2018-05-25
I grillini vogliono l’uomo di Mediobanca al Tesoro
Al posto di Vincenzo La Via, alla direzione generale si fa largo il nome di Antonio Guglielmi. Profilo inviso alle fondazioni e lontano da Paolo Savona. Mentre la battaglia infuria per il prossimo ministro dell'Economia e la Lega tiene duro su Paolo Savona, è già pronto un nome che sembra destinato a fare da contrappeso nel migliore dei casi o da intralcio nel peggiore. Il 15 maggio scorso è scaduto l'incarico di Vincenzo La Via, direttore generale del Tesoro. Tecnicamente resta in carica per gli affari correnti fino a fine giugno. Era in lizza per l'incarico di prestigio Fabrizio Pagani attuale numero tre del dicastero. Di spessore, vicino ad Enrico Letta e molto apprezzato dal mondo francese per alcune settimane ha goduto anche dell'appoggio informale del M5s. Negli ultimi giorni il movimento di Luigi Di Maio ha sterzato bruscamente e ora è pronto a far nominare al posto di La Via Antonio Gugliemi l'attuale capo dell'equity market di Mediobanca. L'incarico a Gugliemi sarebbe un chiaro segnale ostile nei confronti di Savona, sempre che quest'ultimo arrivi a sostituire Pier Carlo Padoan. L'uomo di Mediobanca e l'economista sostenuto dalla Lega provengono da mondi opposti che poco o nulla hanno in comune.Innanzitutto va detto che al di là delle voci di contiguità con Giulio Tremonti (la figlia di Savona lavora all'Aspen institute), l'ex di Bankitalia in questo momento gode del sostegno di Giulio Sapelli e del mondo delle banche popolari. Soprattutto di Giuseppe De Lucia Lumeno, segretario dell'associazione nazionale delle banche popolari. De Lucia Lumeno già presidente di Assopopolari vede certamente l'occasione per riportare in auge un mondo che è stato azzoppato da Matteo Renzi e dalla riforma del comparto bancario e il nome di Savona al ministero sarebbe una garanzia per ridiscutere in toto la ancora incompleta unione bancaria europea. Giancarlo Giorgetti ha infatti un link diretto con l'ex presidente di Assopopolari e il ruolo di spicco in Lega consente una strategia precisa e al tempo stesso la riapertura di dossier che ormai venivano dati per persi in via definitiva. Il prossimo 28 giugno, infatti, al Consiglio Ue è l'ultima occasione per rimettere in discussione le norme sulle sofferenze bancarie e il ruolo stesso della vigilanza della Banca centrale. Inutile dire che un ministro ha bisogno di un direttore generale allineato. In primis, per gestire la macchina di via XX settembre e in secondo luogo per controllare in pieno gli sherpa che vanno e vengono da Bruxelles. Ma Mediobanca è così distante dalle logiche di Assopopolari che c'è da scommettere che in poche settimane al ministero scoppierebbero incendi politici. Non sappiamo quanto sia farina del sacco grillino la scelta di Guglielmi, certo il suo nome farebbe piacere a chi si dichiara europeista e a chi cerca di mantenere il timone del Mef nella medesima direzione impostata dal precedente governo. Il salto diretto da Mediobanca al Mef sarebbe anche un colpo al cuore per Giuseppe Guzzetti, il numero uno dell'Acri e delle fondazioni bancarie, che in queste settimane si è mosso per garantire la sua impronta su Cassa depositi e prestiti e mantenere un presidio sull'economia pubblica del Paese.Il 2019 sarà anche l'anno del consolidamento e dell'accorpamento delle fondazioni. L'iter passa inevitabilmente dal ministero dell'Economia e il direttore generale avrà le chiavi del processo nel proprio cassetto. La situazione è così delicata che esiste anche un piano B che passerebbe attraverso Vincenzo Fortunato. Il capo di gabinetto ministeriale più longevo della storia, capace di cavalcare indenne governi di destra, sinistra e persino tecnici è stato numero uno del ministero di Giulio Tremonti, poi di Antonio Di Pietro, quindi di nuovo di Tremonti, dopodiché di Mario Monti e infine di Vittorio Grilli. In queste ore avrebbe dato la disponibilità per tornare in sella e ricoprire il ruolo di capo di gabinetto. In questo caso Fortunato porterebbe con sè il proprio background che andrebbe a sua volta a cozzare con quello di Guglielmi. Insomma, le premesse di serenità dalle parti di via XX Settembre non sono tante. E più cresce la tensione, più è difficile che il Carroccio e i 5 stelle riescano a tenere salda l'alleanza.
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