sassuolo Pedro Obiang. Nella prima puntata avevamo parlato con un medico del Policlinico che ha avuto in cura il giocatore, nella seconda direttamente con il dottore che aveva scoperto il malanno. Ed entrambi non avevano escluso, pur ritenendola improbabile, una connessione con la somministrazione della prima dose del vaccino anti Covid, avvenuta pochi giorni prima della scoperta dell'infiammazione cardiaca. Del resto, è stata la stessa Agenzia italiana del farmaco ad avvertire a luglio che «sono stati osservati casi molto rari di miocardite e pericardite. I casi si sono verificati principalmente nei 14 giorni successivi alla vaccinazione, più spesso dopo la seconda dose e nei giovani di sesso maschile».Per questo, nei titoli, avevamo evidenziato il nesso temporale tra iniezione e diagnosi e non quello di causa ed effetto. Tutto molto lineare. Eppure, incredibilmente, sul sito Bufale.net, sedicente «servizio gratuito di fact-checking e debunking» siamo stati schiaffati nella sezione «disinformazione» con questo simpatico titolo: «Miocardite per Pedro Obiang dopo il vaccino: titoli irresponsabili e tesserino da strappare». Nel pezzo, non firmato, i nostri titoli vengono definiti «titolacci» e sin dalle prime righe si coglie non tanto il desiderio di informare, ma quello di insultare: «Oggi una nota testata sovranista ed evidentemente attratta dai click dei NoVax ci propone il solito titolo che insinua il dubbio, dimostrandosi per l'ennesima volta irresponsabile». Non basta. I redattori misteriosi ci fanno sapere anche di non volerci citare «per non fare pubblicità gratuita». Per i fakebusters «Il virgolettato del medico» che non crede (ma non esclude, lo ripetiamo) al collegamento con il vaccino, «ci riporta un'altra “verità" e solo chi supera il paywall del sito che fa grave disinformazione potrà arrivarci». Quindi la chiusa: «Ai suddetti giornalai, l'invito a farsi un esame di coscienza». Ma chi è il grande giornalista, la firma eccellente che ci accusa di «irresponsabilità» e ci dà dei «giornalai». Non è dato sapere, visto che l'articolo è firmato…. Ma dal sito apprendiamo che Bufale.net «è stato fondato da Claudio Michelizza e Fabio Milella. Attualmente il servizio è composto da 4 articolisti, uno dei quali è caporedattore. Il team è formato da liberi cittadini nessuno dei quali legato ad alcun movimento né partito politico». Anche se il sito trasuda disprezzo per le testate «sovraniste». Nessuno degli «articolisti» risulta essere giornalista, neanche il caporedattore, Luca Mastinu, che in compenso ha scritto due romanzi, ama l'horror e «veste sempre di nero». Mastinu è l'unico nome reale che appare nelle prime due pagine di articoli antibufale. Gli altri infatti sono firmati da «redazione Bufale», da «Bufale.net team» e infine da «Shadow Ranger». Il secondo redattore, Nicola Ventura, ha creato un portale sugli anni di piombo, «una delle epoche più vive dell'età repubblicana» (chissà che cosa penseranno di tale definizione i parenti delle vittime), pagina in cui è precisato che i curatori non sono «né imparziali, né, tanto meno, equidistanti» e considerano la violenza politica «quasi come reazione […] alla terribile strage di Piazza Fontana». Sul punto urge un bel servizio di debunking.Ma gli ultimi due profili sono i più interessanti. Si tratta di Ivo Oriente, diploma artistico e posto di lavoro in Regione Molise come assistente tecnico, e di Marco Critelli, che a chi guarda la tv è assai noto: fa il comico-prestigiatore ed è stato ospite di numerose trasmissioni. Ebbene è questa squadra di soggettoni che fa le pulci ai giornali italiani.A guidarla è Michelizza, neppure lui giornalista, che, però, sembra di capire va per scuole e festival a spiegare come scovare le bufale. Nel suo profilo si legge che «sulla Rete è conosciuto come “Lo Sbufalatore" e nel mondo del lavoro è un data analyst, Seo, Social specialist ed esperto in Tag container». Alla faccia. È pure «fondatore delle pagina Facebook Blastometro e admin della community “Adotta anche tu un analfabeta funzionale"». Non basta: «Ha una rubrica fissa su 3 radio italiane sul tema delle fake news a livello Nazionale, fra cui Radio24. Si occupa anche della formazione di nuovi debunker» e «nel tempo libero», bontà sua, «utilizza queste sue capacità per formare validi influencer nei Social Media». Dal punto di vista professionale, nonostante cotanto curriculum, i risultati non sono esaltanti. Il quarantaduenne originario di Castellanza (Varese) negli ultimi due anni ha prestato servizio come lavoratore dipendente presso due società informatiche, prima la Sembox (che si occupa di servizi Web) e poi la Find, percependo circa 3.000 euro lordi al mese. Va peggio a Milella, il compagno di avventure, il quale risulta presidente della cooperativa sociale Croce blu onlus e ha dichiarato negli ultimi anni redditi sotto i 20.000 euro. Lui si definisce «responsabile informatico e marketing» e gli ultimi datori di lavoro sono stati la Pc service, ditta che commercializza accessori per computer, e due pubbliche assistenze. Difficile trovare un collegamento con questi settori e il mondo dell'informazione, anche se Milella ci fa sapere di aver ereditato questa passione dal padre «giornalista e pubblicitario».Nonostante sia chiaro che non ci troviamo di fronte alla redazione del Washington post e neppure a quella della Verità, l'Ordine dei giornalisti, in uno dei suoi corsi sulla comunicazione medico-scientifica e i nuovi media, ha indicato bufale.net come sito di riferimento per smascherare le fake news.Ma chi c'è dietro a questi signori? Proviamo a scoprirlo. Sulla questione delle infiammazioni al cuore riscontrate in atleti vaccinati, il nostro giornale stato recentemente attaccato anche da altri siti, come Giornalettismo.com. Quest'ultimo ha titolato: «Perché si chiama La Verità se fa disinformazione sul caso Obiang e la sua miocardite?». Cercando su Internet scopriamo che nel 2016 la testata Giornalettismo è stata venduta a Nexilia, «la media tech company romana che fa capo a Mosai.co Produzioni di Matteo Forte», quarantenne imprenditore savonese. In realtà alla Camera di commercio Nexilia e Mosai.co risultano fuse mediante incorporazione e l'azienda, nel bilancio del 2019, ha registrato 3,7 milioni di fatturato, contro i 2,6 dell'anno precedente con 242.000 euro di utile.Proprio nel 2019 è diventata ufficialmente il concessionario di pubblicità (che appare sulle pagine del sito attraverso banner di Google Ads) di Michelizza & co., tanto che sulla pagina Web di costoro è indicato l'indirizzo mail bufale@nexilia.it per fare «proposte commerciali». Lo stesso Michelizza, sempre nel 2019, ha percepito redditi dalla Mosai.co, per circa 25.000 euro.Il dominio Bufale.net, invece, è stato creato il 4 febbraio del 2014 e il nome del titolare appare come «redacted for privacy», quindi non si può sapere a chi appartenga, ma solo che durante la sua vita ha avuto due diversi intestatari.La Mosai.co nega di avere alcun controllo sui contenuti del sito e, in una nota inviata al Garante della privacy, ha specificato che la titolarità dello stesso è interamente in capo a Michelizza, definito come «editore proprietario del sito Bufale.net», anche se né il giovanotto, né la sua creatura risultano presenti nella banca dati della Camera di commercio. L'Autority, in un suo provvedimento, ha, invece, concluso che il sito Bufale.net «è riconducibile, tra l'altro, a Mosai.co» e ha aggiunto che nell'informativa sulla privacy presente sul sito «si evince un rapporto di contitolarità» nel trattamento dei dati «in capo a Mosai.co Srl e a Claudio Michelizza senza che a ciò appaia corrispondere, all'interno di essa, una evidente distinzione di funzioni tra i due soggetti, come invece dichiarato nel corso del procedimento da Mosai.co Srl». Forse questi cercatori di bufale dovrebbero mostrare un po' più di trasparenza prima di dare lezioni a chicchessia.Anche perché il provvedimento del garante contro i maestrini della Rete riguardava «l'avvenuta diffusione in data 20 marzo 2019 […] di immagini idonee a mostrare le reazioni autolesionistiche di un uomo, in evidente stato di alterazione psico-fisica, all'interno dei locali di un commissariato di polizia». Un bel contrappasso per gli «sbufalatori», forse troppo impegnati a fare le pulci agli altri per riuscire a guardare in casa propria.
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